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Ma lo è solo dei giovani?
Riflessione di Mario Fantuzi sul convegno "Testimoni digitali" svoltosi dal 22 al 24 Aprile a Roma
Sono stati tre giorni intensi quelli del convegno “Testimoni Digitali” che si è svolto a Roma il 22 23 e 24 Aprile scorso. Il tema da affrontare era sicuramente ampio e molto spazio è stato dato allo studio di questo nuovo “Continente Digitale”, come è stato chiamato, che è ormai una nuova realtà, che appartiene alla nostra quotidianità e con la quale anche la Chiesa deve confrontarsi
Il mondo digitale infatti non può essere più considerato come un semplice strumento da utilizzare nei modi più svariati, ma un “nuovo luogo di incontro” in cui i giovani stanno, e si incontrano. Se fino a qualche anno fa le realtà telematica veniva chiamato mondo virtuale, perché lì i giovani si incontravano e chattavano magari mostrandosi dietro una maschera o fingendosi qualcosa che non erano, ora nel mondo telematico ci si mostra col proprio nome e cognome, col proprio volto e con quello che si è anche fuori dalla rete. Infatti si è evidenziata una continuità tra la composizione delle reti sociali offline e quella online cioè gli amici che ho nella rete hanno all’incirca la stessa caratteristica di quelli che ho fuori dalla rete, se non sono addirittura gli stessi. Inoltre se prima l’uso degli ambienti digitali era principalmente orientato alla relazione come tenersi in contatto, avere temi di comune interesse su cui discutere o magari solo “sapere cosa fanno gli altri”, ora si è generato anche un uso orientato alla produzione e alla condivisione non finalizzata al consumo ma come modalità più “individuali”, in particolare produzione e scambio di materiali, orientati alla consultazione (con scopo informativo-conoscitivo), oppure orientati all’intrattenimento (videogiochi, visione di video divertenti su YouTube) o anche solo usi orientati alla performance per il solo gusto di apparire.
A grandi linee tre sono i livelli di relazione che si instaurano al variare delle piattaforme usate che andando a prendere le più diffuse si possono indicare simbolicamente in FB (=Facebook) MSN e il cellulare, anche se ci sono altre piattaforme e mezzi utilizzati che svolgono funzioni analoghe. Due invece i parametri di valutazione: la sicurezza e la Fiducia. FB è considerato il luogo di incontro di “uno a molti” dove certamente rispetto alle chat completamente anonime di qualche anno fa, la sensazione di sicurezza è aumentata, in quanto è considerato un ambiente più controllato, ma spesso ci si ritrova ad avere nella propria lista di “contatti-amici” persone di cui la mia conoscenza diretta è limitata, e magari viene inserito solo perché amico dell’amico. MSN invece è il luogo della relazione “uno a uno” anche se il mezzo permette la comunicazione uno a molti; il contatto MSN non viene dato a tutti ma solo alle persone con cui si è instaurata una minima prossimità, per dare il contatto di MSN quindi si dive avere una più elevata “fiducia” della controparte, ed è anche per questo che si da al rapporto tramite MSN una stima di sicurezza più alta. Il cellulare è invece il luogo dell’intimità, attraverso questo mezzo il rapporto si fonda su alte valutazione di fiducia sull’altro. È probabilmente per questo motivo che sono gli stessi giovani a dichiarare che su FB si parla di “niente di importante” rispetto a quanto non si faccia su MSN o tramite cellulare.
Il mondo di FB quindi è un mondo quindi estremamente variopinto di cui si è data anche una classificazione del profilo di chi usa questo mezzo
I profili: chi fa cosa
Partiamo dal primo profilo: i riservati. Sono i soggetti caratterizzati da un uso strumentale (nelle pratiche) e stabilizzante (nelle relazioni) dei social network.
Si tratta di quei soggetti che hanno un uso dei social network limitato e disincantato. Molto spesso l'adozione è avvenuta per imitazione del gruppo dei pari o di amici: si percepisce quasi una sorta di obbligo sociale, un dovere relazionale. Il paragone più vicino è quello con il telefono mobile: senza cellulare non si può vivere, non si può farne a meno, ma non lo si ama. Il riservato è spesso infatti un soggetto caratterizzato da un orizzonte relazionalmente limitato, con pochi amici, con frequentazioni abitudinarie. Una realtà relazionale stabile e consolidata da mantenere e monitorare.
Un secondo profilo è quello degli ipersocievoli, caratterizzati da un uso dei social network ambientale (nelle pratiche) e stabilizzante (nelle relazioni). Sono quei soggetti che utilizzano i social network per rimanere sempre connessi con la propria rete di contatti, vicini e lontani. L’obiettivo è mantenere una relaziona continua, controllando e monitorando i propri contatti, senza una eccessiva enfasi alla scoperta di “nuove amicizie”, ma piuttosto con un utilizzo strategico dei social network in quanto strumenti per saldare e coltivare le relazioni profonde.
Un terzo profilo, definito collezionista, si caratterizza per un uso ambientale degli strumenti della comunicazione e dinamizzante delle relazioni. Sono cioè quei soggetti che utilizzano i social network con l’obiettivo di ampliare la propria cerchia amicale, anche al di là della possibilità di trasformare tale contatti on-line in reali amici off-line. In alcuni significativi casi tali soggetti hanno un uso quasi compulsivo della comunicazione mediata e della rete sia come strumento di svago sia come strumento per mantenere e ampliare la propria rete sociale sia in modo mediato sia non mediato. Tali soggetti hanno un atteggiamento di esibizione nell’utilizzo dei social network nella gestione dei contenuti personali caricati: non solo le proprie foto, i filmati, ma anche attraverso la condivisione di foto di terzi, link e gruppi che riguardano gli hobby e gli interessi.
Un ultimo profilo individuato è quello dei conviviali, soggetti con un uso dei social network strumentale e dinamizzante delle relazioni. Rispetto ai collezionisti, tali soggetti credono nell’utilizzo dei social network come strumenti per approfondire e mantenere relazioni sociali con un certo grado di profondità: i conviviali gestiscono le proprie relazioni sia per poterle incrementare sia per approfondire le relazioni già fortemente strutturate. I conviviali hanno il desiderio di creare nuovi rapporti da inserire nel proprio contesto relazionale off-line. Per questi soggetti diventa essenziale il controllo della propria identità on-line. L’esibizione è così controllata e non spregiudicata, proprio perché necessaria ad attirare solo soggetti e contatti considerati significativi o potenzialmente tali..
A conclusione dell’analisi fatta nel convegno, è chiaramente emersa la necessità per la Chiesa di essere “testimone” in questa realtà di incontro in cui i giovani sono fortemente presenti. Risuona però la parola che è titolo del convegno: “Testimoni”. Infatti, anche nel “continente digitale”, la Chiesa non può andare a predicare ma ad essere una presenza che testimoni la gioia di essere amati ed innamorati di Cristo.
Infine una mia riflessione è stata però incentrata sulla domanda “Perché si è analizzato il giovane nella realtà telematica e non l’adulto?” Ormai in questo luogo di incontro che è il mondo digitale non ci sono solo i giovani ma schiere enormi di 40 o 50enni (senza dimenticare che c’è anche una discreta presenza di ultrasessantenni) che gestiscono anche qui le loro relazioni. Dato che è stato spesso sottolineato nella chiesa che la nuova evangelizzazione deve passare primariamente attraverso gli adulti, e dato che è difficile, se non quasi impossibile, evangelizzare i giovani se gli adulti sono lontani da Cristo e dalla Parola di Dio, perché anche qui si è perso di vista la centralità del messaggio evangelico destinato agli adulti?.
Mario Fantuzi
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