Archivio Notizie dalla Diocesi
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Don Lorenzo Torresi ricorda la propria ordinazione sacerdotale
Il Vangelo di oggi ci dice che “nessuno può rapire le pecore dalla mano del Padre”. Ovvero è il Signore che porta avanti la nostra vocazione. Chi fa la volontà di Dio, il Signore gli assicura la perseveranza nella sua missione. La vocazione non è un nostro pio desiderio, un nostro pallino. È quanto ho potuto sperimentare in questo primo anno di sacerdozio. Non sono certo diventato prete perché è stato quello che ho sempre desiderato, sebbene fossi stato additato sin da piccolino nel mio quartiere. Chi sono allora quelli che seguono la propria vocazione? Dice l’Apocalisse, “chi sono quelli che vengono davanti al trono dove siede il Padre e all’Agnello con vesti candide portando in mano la palma, la palma del martirio?”. “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello”. Eppure il sangue macchia. Ma il sangue dell’Agnello ha il potere di rendere candide le nostri vestiti sporche. Quest’esperienza il Signore m’ha fatto compiere, farmi lavare le vesti sporche dal sacrificio di Cristo. Chi è Lorenzo? Lorenzo é un violento, uno che non ha pazienza con nessuno, uno che non ama stare al centro dell’attenzione perché è interessato solo ai suoi cavoletti, è un superbo. Il Signore invece m’ha fatto vedere il mio peccato, m’ha messo questo fango, il fango dei miei peccati, negli occhi per farmeli aprire. In questo modo il Signore m’ha donato questa liberalità, che non viene da me, d’impegnarmi ad andare agli altri, d’esercitare il ministero apostolico. Paolo e Barnaba vanno nella sinagoga, dove c’erano gli ebrei ottenendo consenso in mezzo al loro popolo. Ma i capi dei giudei sobillano la gente per farli tacere. Finiscono per essere perseguitati e scacciati in malo modo. I due predicatori non se ne preoccupano, scuotono la polvere dei loro calzari e se ne vanno ad annunciare la Buona Notizia in mezzo ai pagani. Pieni di gioia e di Spirito Santo. Così descriverei il mio primo anno di sacerdozio. Pieno di gioia di stare in questa parrocchia, di vivere in comunione con don Paolo e gli altri sacerdoti del territorio. Pieno di gioia in modo inaspettato, perché mai avrei pensato di poter far pastorale tramite un mio hobby, la cui mancanza di pratica in seminario m’ha fatto molto penare: la pallavolo. È vero, più che un campionato è stato un Calvario, però è stato il modo anche per essere vicino a tanti giovani. Se è vero che un uomo – come dice un proverbio spagnolo – si conosce a tavola e nel gioco – è stato di certo un modo per mettermi davvero in discussione con loro. Farmi conoscere a loro così come sono. Che grazia poter far pastorale divertendomi, nel gioco. Pieno di Spirito Santo. Da piccolo pensavo che in seminario tutto il giorno si provasse la messa. Ci sono stato 11 anni e non m’è mai capitato, ovvero mi sono ridotto a conoscere il Messale una settimana prima dell’ordinazione. E posso dire che ho presieduto la mia prima messa da vergine. In quest’anno ho sperimentato quale onore e indegnità è riservata a chi presiede la comunità nell’eucaristia. L’ho vissuta più profondamente. Inoltre l’aspetto che sempre m’ha preoccupato maggiormente negli anni di seminario era la predicazione. Ma dove vado a fare l’omelia? Non so che dire! L’arcivescovo, quando andammo a trovarlo una decina d’anni fa a Macerata nella sede dove allora era pastore, disse che anche i più bravi dopo 6 mesi d’ordinazione al massimo cominciano a dire sempre le stesse cose. Non so se pure io dopo 6 mesi o comunque in qualche momento ho iniziato a ripetermi, di fatto ho visto come il Signore m’ha sostenuto in questo impegno. Credo d’esser riuscito così a dire anche qualcosa d’interessante, anche laddove – e non poche volte è successo – ho preso il vizio tipico dei preti di non prepararmi l’omelia. Posso dirvi per certo che quest’anno è stato opera del Signore. Farei ben altro di mia iniziativa nella vita. Farei la vita da ultras. Come dice mio padre, me ne starei tutto il tempo a dedicarmi a 22 somari che vanno dietro un pallone. Rendo grazie a Dio con questa eucaristia di aver esercitato il mio primo anno in questo paese per me molto caro, dato che è il paese dove è cresciuta mia madre e che quindi sento un po’ anche nel mio sangue, sebbene sia un pesciarolo! Sia lodato Gesù Cristo!
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ausonio
04-05-2010 14:41 - #1