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Alcune riflessioni di Mons. Duilio Bonifazi, direttore dell'Ufficio Cultura, Università e Scuola, in margine al recente Congresso Internazionale (Fermo 20-22 Maggio) su “La formazione del medico in età moderna”
Anche se il Congresso era a sfondo storico, ci sono stati momenti specifici dedicati alla problematica attuale. Mi sembra opportuno notare che questo tema è stato affrontato anche dal recente Convegno nazionale dell’Associazione Medici Cattolici. Ci preme ora sottolineare alcune convergenze che sono emerse. La professione medica è competenza scientifica sempre aggiornata; ma è anche arte medica e relazionalità umana. Perciò nelle Facoltà di Medicina, che formano i medici, è ovvio che debba emergere l’attenzione primaria alla dimensione scientifica, da tenere poi sempre aggiornata. Ma è necessario che emerga, in modo molto più evidenziato di quanto ora avviene, l’attenzione alla formazione del medico alla relazionalità umana. In questo senso è da promuovere e diffondere il progetto che all’interno delle Facoltà di Medicina introduce le scienze umane (psicologia, psicosociologia, psicoterapia, sociologia, storia della medicina) e la bioetica. La conoscenza delle scienze umane, e soprattutto della bioetica, ha la capacità di contribuire notevolmente alla umanizzazione della professione medica, e, in generale, delle professioni sanitarie. Ma la conoscenza non basta: è da promuovere anche la consapevolezza personale pratica del medico: fa parte della sua professione – e, in genere, delle professioni sanitarie – la capacità di relazionarsi in modo umano con la persona del malato. La professione del medico tende a guarire, ma, anche quando non può guarire, ha sempre il compito di “curare” la persona del malato. “Curare”, nel senso più profondo del termine, significa “prendersi cura”, ”avere a cuore”: è questo lo stile dell’arte medica, per cui la persona del malato sente che il medico gli è vicino, lo accoglie, si fa carico di lui, è a servizio del suo dolore.Questa prospettiva mette in campo la professione medica intesa nella linea della “vocazione” e della “missione”: termini presenti nella tradizione, ma, purtroppo, oggi desueti.
Per quanto riguarda l’insegnamento della bioetica nelle Facoltà di Medicina, è necessario che esso venga istituzionalmente distinto dall’insegnamento di medicina legale: moralità e legalità sono distinte, e sarebbe intrinsecamente ambiguo ridurre la moralità alla legalità: purtroppo, di fatto, non sempre ciò che è legale è morale; e non sempre ciò che è morale viene tradotto anche in norme legali.
Mi preme qui ricordare che, in uno dei Convegni organizzati dall’Istituto Teologico Marchigiano con la Facoltà di Medicina di Ancona, la problematica della umanizzazione della professione medica è stata opportunamente estesa alla umanizzazione delle strutture sanitarie: esigenza tanto più urgente in un momento in cui si estende la prospettiva della aziendalizzazione delle strutture sanitarie.
Mons. Duilio Bonifazi
direttore Ufficio Diocesano Cultura, Università e Scuola
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