Archivio Notizie dalla Diocesi
Notizie dalla Diocesi
per approfondire la figura di San Giovanni Maria Vianney
Devo confessare che quando Benedetto XVI un anno fa ha annunciato un “Anno Sacerdotale”, indicando come modello San Giovanni Maria Vianney, meglio conosciuto come il Santo Curato d’Ars, nel 150° anniversario del suo dies natalis, sono rimasto alquanto perplesso. Come può un prete dell’800, parroco per 41 anni di un minuscolo centro di campagna di appena 230 anime, essere un riferimento per i preti di oggi e di domani?
Per avere una risposta decidiamo con i seminaristi di andare direttamente alle fonti, avvicinando il messaggio e lo stile di vita del santo recandoci nel villaggio francese, in occasione del nostro ritiro annuale. Mentre, abbandonata l’autostrada a 15 km a nord di Lione, il tom-tom ci conduce tra dolci declivi attraverso le curate strade delle stupende campagne innevate, una certa emozione cresce nel cuore, trasformandosi in vera gioia alla vista della basilica del Santo Curato.
Dopo 950 km, felici, approdiamo nel Foyer Sacerdotale Giovanni Paolo II che ci ospita. E’ una bella struttura, adibita a seminario e a luogo di accoglienza per seminaristi e sacerdoti che desiderano passare un tempo di ristoro ad Ars. A 10 minuti a piedi dalla chiesa del Santo Curato, in aperta campagna, sorge sul luogo dove il Papa polacco ha celebrato la messa durante il suo pellegrinaggio sulle orme di S. Giovanni M. Vianney nel 1986.
La sera stessa del nostro arrivo, il 15 febbraio, iniziamo bene. Celebriamo infatti l’Eucaristia nella cappella dell’urna del Santo: dal primo istante Ars ci trasmette dentro un “non-so-che”.
Prima di tuffarci nell’atmosfera tipica di un ritiro decidiamo di prenderci un giorno di tempo per acclimatarci. Dopotutto è carnevale e molti non resistono all’attrazione visiva e olfattiva dei dolci della boulangerie di fronte alla basilica!
La vicinanza geografica ci suggerisce di fare una sortita a Cluny, centro di una importante riforma monastica nel medioevo. Il freddo e il gelo ci consentono di ammirare appena alcuni resti dell’imponente monastero fondato dall’abate Bernone nel 910 e consigliano alcuni, capeggiati da don Paolo, a rifugiarsi nel caldo di una pasticceria, che poi hanno con piacere scoperto risultare “campione del mondo 2009” nell’arte pasticciera! … : la golosità carnascialesca ha la meglio sul rigore del ritiro!
Ci rimettiamo in viaggio e a pochi chilometri raggiungiamo Taizé, famoso centro spirituale ecumenico che sorge al sud della Borgogna, fondato da frère Roger e animato da una comunità di circa 70 frères. E’ meta di migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo dove durante il tempo di una settimana “ricentrano” la vita in ciò che più vale e questo attraverso l’esperienza semplice della fraternità e della preghiera comune nella proposta tipica del canto (sono noti i “canoni” di Taizé), dell’ascolto della Parola e del pregare “con il corpo”. Il tempo lì trascorso è appena sufficiente per incuriosirci e desiderare di ritornarci, magari portando alcuni giovani.
Tornati ad Ars entriamo nella dimensione spazio-temporale del ritiro, che coincide con l’avvio del grande ritiro di tutta la Chiesa che è la quaresima. Ciò che vediamo, ascoltiamo e sperimentiamo in soli tre giorni è, in una parola, sorprendente. Tra i seminaristi, chi ha potuto, si è preparato leggendo una o l’altra biografia del Curato; così ho fatto io stesso. Le generazioni di preti del post-concilio, infatti, mediamente non hanno più di una superficiale conoscenza storica del santo, quanto meno giudicato distante dal nostro tempo.
Sarà per la forza spirituale che solo un santo è capace di emanare, sarà per la sacralità di un luogo preservato dall’invasione di grandi masse di pellegrini e che non ha nulla di “commerciale”, ma veniamo tutti interiormente catturati dalla “modernità” di un tetsimone che ancora oggi è capace di “mostrarci la via del Cielo”.
Don Paolo Scoponi, il “preparatore atletico” dei seminaristi (espressione calcistica per indicare il padre spirituale) ci aiuta a rileggere la figura del “patrono di tutti i parroci” – così lo ha proclamato Pio XI nel 1929 – , attraverso la sua biografia, i suoi detti e ciò che di lui hanno scritto e detto i papi, in relazione al nostro oggi, rendendone vivo e attuale il messaggio. L’obiettivo del ritiro infatti è chiaro già nel suo titolo: “S. Giovanni M. Vianney, modello sacerdotale dell’amore a Dio e al fratello”.
Il Santo Curato d’Ars ci attrae, a poco a poco, nel suo vortice di amore facendoci gustare, sul suo esempio, la preghiera prolungata e silenziosa – anche notturna nella Chappelle de la Providence dove si tiene l’adorazione perpetua - davanti a Gesù nell’Eucaristia. Facciamo un’autentica esperienza della misericordia di Dio per noi, alla luce dell’esperienza spirituale del “martire del confessionale” - come ebbe a definirlo Giovanni Paolo II.
Tocchiamo con mano gli effetti della santità di vita di un prete - grande perché ha fatto “semplicemente” il prete -che si prolunga nella vita odierna del paese di Ars con i suoi attuali 1300 abitanti. Restiamo profondamente colpiti dalla partecipazione di fede della gente comune, compresi ragazzi, giovani e giovani famiglie. Anche noi ci uniamo alla comunità locale – pochi sono i pellegrini in questo tempo d’inverno – nella messa d’inizio quaresima con l’imposizione delle ceneri: una liturgia molto partecipata, sobria e profonda, presieduta dal vescovo di Luçon e concelebrata da alcuni sacerdoti. Significativa la lettura del vangelo bilingue: prima in francese e poi in italiano, su invito del rettore della basilica come attenzione verso noi pellegrini.
Ad Ars preghiamo per le nostre chiese locali, per i nostri vescovi, per i nostri sacerdoti e per le vocazioni. Rimango colpito dalla cappella della reliquia del cuore del santo dove i pellegrini sono invitati a chiedere l’intercessione del Curato d’Ars per i sacerdoti che vogliono, indicandone il nome in un apposito registro. Una giovane mamma con cinque bambini, prima di me scrive il nome di un sacerdote che presumo essere il loro parroco. Prendo in mano anch’io la penna e, senza esitazione, scrivo: “per tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi di Fermo”, più qualche nome di chi giudico avere più bisogno di aiuto spirituale in questo momento.
Durante il ritiro festeggiamo il compleanno del seminario di Fermo: 443° dalla sua fondazione. La mia preghiera nella messa: “Signore, ricordati del nostro seminario nell’anniversario di fondazione e ti prego affinché possa esistere anche nel futuro”.
La temperatura, nei primi due giorni sotto lo zero anche nelle ore diurne, si alza: la neve che ricopre Ars e le campagne al nostro arrivo, rapidamente si scioglie; anche il laghetto ghiacciato vicino al Foyer disgela; nel silenzio delle campagne – disturbato di tanto in tanto solo dal correre del TGV sulle rotaie non lontane - si ode l’acqua scorrere abbonante nei canaletti e nel vicino torrente. Nell’aria c’è una certa effervescenza: un gran movimento e versi di uccelli di ogni specie. Nell’ultimo giorno il sole splendete ci regala uno scenario ben diverso da quello che ci ha accolto al nostro arrivo … E’ tempo di cambiamento! “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5).
Don Sandro Salvucci
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