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Dalla "Confessio fidei" alla Confessio laudis" ed alla "Confessio vitae"

La riflessione dell'Arcivescovo ai Diaconi ed ai Candidati ormai prossimi al Diaconato sul cammino di fede e sulla professione di Pietro.

Di Manuela Marini

Sono proseguiti, venerdì 12 marzo presso “Casa San Lorenzo”, gli esercizi spirituali per i diaconi e i candidati prossimi al diaconato guidati da Sua Eccellenza Mons. Luigi Conti Arcivescovo. Prendendo sempre come riferimento il Vangelo di Matteo – vangelo del discepolo- Sua Eccellenza ha invitato i presenti ad analizzare i brani Mt.14,22-33 (Gesù cammina sulle acque e Pietro con lui) e Mt.16,13-28 (Professione di fede, primato di Pietro e primo annuncio della passione). Lo scorso anno si è analizzato il Vangelo di Marco -Vangelo del catecumeno- il cui culmine non è la Resurrezione, ma il riconoscimento della persona di Cristo come Figlio di Dio da parte del Centurione nel momento della morte di Gesù; il fine era la riconsegna del Simbolo Apostolico. Quest’anno ci si soffermerà, tra gli altri, su questi brani che sono la chiave di lettura del Vangelo di Matteo: la conversione di Pietro, al fine di una nostra ri-conversione.

Nei versetti 14,22-23 Gesù ordina ai discepoli di allontanarsi mentre lui congeda la folla; dopo aver congedato la folla, si avvicina loro camminando sull’acqua e questi si spaventano, non lo riconoscono e hanno paura. Ha paura -dubita- anche Pietro quando, camminando sulle acque, si distrae e comincia ad affondare, ma grida “Signore salvami”. Gesù lo rimprovera “Uomo di poca fede perché hai dubitato?” La paura è l’antitesi della fede!

In seguito a questo episodio c’è un allontanamento del gruppo, formato da Gesù e dai discepoli, verso la terra di Cesarea di Filippo in un clima di ostilità, contrasti e persino di rifiuto da parte dei farisei e dei sadducei.

In questo allontanarsi, ha spiegato Sua Eccellenza, Matteo fa l’annuncio dell’imminente fondazione di una nuova comunità di fedeli, la quale viene dall’antica comunità degli ebrei ma la supera nella sequela di Gesù Cristo.

E’ in questo contesto che Gesù pone agli apostoli la domanda su chi è il Figlio dell’uomo, ma essi non comprendono la profezia che il Cristo vuol far loro. Gesù prosegue quindi, chiedendo agli apostoli chi pensano che egli sia. La risposta di Pietro nel brano del Vangelo di Matteo, ha proseguito il Vescovo, è una rielaborazione del testo proveniente dai brani paralleli dei sinottici (Mc. 8,27-30; Lc. 9,18-21) cui Matteo aggiunge i versetti 17-19 . In questi versetti ci viene in mente la professione di fede del Centurione, che in Marco è stato il primo a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, ma qui Pietro lo afferma senza averlo visto morire sulla Croce. Proseguendo nell’analisi della professione di fede di Pietro, Sua Eccellenza ha preso in esame Gv.6,68-69 in cui l’evangelista non racconta quest’episodio come professione personale di Pietro, piuttosto mette in evidenza lo specifico di Pietro come portavoce degli apostoli e dei discepoli.

Gesù in questi versetti di Matteo raccoglie la confessio fidei di Pietro, ma è solo l’inizio di una professione di fede che si dipana in diversi momenti e passaggi della vita dell’apostolo. Dalla confessio fidei Pietro passerà alla confessio laudis (Gesù stesso, qui, lo invita a lodare il Signore, a fare un passo ulteriore, chiamandolo “Beato te” ) e in fine alla confessio vitae.

Sua Eccellenza, concludendo, ha invitato ciascuno a riflettere personalmente su questi passaggi perché ci si renda conto del punto del percorso di fede in cui ognuno si trova, partendo dall’analisi del proprio cammino personale dopo la professione di fede alla riconsegna del Credo Apostolico e valutando la propria fede alla luce delle situazioni concrete della nostra vita.

 

Manuela Marini

Commenti dei lettori
1 commenti presenti
  • Tony

    22-03-2010 09:04 - #1
    Grazie Manuela delle belle riflessioni che scrivi sul sito. Grazie a tutti quelli che ci lavorano. Saluti Tony HK
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