Archivio Notizie dalla Diocesi

Domenica 7 Febbraio si è svolto a Fermo, presso l’Auditorium G. Franceschetti, il convegno diocesano per tutti gli operatori pastorali, ed in particolare per tutti i membri dei nuovi consigli pastorali e per gli affari economici delle nostre parrocchie. Subito abbiamo percepito il forte desiderio e la grande attesa di questo incontro, da parte del nostro Arcivescovo, che ha molta fiducia e chiede molto a questi organismi di partecipazione.

Egli ci ha ricordato come essi siano il frutto di come la Chiesa ha percepito se stessa nell’esperienza del concilio Vaticano II, che la nostra chiesa locale ha cercato di recepire anche con la celebrazione di un sinodo diocesano. Nel Concilio molta enfasi ebbe la sottolineatura della Chiesa come popolo di Dio che cammina nella storia, che costitutivamente fa sua la missione che Cristo ha affidato a Pietro, di essere pescatore di uomini. La Chiesa è un popolo di Dio interamente ministeriale, in cui lo Spirito suscita carismi per il servizio. Un consiglio pastorale parrocchiale o diocesano non è altro che l’icona della Chiesa, segno vivo di una comunità cristiana interamente ministeriale. Un consiglio pastorale è tale se nel concreto è una “comunità che educa”. Il primato non va allora a ciò che un organismo di partecipazione fa o può fare, ma cade sull’essere, su ciò che queste persone, chiamate da Dio per mezzo della comunità e nominate dal vescovo per mezzo di chi lo rappresenta in una comunità parrocchiale, vivono nella comunione. A tal proposito il Vescovo ha richiamato il primato dell’ascolto della Parola di Dio, e concretamente dell’esercizio della Lectio divina. Solo la Parola accolta, pregata, custodita e vissuta può dare una nuova fisionomia e nuova creatività alla Chiesa, e a questi organismi di partecipazione, in un mondo che cambia.

Un consiglio pastorale parrocchiale è il segno della vitalità di una comunità cristiana. “Proviamo a pensare le nostre comunità parrocchiali senza la presenza del sacerdote. Teologicamente ciò non può essere, perché mancherebbe l’Eucaristia, che fa la Chiesa, ma pastoralmente può avvenire. Cosa succede, finisce la vita di una comunità?” è stata la provocazione lanciataci dal nostro Arcivescovo. Proprio soprattutto ai consigli pastorali egli ha affidato la fede e il ministero dei sacerdoti, che vanno aiutati ad essere uomini dell’Eucaristia e della Riconciliazione e sollevati da altre occupazioni. Il consiglio pastorale è l’osservatorio di una comunità cristiana, laboratorio di comunione che nell’intelligenza della fede assume alcune sfide poste dall’attuale tempo: la consapevolezza dei nuovi modi di comunicare e la passione a rendere presente il vangelo in questi nuovi “areopaghi”, la spinta ad una pastorale integrata tra parrocchie, gruppi, associazioni e movimenti e tra parrocchie omogenee per territorio come nelle unità pastorali, il coraggio di ripartire dall’annuncio del Vangelo alle famiglie e ai giovani raccogliendo il sogno diocesano del sinodo dei giovani, il discernimento e la promozione delle vocazioni al matrimonio e alla vita consacrata…

Un consiglio pastorale che è “comunità che educa” è allora in grado di darsi un buon metodo pastorale e di elaborare una buona programmazione pastorale, intesi non come strategie senz’anima, ma come frutti della Carità che è intelligente.

d. Giordano Trapasso