Archivio Notizie dalla Diocesi
Notizie dalla Diocesi
riportiamo una breve biografia tratta da una pubblicazione di Don Giuseppe Cecarini
Il beato Antonio Grassi è uno degli uomini più illustri che onorano la città di Fermo.
Nacque a Fermo il 13 novembre 1592 da Vincenzo, della illustre famiglia Grassi, e Francesca, della nobile famiglia Paccaroni: compì i suoi studi presso il Curato di San Pietro e fin dalla tenera età mostrò una devozione non comune.
A 17 anni entrò fra i Fillipini, che si erano raccolti nella chiesa dello Spirito Santo, secondo lo spirito di San Filippo Neri e si preparò al ministero sacerdotale, nella preghiera e nello studio: a 24 anni celebrò la prima santa Messa, il 17 dicembre 1617.
Devotissimo della Madonna, “Siate devoti di Maria” soleva ripetere; ogni anno si recava pellegrino a Loreto; qui nel 1621 fu colpito da un fulmine senza riportare danni. Attribuì la sua incolumità ad una grazia della Madonna.
Ogni sabato scendeva a santa Maria a Mare per celebrare la santa Messa e contribuì al risorgere del Santuario allora quasi abbandonato.
Nel 1625 si recò pellegrino a Roma per le Indulgenze dell’Anno Santo. Visitò devotamente le Basiliche ed i luoghi santificati dalla vita e dalle opere di san Filippo.
Si moltiplicarono, nelle Marche, le case dei religiosi Filippini: vicino a Fermo sorsero le chiese di San Filippo a Montefiore, a Sant’Elpidio a Mare, al Tenna, a Monte San Giusto, dove compì il miracolo della guarigione istantanea di un ginocchio di Giacoma Pupilli. Nel 1635, essendo morto il Superiore dei Filippini a Fermo, i Religiosi nominarono Padre Antonio che ricoprì l’incarico fino alla morte.
Amava i piccoli e ne curava diligentemente la preparazione ai Sacramenti. Amava gli umili ed era sempre disponibile per predicare al popolo semplice. Amava i poveri e vendette tutti i suoi beni per far loro delle elemosine. Ottenne dai Padri dell’Oratorio di ridurre le spese allo stretto necessario per soccorrere un maggiore numero di bisognosi. Molte ore della sua giornata le trascorreva nel confessionale a consigliare, incoraggiare e perdonare chi ricorreva al suo aiuto. Fu chiamato “Pubblico Pacere” perché la sua parola amabile, affettuosa, prudente, riusciva a sanare le discordie più gravi, per la composizione delle quali s’erano adoperate alte personalità.
In un anno di carestia si prodigò al punto di privarsi delle coperte, del suo soprabito e di stendere la mano a chiedere l’elemosina per i suoi poveri; il padre Antonio Raccamadoro testimoniò che monete di rame nelle sue mani, divennero d’argento e furono donate a chi ne aveva bisogno.
Durante la sua vita moltiplichi furono le sue predicazioni, tra cui quella della sua morte, quattro anni prima che avvenisse.
Molteplici furono le apparizioni che egli ebbe, i miracoli da lui operati, sia in vita che dopo la morte: malati incurabili invocando padre Antonio od applicando sue reliquie sulle loro piaghe, riacquistarono la sanità.
Da ricordare il miracolo operato presso il Conservatorio delle Orfane di Fermo, dove moltiplicò il vino in grande abbondanza.
Nell’ultimo anno della sua vita terrena, sostava a lungo nella sua stanza, con la corona in mano, davanti all’immagine della Madonna.
Nel settembre, andò in pellegrinaggio a Loreto, ma asserì: “… non vi tornerò più”. Infatti, il 13 dicembre 1671, alle ore 22, con un dolce sorriso rese la sua bell’anima a Dio, mentre l’Arcivescovo presente, recitando le Litanie, proferiva quella di Regina Sanctorum omnium.
Venne definito dalla cittadinanza “principe della pace, padre dei poveri”.
Il 30 settembre 1900 Leone XIII lo proclamò beato.
Nel 1927, le sue reliquie furono ricomposte in una bella urna, sino al 1956 nella chiesa di San Filippo e, poi, trasferita nella chiesa del Carmine.
Nel 1971, si è celebrato il terzo centenario del “dies natalis”.
Cfr Don Giuseppe Cecarini, Il Beato Antonio Grassi. Gloria della città e dell’arcidiocesi di Fermo, angelo della pace e padre dei poveri, Andrea Livi Editore, Fermo 2009.
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