Archivio Notizie dalla Diocesi
Notizie dalla Diocesi
inaugurerà l'anno accademico dell'Istituto Teologico
Inaugurazione dell’Anno Accademico 2009/2010
mercoledì 28 ottobre 2009, alle ore 16.00 presso l’Auditorium «G. Franceschetti» del Seminario Arcivescovile di Fermo
La Prolusione d’Inizio Anno Accademico sarà tenuta da S.E.R. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto
Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi
«Pellegrini nella notte, guidati dalla Stella, verso l’incontro con Dio.
La “Lettera ai cercatori di Dio” dei Vescovi Italiani: genesi e presentazione»
Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto e uno dei più noti teologi italiani, terrà la prolusione d’inizio anno accademico dell’Istituto Teologico e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “SS. Alessandro e Filippo”. L’incontro, aperto a tutti, si terrà mercoledì 28 ottobre, alle ore 16.00, presso l’Auditorium del Seminario di Fermo. Mons. Forte presenterà la genesi e i contenuti della «Lettera ai cercatori di Dio», un ampio documento preparato dalla commissione episcopale per la dottrina per la fede, l’annuncio e la catechesi della CEI, come sussidio per la lettura personale e come punto di partenza per un primo annuncio della fede in Gesù Cristo. Si tratta di un testo che «vorrebbe suscitare attenzione e interesse anche in chi non si sente in ricerca, nel pieno rispetto della coscienza di ciascuno, con amicizia e simpatia verso tutti». (Presentazione). La «Lettera» è suddivisa in tre sezioni. La prima riguarda «le domande che ci uniscono», si occupa, cioè, di stabilire un orizzonte comune per gli uomini del nostro tempo. Felicità e sofferenza, amore e fallimenti, lavoro e festa, giustizia e pace sono dimensioni del vissuto individuale e collettivo che prescindono dal credo religioso, dalla cultura, dal ceto, dalla razza e che, invece, accomunano gli uomini del nostro tempo. Talvolta, essi sono spazi di sofferenza e di dolore, di interrogativi e di dubbi, di ferite e di riconciliazione, di conoscenza e di mistero. La stessa complessità della vita presente, secondo i Vescovi italiani, può essere colta positivamente come una vera e propria «sfida», che conferisce maggiore vigore al senso della ricerca di Dio. Nella seconda parte, la «Lettera» offre una sorta di compendio della fede cristiana. Sotto il titolo «La speranza che è in noi», i Vescovi premettono di non avere la pretesa di comunicare tutto quello che si può dire della fede cristiana. Essi desiderano invece «suscitare interesse, o almeno curiosità, in ogni persona che è alla ricerca di Dio, perché possa ripensare la figura e il messaggio di Gesù e approfondirli nell’ascolto delle testimonianze che ne parlano». In questa sezione, si centra l’attenzione sulla figura storica di Gesù di Nazareth, sul suo contesto vitale, le sue relazioni, il suo discepolato, la pretesa messianica che egli ha avanzato e che ha condotto la comunità primitiva a riconoscerlo come il Cristo della fede. L’esperienza storica dei primi discepoli è ripetibile ancora oggi per la forza dello Spirito Santo e nella chiesa di Dio. L’incontro con il Dio vivo e vero testimoniatoci dalla Scrittura può introdurre a vivere secondo lo Spirito, cioè a definire un’esistenza in cui si aprono nuovi e insperati orizzonti. La terza parte, infine, dal titolo «Come incontrare il Dio di Gesù Cristo», si propone come una sorta di “mappa esistenziale” secondo lo Spirito di Gesù. Si tratta, in fondo, del tentativo di «restituire fiducia alla vita quotidiana e ricordare le condizioni per la sua autenticità». Come può, insomma, il “cercatore” di Dio trovare quanto egli brama? Dal vissuto dei credenti affiora la risposta: la preghiera, la parola di Dio, i sacramenti, il servizio, l’attesa della casa futura, sono per la «Lettera» le esperienze concrete in cui è possibile incontrare il Dio di Gesù Cristo. Quest’ultima parte si prefigge, dunque, di tracciare un itinerario guidato che mostri la semplicità e il fascino dei nuclei fondamentali della fede cristiana.
In definitiva, la «Lettera» si propone di ripensare i termini del primo annuncio nel nostro contesto contemporaneo e, indirettamente, obbliga a ridiscutere l’attualità di alcune categorie impiegate nella prassi pastorale. Infatti, «se c’è una differenza da marcare, non sarà forse tanto quella tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne che hanno il coraggio di cercare incessantemente Dio e uomini e donne che hanno rinunciato alla lotta, che sembrano essersi accontentati dell’orizzonte penultimo e non sanno più accendersi di desiderio al pensiero dell’ultima patria».
Enrico Brancozzi
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