rosone

Notizie dalla Diocesi

Una Comunità in Festa

La Chiesa Fermana in occasione della Solennità della propria Patrona

Fare festa, facendo memoria della Vergine Assunta,
è per Fermo e il suo vasto territorio diocesano,
espressione di un sentire comune,
garanzia di appartenenza, radicamento in una lunga storia di fede.
E’il convenire gioioso di un popolo.

 

E’, come ogni festa, epifania di bellezza
ma può diventare finzione e può mascherare la verità sulla festa stessa.
Le piazze della nostra città e dei nostri borghi si riempiono.
Si vive l’incontro. Si rievoca la propria storia. Si riscoprono le radici.

 

Anche scenicamente si va lontano nel tempo
riproponendo l’icona di un popolo che, guardando indietro,
non finge o si traveste ma si ritrova, camminando,
e non da vagabondo, verso una meta alta:
il Girfalco, la Cattedrale, l’Assunta… il cielo, l’infinito... Dio.

 

Sì: torniamo a fare delle nostre piazze e delle nostre strade
il luogo della festa come incontro: per il solo piacere
di stare insieme, parlare, raccontarsi.

 

Dietro alle luci, alle musiche, ai corteggi, ai convivi, alle danze
non ci sia l’anonimato di volti e di storie, ma la speranza vissuta
di chi vuole stringere insieme, al di là delle diversità,
un patto di vita e di amicizia, e dare un’anima, un senso
alle tradizioni, riscoprendo il gusto del partecipare,
interessarsi, compromettersi, vivere insieme la città.

 

Non si guarda al passato se non proiettandosi verso un futuro:
fare festa allora è pensare ad un diverso scorrere del tempo
individuando eventi, fatti, persone che possono essere
elementi costitutivi di un modo bello, nuovo, originale
ed entusiasmante di fare comunità.

 

La festa di quest’anno vede una città che ritrova
la sua vocazione naturale ad essere “capo-luogo”
di un territorio con dignità di Provincia.
Si è “capo” quando si diventa anche “luogo”.

 

Di accoglienza innanzitutto; accoglienza è qualità delle relazioni,
identità e appartenenza, sostanziale parità ed eguaglianza
tra le diverse componenti del territorio.


Di servizio: la festa ci insegna la scioltezza,
la libertà dei gesti, la trasparenza, la luminosità.
Dietro ogni scelta si espanda
questo stile e questa modalità di porsi nel servizio agli altri.

 

Di aggregazione: ci sia un disegno comune
che valorizzi il gusto di una progettualità
politica, sociale e culturale non di parte.
Se ci si distingue è per unire, concordare,
stimolare una rete di relazioni e di collaborazioni.
Una sorta di territorio conviviale che gusta la novità
e lo slancio di un nuovo lavorare insieme.

 

Siamo chiamati a guardare avanti imboccando le strade di sempre.
Quella della testimonianza.
C’è una grande ricchezza di risorse, intelligenze,
volontà, impegno nella nostra Diocesi.
Per questo ci viene chiesto molto
nel raccontare e trasmettere la fede soprattutto alle giovani generazioni.

 

E quella dell’armonia.
La festa è una grande manifestazione di armonia.
Cristo Risorto nostra festa, ci faccia scoprire l’armonia della fedeltà,
della stima vicendevole, della collaborazione, del portare ognuno i pesi dell’altro.

 

La festa dell’Assunta infine risvegli in tutti la nostalgia di Cielo.
"L'uomo moderno soffre d'amnesia di eternità" (Peguy)
Oggi, nella selva dei rumori assordanti e delle sollecitazioni senza fine,
l'uomo rischia di correre da una "fontana" all'altra
senza riuscire a spegnere la sete di eterno;
manifesta una travolgente "voglia di patria".

 

La festa dell'Assunta in Cielo è un invito a guardare lontano e a guardare in alto: la vita umana non si esaurisce quaggiù,
ma ha uno sviluppo e un completamento al di là
dello scenario fragile dell'esperienza quotidiana.

 

Il presente non basta ad alcuno. Possiamo dire con assoluta certezza:
il "meglio" deve ancora avvenire, il "più bello" deve ancora manifestarsi.
Non solo. L'Assunzione di Maria è un grido del cielo verso la terra: è una provocazione divina nei confronti della nostra debole memoria umana.
 

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