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Notizie dalla Diocesi

L'esperienza dei partecipanti alla Settimana di vita comune a Fermo

Vi siete mai imbattuti in un pulmino bianco, con alla guida un uomo vestito di nero e all'interno "otto folli" che gridavano: "a Nazareth"?

Il gruppo della Settimana di vita comune 2009E vi siete mai chiesti chi era quella “banda di folli”?

Per rispondere a questo interrogativo è necessario tornare indietro di alcuni giorni, alla sera dell’8 marzo 2009, quando ventidue giovani si sono riuniti a Villa Nazareth: in questo modo, sotto la guida di don Enrico Brancozzi e con la supervisione di quattro seminaristi o “quasi” (Francesco, Guido, Giuseppe e Fabio) è iniziata la Settimana di Vita Comune ’09, rivolta a studenti delle superiori e dell’università. Ognuno di noi è arrivato senza sapere bene cosa aspettarsi, e dopo 8 giorni siamo ripartiti diversi, con un qualcosa in più: un profondo interrogativo sul senso della nostra vita e sul ruolo che vogliamo riservare a Dio in essa. Quella della vita comune è un’esperienza che ci ha permesso di capire come sia possibile far dialogare la nostra quotidianità con una dimensione più spirituale e riflessiva; siamo infatti ragazzi e ragazze che vogliono vivere nel mondo senza vergognarsi della propria fede, vivendo pienamente il nostro essere cristiani.

La giornata tipo era molto vicina alla “solita vita” per alcuni aspetti: al mattino andavamo a scuola e, come sempre, il pomeriggio era dedicato allo studio, ma l’atteggiamento con il quale abbiamo affrontato la normalità è stato differente. La mattina aprivamo la giornata con la preghiera e il ringraziamento al Signore; ci veniva inoltre proposto un brano sul percorso spirituale di S.Paolo, sul quale avremmo dovuto riflettere nel corso della giornata: questo ha permesso anche alle ore di scuola o di studio, di ruotare intorno a Dio. E’ capitato che ce ne siamo dimenticati a volte, ma ora è più difficile, perché in questa settimana abbiamo provato quanto sia bella la vita quando entra Cristo a farne parte.

I giovani della Settimana di vita comune con l'ArcivescovoMa le ore più speciali sono state quelle serali, poco prima e poco dopo cena. In questi momenti infatti abbiamo potuto ascoltare molte esperienze di vita: dall’arcivescovo S.E. mons. Luigi Conti, dai nostri seminaristi, da alcune suore, da una coppia di sposi e da un paio di giornalisti cristiani. Grazie a loro, all’ascolto di tante esperienze su ogni tipo di vocazione, ci siamo potuti interrogare su quale fosse la nostra vocazione, quale progetto aveva Dio su di noi fin dal grembo materno. Ognuno di noi è stato colpito da una testimonianza in maniera particolare. Personalmente tutte le esperienze mi hanno spronato a buttarmi e a dire di si al Signore.

Ringrazio il Vescovo che ha parlato con umiltà e chiarezza. Grazie, il suo contributo è stato fondamentale per me perché “se Dio è con noi, chi è contro di noi?”

(Gloria Berdini)

 

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<Quando cambiare diventa un obbligo.. una sfida..
Eccomi qua, tra lacrime e sorrisi è finita questa esperienza, qualcosa di davvero speciale, una tra le avventure più belle della mia vita. E vi dico la verità: ho un sacco di nostalgia, di Michele e Davide con il sottofondo di “Piccola stella senza cielo” e almeno credo mentre io disperata studio chimica, di Chiaretta e la nostra mitica camera, di Laura, Federica e Francesca, di Fabio, Antonio, Simone, Daniele, Gloria, Marta, Caterina, Marina, Ilenia, Valentina, Matteo, Francesca, Francesca e Martina.. e poi come dimenticare loro, le persone più vere che io abbia mai incontrato.. don Enrico, la sua schiettezza e la sua simpatia; la calma, la tranquillità e la sicurezza che trasmette Francesco, quella voglia di dare un 10 alla propria vita, l'allegria dilagante di Guido, Fabio e Giuseppe (il nostro dictator :):) e poi Rosario, Daniela, con la loro simpatia hanno reso tutto più bello . Mi ha donato davvero tanto questa settimana…
Soprattutto però per ristabilire un po' di priorità, per rimettere al centro del mio cuore, chi ci è sempre stato, il Capo, che ultimamente avevo lasciato da parte.. un senso a questa vita.. adesso sono certa che non sarò sola a cercarlo, che lui è con me, per me ha un progetto.. e questi dubbi che sono diventati di colpo certezze, da rendere più solide, certo, però sono lì.
E non immaginate che grande regalo che sono state le vostre testimonianze, pezzetti di vita che ci avete regalato, uomini e donne che hanno saputo riconoscere la mano di Dio nella loro vita. Wow!!!
Davvero spettacolare, e non si tratta di schiavitù o di comandi ma di collaborazione, è eccezionale. le persone con cui ci siamo confrontati ci hanno dato un po' di loro, si sono messi in gioco come noi. Allora l'amore coniugale testimoniato da Francesco e Antonella, la scelta dei seminaristi, il confronto vero e autentico con il Vescovo, domande irriverenti risposte con assoluta schiettezza, poi l'incontro con “il giornalismo”, Casa Betesda con la grandissima gioia di recitare la preghiera in italiano, tedesco e africano prima di mettersi a mangiare, diverse culture che si incontrano e che si intrecciano, si ritrovano in un sorriso, nel sorriso di Ubanna, di George, o nel mio, che da quando sono tornata sembra non volersene andare più via.. :)
Siete proprio speciali, mi avete cambiata.. in fondo quando uno scopre certe cose, queste buone notizie, non può non cambiare!! E hai voglia di gridarlo al mondo... parlo sempre di voi, di quanto è stata bella, ….. non mi sopporta più nessuno!!!
E la mia sorellina mi ha detto: Vale sembri cambiata.. Bè credo che a un certo punto viene da sè…
Grazie davvero a tutti.. !!! Anzi cito Francesco: “Sciescie!!! ”
 
Valentina Di Gioacchino
 
E da qui....e da qui... qui non arrivano gli angeli… a insegnarti la strada buona...”
Queste le parole che il “mitico” Vasco (Rossi), attraverso una canzone “gettonatissima” del 2002, scriveva al suo amico morto di overdose. Quale messaggio voleva comunicare? Uno spot al nichilismo andante? O soltanto far capire che dobbiamo rialzarci da soli in caso di difficoltà in quanto possiamo contare soltanto sulle nostre forze? Varie le interpretazioni che possiamo dare alla canzone, ma non è l’ermeneutica dei testi di Vasco che in questo momento vorrei fare, quanto piuttosto tentare di decifrare attraverso uno “spot” l’atteggiamento che i giovani hanno di fronte alla vita, il loro “modus- vivendi”.
Ma andiamo per gradi…
Nella settimana dall’8 al 15 marzo, Villa Nazareth (la casa per esercizi spirituali della nostra diocesi di Fermo) ha ospitato un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze dai sedici ai vent’anni, ritrovatisi insieme per vivere otto giorni diversi, fuori dall’ordinario.
A questo punto la domanda nasce spontanea: ma chi può aver deciso di spendere una settimana in questo modo? Sicuramente ragazzi ai quali è stato “lavato il cervello”, o i soliti “tutti casa e chiesa”… Oppure ragazzi che non hanno nient’altro da fare? Beh, ai “posteri l’ardua sentenza”, ma sta di fatto che aver risposto positivamente ad una simile proposta ha “smosso” la loro vita, introducendo in essa una grande novità. Ha donato gli strumenti per rispondere alla domanda “Ma questa vita ha un senso???” (per rimanere nel “Vasco mondo”…). 
Come è stato possibile tutto ciò? Inserendo nella quotidianità di ciascun partecipante (fatta di scuola, studio, sport… ) un ingrediente ormai molto spesso dimenticato “sulla credenza”: la condivisione. I ragazzi hanno infatti vissuto insieme i momenti più importanti della giornata, ritagliando al suo interno anche momenti di incontro con il Signore. La preghiera al mattino dava la carica a tutta la giornata e gli incontri serali  (caratterizzati da diverse tematiche e diversi ospiti) hanno fatto una panoramica del mondo che ci circonda … Molto preziosi si sono inoltre dimostrati i minuti passati insieme davanti ad una cioccolata calda, in totale relax tra risate e musica, che hanno permesso di far emergere giorno dopo giorno il carattere di ciascun partecipante, permettendo di conoscersi … di legarci …
Collegandosi al sito internet www.vienieseguimi.it (sito della pastorale vocazionale diocesana) e completando una semplice e breve iscrizione, si ha la possibilità di capire nel dettaglio, grazie alle foto inserite nella sezione “Album fotografici” e tramite i commenti dei ragazzi, cosa è significato per loro scegliere di passare una settimana così, non disprezzando una opportunità che è stata loro offerta.
La settimana di vita comune, dal mio punto di vista, è uno stile, un modo importante per avvicinare quanti, fra ragazzi e ragazze, ignorano l’esistenza di una “Chiesa” coerente, aperta e che crede in chi desidera aprire le porte del proprio cuore pigro. Grazie a questa esperienza, i ragazzi hanno potuto sperimentare l’affetto e l’attenzione di chi, gratuitamente, ha voluto trasmettere loro la serenità che viene dall’incontro con il Signore. Da qui in avanti vivranno sapendo che gli “angeli” arrivano nella misura in cui siamo noi a crederci per primi, sanno che è la fede l’arma che li potrò aiutare nella tristezza, la stessa fede che troveranno come loro compagna nei momenti di gioia; sanno che oggi nonostante tutto la Chiesa ha l’immagine di un sorriso….
(Giuseppe Lupoli)
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