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Il Cardinale Angelo Bagnasco respinge le critiche al Pontefice
ROMA, lunedì, 23 marzo 2009 (ZENIT.org).- A nome e per conto dei Vescovi italiani, il Cardinale Angelo Bagnasco ha aperto a Roma i lavori del Consiglio Episcopale Permanente sottolineando che “la migliore tradizione del nostro cattolicesimo” è quella di “stare con il Papa, sempre e incondizionatamente”.
Nel corso della prolusione svolta il 23 marzo, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha precisato che “si è prolungato, oltre ogni buon senso, un pesante lavorio di critica − dall’Italia e soprattutto dall’estero − nei riguardi del nostro amatissimo Papa”.
“Non vogliamo tornare sulle accuse maldestre rivolte con troppa noncuranza al Santo Padre – ha aggiunto -. Merita molto di più invece concentrarci sulla Lettera del 10 marzo 2009, indirizzata ai Vescovi della Chiesa Cattolica, che come atto autenticamente nuovo, ha subito attirato un vasto consenso”.
Il Presidente della CEI non ha però nascosto “la severità di un giudizio che nella carità va pur dato circa atteggiamenti e parole che hanno portato a una situazione cui non si sarebbe dovuti arrivare, alimentando interpretazioni sistematicamente allarmistiche e comportamenti diffidenti nei riguardi della Gerarchia”.
Per questo l’Arcivescovo di Genova ha espresso “ferma e concreta convinzione” per un “appello alla riconciliazione più genuina e disarmata cui la Lettera papale sollecita l’intera Chiesa”.
Circa le critiche sollevate contro il Pontefice in merito alle sue dichiarazioni sull’uso dei profilattici per limitare la diffusione dell’AIDS, il porporato ha invece posto l’accento sul grande successo del viaggio in Africa del Pontefice, che “fin dall’inizio è stato sovrastato nell’attenzione degli occidentali da una polemica – sui preservativi − che francamente non aveva ragione d’essere”.
“Non a caso – ha fatto notare il Cardinale Bagnasco –, sui media africani non si è riscontrato alcun autonomo interesse, se non fosse stato per l’insistenza pregiudiziale delle agenzie internazionali, e per le dichiarazioni di alcuni esponenti politici europei o di organismi sopranazionali”.
Secondo il Presidente della CEI, nella circostanza, media, governi e istituzioni internazionali non si sono “limitati ad un libero dissenso, ma si è arrivati ad un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici. L’irrisione e la volgarità tuttavia non potranno far mai parte del linguaggio civile, e fatalmente ricadono su chi li pratica”.
Dopo aver ribadito che “la pertinenza delle parole del Papa sull’argomento” è stata ribadita da professionisti, politici e volontari che “operano nel campo della salute e dell’istruzione”, l’Arcivescovo di Genova ha sottolineato la necessità per l’Africa di “un’opera di educazione ad ampio raggio”, che si concretizza in particolare “nella promozione effettiva della donna” alimentando le esperienze di cura e di assistenza e “finanziando la distribuzione di medicinali accessibili a tutti”.
Il Presidente della CEI ha chiesto ai governi di “mantenere i propri impegni, al di là della demagogia e di logiche di controllo neo-colonialista” ricordando che i Vescovi ed i cattolici tutti non accetteranno che “il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso”.
“Per tutti – ha concluso – egli rappresenta un’autorità morale che questo viaggio ha semmai fatto ancor più apprezzare”.
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