Volendo avviare il triennio di preparazione del Congresso Eucaristico nazionale che si celebrerà nella città di Ancona, nel settembre 2011, è stato invitato il prof. mons. Ermenegildo Manicardi, rettore dell’Almo Collegio Capranica e docente di Sacra Scrittura, come membro del Comitato nazionale dei Congresso Eucaristici.
Nell’Auditorium Giovanni Paolo II a Loreto, ha proposto ai molti preti, diaconi, religiosi e seminaristi della regione una Lectio divina sul sesto capitolo di Giovanni 6; testo da cui è stata tratta la frase che dà il titolo al Congresso stesso.
Presentato il capitolo e offerta una chiave pasquale di interpretazione, ha indicato come poter passare ad una lettura spirituale che consenta di comprendere in profondità il capitolo stesso, passando dalla trama narrativa alla teologia. Infatti rispondendo alla fame della gente, Gesù offre una risposta ulteriore che salva.
Una risposta che non è accolta dai “lontani” ma anche dai “vicini” che non hanno la profondità spirituale che Gesù chiede. Cosicché «Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (v. 66).
Mons. Manicardi ha evidenziato la necessità che si presenti in modo adeguato e sapendo valorizzare il linguaggio tipico di Giovanni, alcuni temi importanti quali l’Incarnazione del Verbo, espressa da termini come carne e sangue, e la persona dello Spirito Santo: «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono» (v. 63s).
Durante l’intervento, magistrale per la ricchezza dei contenuti e comprensibile da tutti per la competenza del relatore, sono emerse diverse indicazioni pastorali, in particolare per i presbiteri, di cui vorrei richiamarne alcune per i lettori.
Si tratta di “dare ossigeno” alla nostra gente”; come preti abbiamo il compito di pensare in grande e di far gustare cose alte; se è vero come è vero che la Celebrazione Eucaristica è anche banchetto escatologico della Sapienza e si tratta di fare in modo che l’omelia sappia nutrire mente e cuore di chi ascolta. Infatti è da essa che traspare chi siamo; nel preparare la predicazione si tratta di porsi in un certo ordine tre domande: cosa dice il testo? Cosa mi dice? Cosa devo dire del testo alla gente?...
Facendo riferimento al testo in cui Gesù afferma che è il pane della vita, il pane vivo, disceso dal cielo, ha invitato, in particolare i parroci, a coltivare l’amore e la conoscenza della Parola di Dio, alla stregua dei ministri della comunione, con dei “ministri straordinari della Parola”; a non far perdere la grande ricchezza del culto Eucaristico al di fuori della Messa; ad assistere i malati e, in particolare, a non far mancare il “nutrimento spirituale” a quanti vivono situazioni di irregolari, in particolare facendo gustare come Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Infatti, una delle sfide che abbiamo dinanzi è quella di cogliere la verità di questa affermazione, sperimentare cioè che la Parola di Dio è vero nutrimento che sazia ogni persona.
Quanta gratitudine a Dio per ciò che avevamo contemplato, ma anche quanta responsabilità per il servizio che abbiamo nella Chiesa, si è avvertita tra quanti erano nella navata centrale della Basilica della Santa Casa durante l’Adorazione Eucaristica!
Rocchi don Emilio
segretario della Commissione Presbiterale Regionale
Fermo, 27 febbraio 2009
