Archivio Notizie dalla Diocesi
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L’Ufficio della Pastorale Sociale ed il Lavoro dell’Arcidiocesi di Fermo ha preso parte a Palermo al 7° Seminario Nazionale di pastorale sociale sul tema ‘La parte migliore’; la formazione spirituale nella pastorale sociale e Il contributo della Pastorale Sociale ai Cantieri di Betania
La delegazione diocesana dell’Ufficio, accompagnata dalla Direttrice Anna Maria Rossi, ha decisamente favorito la partecipazione dei giovani all’evento raccogliendo l’esortazione lanciata durante l’ultima Settimana Sociale di Taranto di una Chiesa “in uscita” aperta ai giovani e alla donne.
Tra i partecipanti la giovanissima Animatrice del Progetto Policoro Diocesano, Beatrice Ciavarella, da qualche mese entrata nel suo secondo anno di mandato, e il suo predecessore, Marco Malaccari, attualmente collaboratore dello stesso ufficio pastorale PSL e parallelamente impegnato nel ruolo di operatore presso la Caritas diocesana.
Significativa anche la scelta di comporre una Delegazione “multidimensionale” che comprendesse collaboratori impegnati anche in realtà esterne all’ufficio PSL diocesano, come Policoro e Caritas, a testimoniare quell’impegno continuo nel “creare prossimità” tra le varie realtà diocesane stimolando quello spirito di collaborazione e co-progettazione di cui lo stesso cammino sinodale si fa promotore.
La sintesi dei contenuti raccolti durante il Seminario è frutto della “contaminazione” tra le diverse sensibilità e punti di vista propri dei delegati diocesani che hanno preso parte all’evento.
Il Seminario si sofferma sul ruolo centrale della “formazione spirituale” di tutti coloro che animano le attività pastorali proprie dell’ufficio PSL: problemi sociali, lavoro, economia, politica, giustizia, pace e cura del creato.
Si parla di un “ascolto verticale” dalla Parola all’uomo, ascoltando gli altri “alla pari” in uno spirito di fratellanza e condivisione che ci pone prossimi all’altro.
Preziosa la visita ai luoghi animati dall’operato di Don Pino Puglisi, recentemente beatificato in occasione di una visita del Santo Padre a Palermo, che testimonia come il ruolo centrale della Parola e un atteggiamento pastorale proteso al dialogo possano consentire una vera e propria rigenerazione comunitaria. I luoghi della sua missione e del suo martirio (quartiere Brancaccio) ci hanno testimoniato una spiritualità incarnata nella storia degli ultimi.
Il dialogo inteso come motore di progresso sociale, che promuove la sussidiarietà orizzontale nella comunità affinché il Vangelo diventi “esperienza” e non solo “conoscenza”.
Il brano di Vangelo scelto come riferimento del Seminario è il brano di Marta e Maria (Lc10,38-42) che ci introduce al tema della ricerca della “parte migliore”.
La parte migliore, come ci ha spiegato Padre Pino Stancari sj, scelta da Maria è quella di sedersi ai piedi di Gesù, il viandante che saliva a Gerusalemme, essere sua discepola pronta a seguirlo nel suo viaggio. Quindi essere anche noi ai piedi di Gesù per guardarlo nel volto, penetrare nel suo cuore, lasciarci penetrare dal suo sguardo ed avviarci nel cammino che ci propone.
Nel Magnicat commentato dalla dott.ssa Anna Staropoli, anche Maria, Madre di Gesù, quando Dio è entrato nella sua vita, si è messa in cammino: non è stato un cammino semplice, attraversa montagne, mette i piedi nel fango, avverte la fatica del viaggio e dei tanti incontri avvenuti. Ella lascia gli stereotipi, i luoghi sicuri e si avvia verso porti ignoti.
La cura della spiritualità parte dall’incontro con Dio, è l’esperienza con Lui che ci permette di intraprendere il viaggio nella e con la vita degli uomini in tutte le sue dimensioni.
Il teologo don Giuliano Zanchi nella sua relazione ha sottolineato come quando si parla di spiritualità, di solito, si mette in campo la preghiera da aggiungere alla vita; poi la vita è fatta di altro: di impegni, di corse, di affari e di compromessi etc. Altre volte essa viene confusa con il benessere psicofisico da ottenere con le meditazioni interiorizzanti.
La spiritualità cristiana o è incarnata o non è; essa consiste nel restituire un’anima alle “cose del mondo”
Nelle intense giornate di Palermo, animate dagli interventi di numerosi relatori e da momenti di carattere laboratoriale nei quali si è favorita la condivisione delle proprie idee, ci si è spesso interrogati, anche grazie alle numerose testimonianze pervenute, sul come sia possibile restituire un’ “anima” all’economia, alla politica e alla comunicazione.
In molti tavoli di lavoro è emersa l’esigenza, da taluni declinata come vera urgenza del nostro tempo, di ri-umanizzare l’uomo e il suo operato combattendo il modello esistenziale prevalente in cui l’Essere si riconosce nell’“AVERE”.
Abbiamo toccato con mano come nel nostro paese ci sono persone , animate dalla fede in Cristo, che provano ogni giorno a prendersi cura dei rapporti sociali.
Sentiamo l’urgenza di creare reti comunitarie, di lavorare per progetti che mettano al centro le persone e non i sogni di grandezza di qualcuno.
L’esigenza di creare ed animare le comunità territoriali, anche attraverso interventi progettuali volti a restituire la centralità dell’individuo, stimolando la creazione di relazioni e suscitando sentimenti di corresponsabilità verso la cura del “bene comune” diviene fulcro del mandato pastorale di una Chiesa “in uscita”.
Riscoprire il significato più cristiano della “relazione”: lo “stare con” non risponde all’esigenza di un contratto utilitaristico, ma esso è connessione solidale con l’altro
Un restituire significato e valore all’agire dell’uomo nel suo ambiente comunitario : il lavoro è molto più di una professionalità, la politica è molto più del consenso elettorale, l’economia è molto di più della produzione di beni.
Da Palermo ci portiamo nel cuore una visione di pastorale meno istituzionalizzata che sempre più intende permeare il quotidiano delle comunità nelle quali opera spostando il fulcro del suo operato dai grandi eventi formativi e divulgativi di livello nazionale ai particolarismi locali, ai “cammini di provincia” dove il suo agire si fa prossimo alle persone e ai bisogni di quei luoghi.
Un processo pastorale ascensivo che dal popolo di Dio coglie i tratti del suo agire, intercettando preoccupazioni, bisogni e desideri di cambiamento grazie alle “esperienze sul campo” incontrate nel suo essere “in itinere”.
Una pastorale che si fa SOCIALE perché solidale con la comunità che anima, che accoglie le persone nell’ordinario e che promuove il valore della vita al di là della sua utilità.
Grazie Palermo,
Marco Malaccari
Beatrice Ciavarella
Anna Rossi
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