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Notizie dalla Diocesi

L'Arcivescovo scrive ai Turisti e agli Operatori del settore turistico
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Il nostro Pastore esprime l’augurio fecondo di sperimentare, in questo tempo dedicato al riposo, piccoli ma importanti gesti di pace e di serena convivenza, oggi ancor più necessari

A coloro che sono ospiti delle nostre comunità

e a quanti visitano il nostro territorio

 

 

Prot. N.  262/2022

  

Carissimi,

     anche quest’anno ho il piacere di rivolgere a voi e alle vostre famiglie un pensiero di benvenuto nella nostra terra fermana.

      È anche l’occasione per farci reciprocamente l’augurio fecondo di sperimentare piccoli ma importanti gesti di pace e di serena convivenza, ancor più necessari in questo tempo della nostra storia, in cui è pericolosamente riapparsa la dolorosa esperienza della guerra.

      Purtroppo anche nel nostro piccolo, fragilità e conflittualità sono due caratteristiche delle relazioni umane che di sovente ci prendono la mano.

      Quando siamo stanchi, con più difficoltà sopportiamo le asperità della vita e reagiamo con durezza; quando siamo stretti alle corde, ci chiudiamo per aspettare di assestare il colpo decisivo all’avversario; quando siamo stressati dal tran tran quotidiano diventiamo sordi alle richieste di aiuto di chi cammina con noi (immaginiamo, poi, di chi cammina lontano da noi!). Chissà quante situazioni di questo genere possono venirci in mente.

      Ebbene, credo che sia importante partire proprio dall’ammettere le nostre fragilità e dal costatare, di conseguenza, la nostra indole conflittuale per comprendere quali strumenti ed occasioni valorizzare per perseguire un’inversione di tendenza.

Vorrei sottoporvi un esercizio quotidiano interiore.

      Nella frenesia della quotidianità ci diciamo spesso di non aver tempo per curare e custodire il nostro spirito. Il tempo delle ferie può essere un tempo di vacanza ma anche un tempo di nutrimento, un tempo di divertissement ma anche un tempo di consapevolezza.

      Nella nostra terra potrete cercare di resettare alcune criticità interiori attraverso la scoperta delle tradizioni culturali e religiose della nostra storia passata e presente, diffusissima in ogni paese, borgo e città. Dalle feste patronali alle manifestazioni rievocative storiche, dagli eventi culturali alle proposte religiose, dai luoghi dello spirito (monasteri, conventi, santuari e parrocchie) ai luoghi della cultura (rete museale e proposte teatrali), dai cammini ai pellegrinaggi e tanto altro ancora.

      Da qui può scaturire una buona abitudine a sapersi ritagliare dei tempi da dedicare a se stessi che divengono, poi, tempo dedicato “con” gli altri. Tempi in cui smorzare l’aggressività e la propensione alla conflittualità scoprendo e, addirittura, meravigliandoci di essere non da soli lungo la via, di essere tutti un po’ interdipendenti, di stupirci pieni di gioia nel camminare insieme e di saperci stimare a vicenda.

      Pensiamo come sarebbe bello se riuscissimo ad attivare un processo di questo genere, in cui da una piccola esperienza si potesse causare un effetto domino planetario!

      Direte voi: Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma siccome anche il mare è composto da gocce, potremmo concordare un nuovo modo di dire e di fare in cui tra il dire e il fare, c’è di mezzo il cominciare.

      Vi benedico con affetto ed amicizia chiedendo l’intercessione della Vergine Assunta in Cielo, patrona della nostra Arcidiocesi, perché discenda su di voi, sulle vostre famiglie e i vostri cari la benedizione di Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

  

Fermo, 5 Giugno 2022

Domenica di Pentecoste   

 

+ Rocco Pennacchio     

Arcivescovo Metropolita di Fermo

 

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AGLI OPERATORI NEL SETTORE TURISTICO

Agli Imprenditori, alle Maestranze

Agli Amministratori pubblici competenti

Agli Addetti negli Uffici pubblici preposti

Alle Associazioni di categoria

 

Prot. N.  261/2022

 

Carissimi tutti,

 

anche quest’anno desidero esprimere la vicinanza di tutta l’Arcidiocesi di Fermo al vostro prezioso operato di accoglienza e ospitalità delle migliaia di persone che trascorreranno il loro tempo di ferie nella nostra terra.

Vorrei comunicarvi un pensiero di speranza e di entusiasmo in questo tempo complesso per tutti noi.

Già lo scorso anno vi scrivevo queste parole: “Nessuno di noi è in grado di affrontare da solo le vicissitudini avverse della vita.

Tutti abbiamo bisogno di legarci l’uno all’altro e affidarci reciprocamente, non solo per resistere ma anche per ridare slancio alla nostra vita quotidiana e senso al nostro operare”.

Nell’arco di un anno non abbiamo fatto in tempo a rimettere i puntelli alla scossa della pandemia e ci siamo ritrovati con una seconda drammatica emergenza a causa della guerra in Ucraina. In realtà, come afferma già da anni Papa Francesco, si tratta di un ulteriore tassello di quella “terza guerra mondiale a frammenti” che ormai interessa tantissime zone del nostro pianeta, spesso colpevolmente sottaciuta e narcotizzata dai media, dalla politica e dall’opinione pubblica mondiali.

Rilevo come anche il mondo economico e del lavoro del nostro territorio venga squilibrato dai tanti fattori destabilizzanti che scaturiscono da quella che alcuni definiscono economia di guerra. Al di là dei contesti economici del passato, in cui si è coniata questa definizione, oggi ci troviamo di fronte un fenomeno inedito che si intreccia con i processi di globalizzazione, sia economico/finanziaria che geopolitica, sia socio/culturale che umanitaria.

Alcuni la profetizzano già come la tempesta perfetta estesa a livello planetario con effetti diversificati diffusi a livello specifico; una sorta di sette piaghe d’Egitto, non consecutive ma simultanee in situazioni e locazioni distinte.

Come affrontare e superare questa complessità che sembra molto complicata e crea tanta confusione?

La tentazione è quella di ridurre le scelte al si salvi chi può, pensando a cavarsela in qualche maniera a prescindere da chi ci sta intorno. Questo atteggiamento induce spesso a saltare sul carro dei vincitori del momento, aggregandosi a processi che sembrano più opportuni che giusti.

  

Già, la giustizia! Nei momenti critici rischia di essere piegata alla necessità di qualcuno che può anziché al bisogno di chi non può. Il senso e l’azione della giustizia, invece, non possono prescindere dall’armonia all’interno e tra ogni gruppo sociale, dalla famiglia alle nazioni fino all’umanità intera.  Ognuno si senta protagonista attivo di opere di giustizia, negli obblighi e nella responsabilità, nei diritti e nei doveri connessi al proprio lavoro. Nel cammino della storia, infatti, mai è venuta meno la consapevolezza dell’umanità intorno ad un principio fondativo: solo insieme possiamo salvarci. Questo principio ha la necessità di essere incarnato ogni giorno in scelte che pongano al centro il senso più autentico del creato nella sua interezza.Nelle relazioni personali, nei rapporti di lavoro, nelle scelte strategiche e in quelle di ordinaria organizzazione e responsabilità, possiamo impegnarci nell’ascolto delle esigenze dell’altro e di tutto il creato che ci circonda in modo da giocare una partita determinante come una squadra affiatata che ha a cuore il vero ben-essere. È quello stare bene e in armonia con tutto ciò e tutti coloro con cui condividiamo l’esistenza. Il vaccino a cui tutti dobbiamo sottoporci è, dunque, lo stesso che suggerivo lo scorso anno: “un principio attivo di rinnovata fiducia nel fare squadra dando il meglio di noi stessi, dedicando ogni nostro sforzo, ogni nostra attenzione, ogni nostra intelligenza alla ricerca di un bene comune che renda tutti e ciascuno sia protagonisti che beneficiari”.

La sanzione, mi sembra doveroso introdurre questo concetto, dobbiamo applicarla a noi stessi, astenendoci dal perseguire scopi di mero interesse individuale scaricando la responsabilità degli eventi sulle spalle di qualcun altro.

L’azione diplomatica è quella sinodale, del mettersi in cammino insieme a partire dall’ascolto degli altri senza pregiudizio ma con la convinzione che ciascuno di noi è portatore sano di un seme di Bene e di Pace che può germogliare portando frutto abbondante a vantaggio di tutti e di tutto.

Voglio esprimervi, dunque, una profonda vicinanza nella fatica di questo cammino che è complesso e a volte imperscrutabile per tutti noi, nessuno escluso. La speranza, tuttavia, è quella luce che possiamo contribuire a tenere accesa per alimentare reciprocamente il sentimento di gioia nella vita nostra e delle generazioni future. In particolare manifesto questo mio sentimento a nome di tutta la comunità ecclesiale della nostra diocesi alle famiglie che ancora lottano con la malattia, a tutti coloro che stanno arrivando in fuga dai paesi colpiti dall’orrore della guerra, a coloro che stanno generosamente mettendo in campo risposte  di dignità alle tante povertà che affiorano quotidianamente, a tutti coloro che affrontano ogni giorno il disagio economico, sociale ed umano, a coloro che cercano di fare ogni giorno ciò che è giusto.

            Affidiamoci all’abbraccio di Maria Assunta in Cielo, Patrona della nostra Arcidiocesi; per Sua intercessione scenda su di voi e sulle vostre famiglie la benedizione di Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo

 

Fermo, 05 giugno 2022

Solennità di Pentecoste

 

+ Rocco Pennacchio     

Arcivescovo Metropolita di Fermo

 

 

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