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Il tesoro della speranza dentro la fragilità del guscio
Foto sommario

Don Andrea Verdecchia intervista Simone Riccioni, produttore e attore, che presenta il suo ultimo film "La Ballata dei Gusci Infranti"

Caro Simone, produttore e attore, raccontaci in poche parole com’è nato il film “La ballata dei gusci infranti”.


Il film è nato dall’esigenza di raccontare qualcosa che potesse toccare il cuore della gente. La Ballata dei Gusci Infranti per me non rappresenta soltanto un film ma anche un modo per lasciare un messaggio di speranza a tutte le persone che lo vedranno.


Il guscio è rimando immediato al senso di protezione e cura: dice casa, famiglia, abbraccio, calore. Dimensioni a più riprese infrante e demolite da una cultura interessata maggiormente alla costruzione di nuove forme di sicurezza: economica, commerciale, a buon mercato. Quali immagini del film trattengono secondo te, questa vulnerabilità del ‘guscio’?


Come prima cosa ti ringrazio moltissimo per questa domanda!!
Infatti la maggior parte delle persone ha identificato i “gusci infranti” con le case distrutte: certo, questo è l’aspetto che più salta agli occhi. Ma tu hai colto il senso profondo del titolo che abbiamo scelto e su cui, ti confesso, abbiamo discusso a lungo prima di trovare questo che esprimeva il messaggio del film: per questo ancora grazie.
Mi chiedi “quali immagini del film trattengono questa vulnerabilità del ‘guscio’?” direi che ogni singolo fotogramma concorre in questo senso.Però vorrei fare alcune sottolineature. Ad esempio David, insofferente di vivere in una casa in cui è ospite al punto di mettere in crisi l’amore bellissimo che ha per Elisabetta, inizia un litigio ed a un certo punto dice “…. voglio andarmene da questa casa, da questo paese …” ed Elisabetta “da questo mondo, ma dove vuoi andare ….”. Questa scena mette bene in evidenza una vulnerabilità che nasce da un disagio, pur vero e motivato, ma che ha solo la funzione di scoprire un disagio più grande e più profondo: la domanda che abbiamo tutti sul senso della nostra vita, la domanda inestirpabile di felicità. David può andare fuori dal mondo (come dice Elisabetta) ma non può estirpare questa domanda: lo spettatore è invitato a guardare alla sua di domanda e a cercare una ipotesi di risposta.
Mi viene in mente la frase bellissima di Sant’Agostino che dice “Il mio cuore è inquieto, signore, finché non riposa in te”, il punto è proprio questo.
C’è poi l’uomo che abbandona la moglie con un messaggino: questa scena la dice lunga sui rapporti che viviamo oggi, mediati dai social e dalla tecnologia. Vigliacco al punto che non vuole abbandonare la moglie guardandola negli occhi, se ne va mentre dorme …. ed il terremoto non c’è ancora stato, quindi nessuna attenuante. Veramente lui è vittima di questa società: lavoro duro con magari pochi risultati economici gli fa buttare via un rapporto, il progetto d’amore che aveva quando si era sposato.
Cosa dire della scena nel teatro che “….odora dei sigari che c’ho fumato….”, cioè odora di quella coppia che ha passato lì tutta la sua vita. L’amore reciproco di questi due attori ha retto l’urto del tempo ed è stato fulcro del loro amore all’arte. È struggente l’immagine di lei che, con l’abito di scena, va verso il teatro, luogo carico di tanti ricordi, carico di tutta la loro vita e lo trova chiuso.
La vulnerabilità del guscio è forte anche nella perpetua e nel gruppetto di parrocchiani che vedono sostituito il sacerdote del paese con un giovane africano: è bella tutta la dinamica della diffidenza iniziale. La diffidenza nasce dal voler proteggere il proprio guscio appunto, come se una novità potesse metterlo in discussione. Invece nel film chi sostiene la speranza di tutti, chi ricompatta e tiene unita la comunità è proprio Don Ghali: abbiamo fatto questa scelta a sottolineare che non è il conoscersi da tempo o avere le stesse tradizioni che ci unisce NO. Siamo fratelli perché figli di uno stesso Padre!

 

Dalla pellicola emerge forte il senso dell’appartenenza a una comunità, a una cultura condivisa e incarnata tra le pieghe del quotidiano e lo scorrere del tempo. Le scenografie stupende dei monti sibillini, intreccio di mistero e assolutezza, fanno da sfondo alle quattro storie che nel film sono raccontate: narrazioni di vita comune, di volti ai più anonimi, di vissuti silenziosi e nascosti. Tra le tante ‘ferite’ lasciate dal terremoto e che hai incontrato durante le riprese, ci sono anche i ‘germogli’ della rinascita: la forza della speranza in cosa l’hai percepita maggiormente?


In quello che ho appena detto c’è già un po’ la risposta a questa domanda. Ci tengo a specificare che i germogli della rinascita (come li hai chiamati) non sono nel film ma nella vita reale delle persone che ho incontrato in quei luoghi, visitati più volte nella fase di preparazione della trama del film e poi “vissuti” durante le riprese. Ho sentito molti “esperti” parlare di resilienza, capacità prettamente umana di affrontare, resistere e superare eventi traumatici. Sicuramente anche la tempra personale incide sulla forza di rimboccarsi le maniche e ricominciare ….. ma sinceramente non mi convince tanto! Viviamo in un’epoca in cui si va dallo psicologo per ogni sciocchezza, si entra in crisi profonda ad ogni difficoltà …. e credo che la radice di questo sia l’aver dimenticato la ricerca del senso e del valore ultimo della nostra vita: così si è in balia di ogni circostanza. Quando accade qualcosa di imprevisto ed incontrollabile, tante domande sopite riemergono e con loro la gratitudine per esserci ancora, la gratitudine per gli amici che ti sostengono, la gratitudine per chi ti accoglie, ecc. …… è proprio la gratitudine per qualcosa, che ci è già dato, il primo germoglio della rinascita.
Charles Péguy scriveva “La speranza non va da sola. Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.” Sembrerebbe un controsenso, invece è proprio così: chi è rimasto anche in situazioni terribili per non far morire i propri animali, per non chiudere la propria attività o per non abbandonare la propria terra, aveva già ricevuto una grande Grazia. Ho visto la forza della Speranza negli occhi di chi è certo che tutto quel che capita sia dentro un Disegno Buono, chi sa di non essere in balia di una natura capricciosa e maligna ma, al contrario, sa che “neppure un capello del suo capo” andrà perduto.

 

Entriamo nel guscio di Simone: i sogni e le paure di un ragazzo di 32 anni. Nel film tu interpreti il ruolo di David, compagno di Elisabetta (Caterina Shulha), personaggio prossimo a diventare papà. Cosa ha significato per te, ormai vicino al passo del matrimonio, interpretare una figura posta a metà tra il ruolo protettivo, il guscio, la cura della paternità e la fragilità di un mondo interiore fortemente scosso dal terremoto e infranto dalla paura per il futuro?


Nel momento del terremoto, David ed Elisabetta cercano di scappare ma finché la scossa è forte la porta non si apre (è proprio così!). Si vede, dietro il vetro, una mano che spinge la porta …. ecco, quello è un attimo di panico: la porta che normalmente chiudi perché ti protegga nella tua casa, diventa ostacolo alla salvezza, la casa diventa prigione e … a volte, purtroppo, tomba. Il fotogramma della porta mi è molto caro perché dice molto! Infatti la fragilità e la paura ci sono sempre, anche senza terremoto, ma bisogna aprire le porte che il Signore ci mette davanti, oltrepassare la soglia per capire cosa ci attende, altrimenti non sapremo mai quale Bellezza è stata preparata per noi.


Nonostante la crisi economica causata dalla pandemia, di cui ha sofferto in particolare il settore artistico, e in special modo l’indotto cinematografico, tu ha deciso di produrre questo film. Forse il primo guscio da infrangere è stato quello delle tue ragionevoli paure? Cosa ti ha convinto, ma soprattuto motivato, a portare avanti il progetto?


Sono troppo felice di avere il dono di poter essere ancora in questo mondo, e non ho voglia di sprecare nemmeno un singolo istante.


Ci salutiamo con un invito: il tuo! Perché dovremmo venire a vedere il film?


Per mille motivi: perché ci sono scene mozzafiato, musiche incredibili, storie romanzate ma di gente vera e soprattutto perché, scena dopo scena, il nostro cuore si allarga e torna a battere per quello che conta veramente nella vita. Grazie!

 

LA BALLATA DEI GUSCI INFRANTI

Trailer ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=UrMYbDDIeT8

Per scoprire tutte le date delle anteprime, con la presenza degli attori, è possibile visitare il sito https://www.linfacrowd.com/

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