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14 Febbraio: torna lo scambio della pace
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Le ragioni teologiche e liturgiche di un gesto che i Vescovi italiani hanno deciso di ripristinare nelle nostre assemblee, sempre compatibilmente con il pieno rispetto delle normative anti-Covid vigenti

Nella lettera circolare della Congregaione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (che ha avuto l’approvazione del Papa il 7 giugno 2014), troviamo: "«Vi lascio la pace, vi do la mia pace»,  sono le parole con le quali Gesù promette ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo, prima di affrontare la passione, il dono della pace, per infondere in loro la gioiosa certezza della sua permanente presenza. Dopo la sua risurrezione, il Signore attua la sua promessa presentandosi in mezzo a loro nel luogo dove si trovavano per timore dei Giudei, dicendo: «Pace a voi!».  Frutto della redenzione che Cristo ha portato nel mondo con la sua morte e risurrezione, la pace è il dono che il Risorto continua ancora oggi ad offrire alla sua Chiesa riunita per la celebrazione dell’Eucaristia per testimoniarla nella vita di tutti i giorni.
Nella tradizione liturgica romana lo scambio della pace è collocato prima della Comunione con un suo specifico significato teologico. Esso trova il suo punto di riferimento nella contemplazione eucaristica del mistero pasquale – diversamente da come fanno altre famiglie liturgiche che si ispirano al brano evangelico di Matteo (cf. Mt 5, 23) – presentandosi così come il “bacio pasquale” di Cristo risorto presente sull’altare.  I riti che preparano alla comunione costituiscono un insieme ben articolato entro il quale ogni elemento ha la sua propria valenza e contribuisce al senso globale della sequenza rituale che converge verso la partecipazione sacramentale al mistero celebrato. Lo scambio della pace, dunque, trova il suo posto tra il Pater noster − al quale si unisce mediante l’embolismo che prepara al gesto della pace – e la frazione del pane – durante la quale si implora l’Agnello di Dio perché ci doni la sua pace −. Con questo gesto, che «ha la funzione di manifestare pace, comunione e carità»,  la Chiesa «implora la pace e l’unità per se stessa e per l’intera famiglia umana, e i fedeli esprimono la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento»,  cioè al Corpo di Cristo Signore".
Il dono della pace è parso, pertanto così importante ai Vescovi italiani riuniti all’ultimo Consiglio Permanente della CEI, tanto da suggerire di ripristinarlo, dopo i lunghi mesi di sospensione dovuta al tentativo di limitare, il più possibile, il contagio da covid-19.
Se, come ribadisce la nuova traduzione del Messale Romano, ciò che ci scambiamo è il dono del Risorto, allora il gesto con cui rendere possibile il suo scambio tra i fedeli nell’assemblea che celebra i Divini Misteri, deve essere dignitoso, sobrio e capace di veicolare davvero un dono che viene dall'alto.
Sembra utile, quindi, suggerire un segno esteriore con tutte queste caratteristiche, tenendo presente anche che, “ripristinare” il gesto, dovrà evitare e strette di mano e gli abbracci (per via del distanziamento); per questo sarà sufficiente, a partire da Domenica 14 febbraio p.v., al momento della pace, guardarsi negli occhi intercettando lo sguardo dei fratelli e sorelle più vicini, magari facendo anche un inchino del capo e ponendo le mani giunte davanti al petto.
 
Questa modalità e le motivazioni che la sostengono andrebbe brevemente suggerita ai fedeli poco prima dell’inizio della celebrazione (prima del canto di ingresso); in modo tale che, al momento opportuno, appena il sacerdote proferirà le parole: “scambiatevi il dono della pace”, tutti sappiano già cosa debbono fare senza creare confusione o compiere azioni fuori luogo.
 
Fermo, li 7 Febbraio 2021.
V domenica del Tempo Ordinario
 
 
L’UFFICIO LITURGICO DIOCESANO
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