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Segni di bellezza e di risurrezione: è nata la prima Sezione U.C.A.I. dell’Arcidiocesi di Fermo
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Con la nomina di don Andrea Verdecchia a consulente ecclesiastico, si è ufficialmente costituita la prima sezione diocesano dell'U.C.A.I.

Artisti di tutta l'arcidiocesi di Fermo, unitevi! Non è stato detto esattamente così – e scusate la parafrasi - ma l'intento è quello.Unitevi per raccontare la Fede e l'Arte, come per secoli è accaduto. E magari farlo con una sezione locale della nazionale UCAI, ovvero Unione Cattolica Artisti Italiani. E così è stato. Un gruppo di pittori e poeti, stimolati da don Andrea Verdecchia, direttore dell'Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi fermana, s'è messo insieme. Fulcro e personaggio di riferimento è Silvio Craia, artista maceratese già direttore della pinacoteca di Macerata, mentre sul versante poetico è Mario Monachesi il punto aggregante. Ad oggi, gli artisti aderenti sono una trentina, orbitanti tra Civitanova Marche e Macerata. La spinta ha avuto origine dall'esposizione delle loro opere in occasione dei festeggiamenti di San Giuseppe presso la parrocchia omonima di Civitanova Marche dove, dal 2015, don Andrea è parroco. Il sacerdote è anche collaboratore della rivista ARTE E FEDE dell'UCAI nazionale di cui è anche membro nel collegio dei garanti. La proposta è piaciuta all'arcivescovo Rocco Pennacchio che l'ha benedetta ed incoraggiata dopo aver incontrato il gruppo durante le celebrazioni ed aver scelto don Andrea come assistente ecclesiastico.

Potranno diventare soci tutti gli artisti di ogni disciplina che hanno un vissuto di fede e condividono i valori del Vangelo e della Dottrina cattolica e che presentano un adeguato curriculum artistico (docenza di discipline artistiche, mostre, pubblicazioni, ecc...). L'UCAI ha come finalità la cura spirituale di pittori, musicisti, scrittori, scultori, cantanti; l'evangelizzazione attraverso il linguaggio artistico; la promozione della cultura cristiana e cattolica attraverso eventi, mostre, convegni; l'educazione dei bambini e dei giovani all'arte e attraverso l'arte.

Il mondo artistico, forse da troppo tempo lasciato in disparte e poco considerato, torna ad essere invitato, spronato, chiamato a parlare di sé partendo dal senso religioso d'ognuno. Ora, gli artisti della sezione diocesana, unica nelle Marche, racconteranno il proprio impegno nella rubrica de La Voce delle Marche intitolata Arte e Cinema – La creatività della Fede. Ancora una volta è san Giuseppe all'origine dell'iniziativa. E il 2021, non a caso, è proprio l'Anno Giuseppino voluto da papa Francesco dopo la sua lettera apostolica Patris Corde. D'altronde, tra le caratteristiche dell'Ombra del Padre, c'è il coraggio creativo. San Giuseppe non era un falegname qualunque, era un carpentiere dal bastone fiorito, come ritratto ad esempio da Raffaello, simbolo delle misurazioni di templi ed edifici importanti.

Su La Voce delle Marche, gli artisti di volta in volta proporranno un tema piuttosto che una loro opera attraverso un articolo da loro firmato e immagini di accompagnamento. Mai i pontefici avevano dimenticato però questo ambito.

Nella stupenda lettera agli artisti scritta da papa Giovanni Paolo II si legge: «Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò all'opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi». E, in altro passaggio, il futuro santo sottolineava: «La società, in effetti, ha bisogno di artisti, come ha bisogno di scienziati, di tecnici, di lavoratori, di professionisti, di testimoni della fede, di maestri, di padri e di madri, che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso quell'altissima forma di arte che è “l'arte educativa”. Nel vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artisti hanno il loro specifico posto. Proprio mentre obbediscono al loro estro, nella realizzazione di opere veramente valide e belle, essi non solo arricchiscono il patrimonio culturale di ciascuna nazione e dell'intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune». Quel bene comune di cui oggi c'è particolarmente bisogno per ricostruire società solidali e comunità libere. Per ridare vigore all'esistenza e dare speranza. Il Bello è dunque il riflesso di Dio, che scuote, rianima, restituisce vigore alle persone. Scriveva un noto poeta polacco, Cyprian Norwid: «La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere». E per continuare la creazione.

Adolfo Leoni

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