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Venerdì 12 Aprile il Tribunale Ecclesiastico inaugura l'Anno Giudiziario
Interverrà come Relatore all’Evento, Mons. Giuseppe Baturi, che terrà una prolusione sul tema: “Le norme della Conferenza Episcopale Italiana circa i Tribunali Ecclesiastici competenti in materia di nullità matrimoniale”, per fornire un adeguato approfondimento agli operatori dei Tribunali Ecclesiastici e agli operatori pastorali nel loro compito di accompagnamento e discernimento
SINTESI DEI DATI PIU’ SIGNIFICATIVI
sull’attività svolta nel 2018 del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno per le cause di nullità matrimoniale.
Nel 2018 sono state presentate 101 cause provenienti soprattutto, per un buon 30%, dall’Arcidiocesi di Fermo (33), dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto (11), dall’Arcidiocesi di Ancona e da quella di Senigallia (10), e a seguire dalle altre diocesi marchigiane.
C’è una sostanziale parità tra uomini e donne che introducono una domanda di nullità matrimoniale: 52 uomini e 49 donne; il profilo medio della donna parte in causa è di una quarantatreenne, perlopiù impiegata, ma anche operatrice sanitaria, insegnante e casalinga; il profilo medio dell’uomo è di un quarantesettenne, nella maggior parte dei casi operaio e impiegato. La forbice di età delle parti è molto ampia ed è compresa comunque tra i 26 e 67 anni per le donne e tra i 22 e i 73 anni per gli uomini.
Dai dati statistici rilevati emerge inoltre che nelle 101 cause presentate ci sono 57 coppie che non hanno avuto figli, 20 coppie un figlio, 18 due figli, e 6 coppie che hanno avuto tre figli.
La durata media dei matrimoni esaminati è di oltre 8 anni: se da un lato la maggior parte dei matrimoni finiscono entro i primi 6 anni di convivenza coniugale, ci sono anche 18 casi in cui hanno avuto una durata di oltre 15 anni.
Il tempo trascorso tra la separazione di fatto e la richiesta di nullità si è abbreviato a 6 anni in media: questo significa che le coppie che si sono separate aspettano meno tempo rispetto al passato, prima di chiedere che sia verificata la validità del vincolo matrimoniale contratto. Di quelle 101 in totale che quest’anno hanno presentato una causa di nullità, 60 hanno già avuto sentenza di divorzio.
Tra i motivi addotti per la domanda di nullità il motivo che ricorre quasi esclusivamente è il grave difetto di discrezione di giudizio (invocato in 89 casi su 101), e in misura molto minore l’incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio; residuali sono i casi in cui viene addotto un capo di nullità per simulazione e quindi afferente la sfera della volontà, come ad esempio l’esclusione dell’indissolubilità del vincolo e della prole.
Sono state emesse 113 decisioni in totale, di cui 106 nei processi ordinari (di cui 101 affermativamente, e cioè a favore della nullità del matrimonio e 5 negativamente) e 7 decisioni nei processi breviores.
Sono state inoltre pubblicate 114 sentenze di cui 107 relative ai processi ordinari e 7 relative ai processi breviores. Ci sono state 109 sentenze affermative mentre 5 sono state negative, a dimostrazione del fatto che l’opera di consulenza previa è oculata e ponderata.
I capi di nullità maggiormente decisi e sentenziati sono quelli che riguardano l’incapacità consensuale nei processi ordinari mentre nei processi breviores sono più frequenti l’esclusione della indissolubilità e l’esclusione della prole; raramente si trattano il dolo, il timore, la condizione apposta e l’errore sulle qualità della persona mentre non ci sono stati casi, quest’anno, di dichiarazioni di nullità decise per simulazione totale.
Il tempo medio tra la presentazione della causa e la decisione di essa è di 2 anni (tenendo conto dei fisiologici tempi relativi all’istruttoria (quasi sempre comprensiva di perizia psicologica o psichiatrica), e all’attesa per le difese: questo avviene nel caso di processo ordinario mentre per i processi brevi, proprio in considerazione della particolare tipologia di processo, la durata media si “abbrevia” a 5 mesi.
Nel “Prospetto riassuntivo dell’attività svolta nell’anno 2018” si possono osservare i numeri relativi alle cause nelle diverse fasi processuali, distribuite pressoché uniformemente, distinte per anno di presentazione della pratica. Una menzione particolare va fatta dei 107 decreti esecutori emessi dopo la sentenza di I grado in virtù della Riforma voluta da Papa Francesco, la «Mitis Iudex Dominus Iesus». Questo equivale a dire che ben 107 cause trattate da Questo Tribunale sono passate in giudicato, nell’arco di quest’anno.
Alla voce “Situazione attuale del Tribunale” può leggersi il dato finale di 210 cause pendenti al 31.12.2018 e che sta ad indicare la mole di lavoro in termini di causa trattate. Esso è sensibilmente ridotto rispetto all’anno scorso ed è un numero ottenuto in questo modo: alle 224 cause pendenti all’inizio dell’anno (31.12.2017) sono state aggiunte le 101 presentate “in entrata” e sono state tolte le cause “in uscita” e cioè le sentenziate e le archiviate (114+1).
Interessante potrebbe risultare la lettura dello schema di lungo periodo che abbraccia più di un ventennio di attività del Tribunale e che mostra come vengano presentate in media circa 110 cause all’anno mentre il numero delle cause pendenti è andato sensibilmente diminuendo nel corso degli ultimi anni grazie ad una maggiore efficienza dell’apparato giudiziario e allo snellimento della procedura processuale. Ciò è senz’altro confermato dal valore crescente negli ultimi 2-3 anni, delle cause “lavorate” e quindi in uscita, cioè le cause decise e sentenziate.
Spunti di riflessione:
Negli ultimi due anni c’è stato un sensibile incremento del numero delle cause presentate e si è ampliata la fascia d’età di coloro che accedono al Tribunale, mentre per quanto riguarda la “tenuta” media di un matrimonio è di circa 6 anni. Sostanzialmente invariato il numero di cause decise e sentenziate e si conferma il dato che ad essere maggiormente trattati rimangono i capi di nullità riguardanti l’incapacità consensuale (mentre la simulazione parziale per esclusione dell’indissolubilità e della prole rimane molto meno frequentemente invocata).
Da ultimo, la crisi economica e dei valori si riflette anche sull’incremento dell’incapacità consensuale delle parti come motivo di nullità invocato e sulla difficoltà di sostenere le spese processuali (numerosi casi di rateizzazione ed esenzione dalle spese processuali; frequente ricorso al Patrono stabile).
Dei 3871 procedimenti civili iscritti presso la Corte d’Appello delle Marche, relativi a “Famiglia e Separazioni”, il Tribunale Ecclesiastico intercetta una percentuale residuale dei matrimoni non riusciti (2,6%). Sono numeri che fanno riflettere sulla necessità di una maggiore e più capillare informazione nelle singole Diocesi, Parrocchie e Aggregazioni ecclesiali circa la possibilità di usufruire di un servizio di consulenza previa e di accompagnamento per le famiglie “ferite”.
Interverrà come Relatore all’Evento, Mons. Giuseppe Baturi, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici della CEI. Il titolo della prolusione che sarà tenuta da Mons. Baturi è: “Le norme della Conferenza Episcopale Italiana circa i Tribunali Ecclesiastici competenti in materia di nullità matrimoniale”.
La scelta del tema è stata provocata dalla necessità di far conoscere l’impegno qualificato e la partecipazione operativa della Conferenza Episcopale Italiana nel sostenere questa “scelta pastorale” fondamentale.
Si spera così, in tal modo, di fornire un adeguato approfondimento agli operatori dei Tribunali Ecclesiastici e agli operatori pastorali nel loro compito di accompagnamento e discernimento.
Don Mario Colabianchi
Vicario Giudiziale
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