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Il rapporto tra la terra e le creature che la abitano è stato il tema della 13^ edizione della Festa Regionale del Creato, organizzata a Penna San Giovanni Domenica 11 Ottobre dall'Ufficio diocesano per la Pastorale del Lavoro in collaborazione con il Centro Studi "Giuseppe Colucci"
Siamo ormai al 13° Convegno riguardante la tematica generale : “ dalla terra e dal lavoro dell’uomo”, da alcuni anni inserito nella Festa regionale del Creato; quest’anno siamo stati invitati a riflettere sul rapporto tra la terra e le creature che la abitano. Già il titolo del Convegno: “ La Terra per il pane degli uomini e per il sostegno di tutte le creature “ esprime l’idea di una terra che è madre, che accoglie e nutre nel suo seno l’uomo ed ogni altra creatura. Come ha ben precisato Simona Santucci, Maestra regionale di formazione dell’Ordine francescano secolare, la Terra in questo senso è misericordiosa: infatti già nel mondo ebraico il termine “ rahamin”(misericordia) indica le viscere materne che accolgono la vita che nasce, lo spazio fatto dentro di sé per la vita dell’altro. Afferma che per Francesco il cibo è relazionalità: con Dio perché da Lui proviene , con la terra che lo produce, con le altre creature che, attraverso il lavoro dell’uomo, ricevono il sostentamento. Il consumo del cibo davanti a un desco favorisce la nascita di relazioni e di situazioni di fraternità.
Dopo l’approfondimento del pensiero di Francesco, il convegno, con un confronto a più voci sulla tematica, invita ad una riflessione sulle situazioni socio-economiche e politiche che stiamo vivendo.
Al professor Fabio Taffetani è affidato il compito di evidenziare le situazioni problematiche della nostra regione. Egli, prendendo spunto dall’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco , cita il § 35 in cui si parla della necessità di preservare le biodiversità; prende in considerazione tre aspetti del Creato: Agricoltura, Ambiente e Turismo; ne analizza le scelte economiche e politiche che stanno portando alla deturpazione degli ambienti ed al consumo irrazionale della terra, nonché alla perdita di tradizioni che determinano la scomparsa delle biodiversità, garantite dalla presenza dell’uomo. Rileva la situazione delle nostre zone montane che si stanno spopolando, anche a causa di una politica del turismo sbagliata, non programmata per un turismo meno invasivo e deturpante dell’ambiente, ma prolungato per tutto l’anno. Egli fa notare come gli scogli che dovrebbero salvare le coste della regione vengono rubati alla montagna (presso Cingoli), che perde la sua stabilità. Riferisce quali danni per l’ambiente e per l’agricoltura rechino gli impianti fotovoltaici a terra, i grandi impianti di bio-gas e l’uso dei disserbanti , perfino nei cigli delle strade di città; Il più usato, il disserbante glicofante, porta tumori, produce alterazioni metaboliche importantissime anche sui bambini e sui feti (provoca autismo, intolleranze alimentari, alzhaimer etc).
Il secondo punto di vista, quello economico, trattato da Olimpia Gobbi afferma che per poter cambiare l’economia e la politica di un territorio, per poter passare da una politica rappresentativa ad una politica partecipativa, bisogna partire dal locale, mettere al centro l’economia reale, ricollegare il sistema economico con le persone, i loro bisogni ed il loro ambiente storico, paesaggistico, turistico etc.. Anche l’agricoltura che consente il diritto ad un cibo sicuro, deve essere garantita e legata alle tradizioni alimentari di un territorio. Vanno avviati processi di cooperazione sia con la terra che con le comunità locali. E’ necessario diffondere alcune buone pratiche di agricoltura etica perché diventino lievito di una comunità.
A questo punto viene posta dal moderatore una domanda: “ In che cosa abbiamo sbagliato,perché nel mondo c’è chi non ha il cibo e muore ed altri che muoiono per troppo cibo? Perché le relazioni degli uomini tra loro e dell’uomo con tutte le altre creature si sono interrotte, e di conseguenza si è interrotta la catena di mutuo aiuto, di misericordia, di compassione?
Il filosofo Alessandro Pertosa sottolinea che questo atteggiamento è dato dalla violenza, dal potere dispotico; condivide con Paolo Bascioni, che l’uomo moderno ha impostato male il rapporto con il mondo,egli si ritiene il padrone della terra ed invece di custodirla come il Signore indica in Genesi, la sfrutta e non “custodisce” tutti gli altri esseri che essa racchiude. Il male delle generazioni è il concetto di proprietà : nessuno pensa di essere il frutto di una cultura, eppure il concetto di dominio e della proprietà è un prodotto culturale. “L’uomo è un essere in relazione: con Dio, con il prossimo e con la terra” (Papa Francesco), io sono il frutto di relazioni ontologiche e l’ambiente mi costituisce. Ripartire dall’esistenza e ripensare la dimensione relazionale è la sola opzione che ci permette di riformare la politica.
Nel dibattito finale che ha coinvolto tutta la platea, Andrea Antinori,collaboratore di Don Paolo nell’iniziativa di questi convegni, ha evidenziato che un problema importante di questo tempo è che la politica ha tempi brevi, favorisce processi di omologazione, più facili da gestire e da dominare e più vantaggiosi nella realizzazione del profitto. I relatori precisano che nell’ambito politico si deve ripartire impostando relazioni orizzontali tra chi gestisce il potere e la cittadinanza, ascoltare i bisogni, ristrutturare i termini del linguaggio; a livello sociale si chiede ad ogni cittadino di intervenire uscendo dalle piccole comunità, assumendo stili di vita più sobri, più pensati e più diffusi, in armonia con tutto il creato.
Nell’omelia Padre Giulio Criminesi, ministro regionale dei frati cappuccini delle Marche, commentando il brano del giovane ricco, evidenzia come la ricchezza rende il giovane triste, incapace di rispondere al suo desiderio più intimo di un rapporto stretto con Dio, mentre San Francesco ed i suoi frati, che hanno scelto la povertà, sono lieti perché si affidano al Padre.
Si conclude la giornata della Festa del Creato, con un bellissimo segno: un contadino, intervenuto al Convegno,ringraziando per essersi sentito supportato ed incoraggiato nella sua opera di agricoltore, dona, come frutto di agricoltura biologica che attua nel suo terreno, un cesto di mele rosse, offerte poi dagli organizzatori alla comunità dei frati Cappuccini.
Anna Rossi
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