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Notizie dalla Diocesi

E' morto padre Vittorio Blasi
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Il 24 Dicembre, dopo breve malattia, il missionario, originario di Belmonte Piceno, è stato chiamato dal Signore a celebrare in cielo le festività natalizie. Le testimonianze di chi lo ha conosciuto

La belmontese Giustina Sbaffoni che abitava di casa vicino alla famiglia Blasi, diceva: “Dal cielo farò il bene voluto fare in terra.” In questo stesso modo anche padre Vittorio Blasi sta assistendo le persone amate. Il giorno 24 dicembre circa le ore 19 il Signore lo ha chiamato a sé, nell’ospedale maggiore di Bujumbura dove era stato ricoverato il giorno 20 per un blocco renale con febbre persistente.

Ha dato la vita per la missione per quarant’anni in Burundi, dove ha creato molte scuole a Mumuri ed insieme con il vescovo Ruhuna ha eretto il santuario della Madonna mediatrice del Burundi. A Bujumbura ha creato il centro formativo degli orfani dove sono stati accolti centinaia di bambini diventati nel tempo adolescenti e giovani, dopo aver studiato ed essere stati formati ad una vita centrata sui valori per affrontare le inevitabili difficoltà. Ancor oggi altri orfani sono amati ed assistiti in questa residenza dove superano i problemi di un'esistenza resa difficile dai tanti disagi. Padre Vittorio, come padre spirituale, è vissuto nel servizio a Dio ed ai fratelli, nell'umiltà e nella povertà, spendendosi con gli altri, per gli altri.

La sua era una famiglia di agricoltori a Belmonte Piceno e da bambino non mancava di aiutare nei lavori il babbo Giusto e la mamma Elisa, insieme con i fratelli: Mario, divenuto poi Sacerdote, Vincenzo esperto di Agraria e Letizia Anastasia sua assidua aiutante. Ora si sono riuniti in cielo. Tutti hanno sostenuto la missione, insieme con altri parenti, come seguitano e seguiteranno (ci assicurano) a fare. Mario e Vittorio frequentarono le scuole medie, ginnasiali e liceali nel seminario di Fermo fino a quando nel 1962 don Mario fu ordinato Sacerdote e Vittorio fu ammesso nel seminario missionario di Parma. Ordinato anch’egli Sacerdote, Vittorio fu trasferito in missione in Spagna. In seguito fu destinato a svolgere la missione in Burundi, a tempo della guerra di separazione del Ruanda dal Burundi. Qui è vissuto per quarant'anni. Il buon Dio, attraverso padre Vittorio, ha portato la vita dove le armi diffondevano la morte, ha seminato la speranza dove dilagava la disperazione, ha reso operose le iniziative di pace dove veniva propagandata l'illusoria lotta tribale. È davvero un mistero grande, l'opera mirabile del missionario cattolico in una terra straniera dilaniata dalle guerre. Ha salvato durante le feroci stragi militari, alcuni seminaristi inviandoli in Italia, ospitati dal vescovo di Camerino Don Angelo Fagiani ed oggi cinque sacerdoti nativi del Burundi sono in Italia e nella diocesi di Fermo. Padre Vittorio ha espresso il suo legame profondo con Gesù Eucaristia, celebrando la santa Messa negli ospedali e nelle carceri ed animando la preghiera di Adorazione e il santo Rosario fino agli ultimi giorni vissuti in terra. Ha contemplato il mistero di Dio fatto uomo, insieme con Maria che un giorno adagiò il suo Nato in una semplice mangiatoia. Ora insieme con gli angeli padre Vittorio intona il canto di lode e di gloria, riconoscente a Colui che sempre dona la luce del suo amore misericordioso. Lo amiamo come un angelo per tutti gli orfani del Burundi, per i compaesani di Belmonte, per i confratelli Sacerdoti, per i cari nipoti Blasi e Mercuri.

Recentemente, da una e-mail scritta dal missionario saveriano Ruben Macias ricevemmo notizia che il mattino del 20 dicembre scorso, padre Vittorio a Bujumbura era stato ricoverato in ospedale perché soffriva di blocco renale ed aveva problemi respiratori. Subito assistito, veniva tenuto sotto ossigeno, affetto da una febbre persistente. Vittorio si sentiva tanto male e chiedeva preghiere; Il giorno 21 è stato trasferito in sala di rianimazione e gli hanno praticato radiografie ed ecografie. Di continuo gli amici e collaboratori gli stavano vicini, ma a causa della malattia, nonostante tutti i rimedi praticati dai medici, la sua salute è andata peggiorando fino al pomeriggio della vigilia di Natale. Ha scritto padre Ruben Macias. “Nell’obitorio tanti e tanti ragazzi che lui ha aiutato, hanno pianto e continuano a piangere la morte di colui che è stato il loro papà. Adesso tutti stiamo in preghiera per la sua anima. Padre Vittorio è stato un uomo di Dio inviato per amare il popolo Burundese. Il Signore certamente gli ha dato il riposo eterno.”

A tutti noi Il senso cristiano dice che la morte è il giorno natale nell'eternità. Nella gioia che ci viene dalla memoria della nascita del Verbo divino fatto carne, vero volto della misericordia del Padre celeste, viviamo anche l'accoglienza di padre Vittorio Blasi nella casa del divin Padre, con la fiducia che l'eterno Sacerdote lo ha abbracciato. Pensiamo che adesso padre Vittorio celebra le feste natalizie assieme con Gesù, in cielo e intercede per noi lasciandoci un luminoso esempio di amore cristiano.

 

Carlo Tomassini

 

A Don Mauro Antolini, Direttore dell’Ufficio Missionario  Ruben Macias scrive memoria delle opere di p. Vittorio. Racconto di ricordi. Se voi mi permettete, esprimo alcuni pensieri e testimonianze che mi vengono in questo momento. Prima di tutto aggiungo questa mia convinzione: Padre Vittorio sta celebrando il natale con il bimbo Gesù. Due giorni prima, appena era stato ricoverato in ospedale, mi aveva cercato e mi aveva chiamato. Quando sono arrivato all’ospedale la prima cosa che mi ha detto è stato proprio di pregare perché possa celebrare il Natale con i suoi bambini. Mi ha detto, scrivi agli amici di Belmonte, che chiedano delle preghiere perché io posa celebrare questo Natale; me lo ha detto quasi nel pianto. Io penso che il Signore ha accolto la sua preghiera di una maniera straordinaria, perché certamente ha celebrato il Natale con i suoi bambini chi sono già in cielo, e sono tanti,  ma anche e soprattutto con il Bambino Gesù che lui da tanto amato.

Voglio anche condividere con voi altre testimonianze sulla vita di questo prete che ha cercato di vivere la sua vocazione al servizio dei più poveri in Burundi. Posso dire che è stato un prete della misericordia. In fatti la sua vita si risolveva nel fare delle opere di misericordia, soprattutto nel visitare e confortare i malati, i vecchi i poveri gli orfani e le persone in difficoltà. Lui aveva cercato per conto suo di avere un luogo di preghiera in uno degli ospedali più poveri e frequentati di Bujumbura; per questa iniziativa sua, è riuscito a avere una piccola stanza e l’aveva trasformata in cappellina dove ogni mattina si ritrovava insieme a tanti malati e alla gente per celebrare la Messa, dopo di che andava a riconfortare i malati di quell’ospedale. Io ho potuto celebrare alcune volte in quella cappella, soprattutto nei giorni quando p. Vittorio non stava bene di salute.  Dopo la messa andava a vedere i bambini degli orfanatrofio che lui, insieme a un gruppo di laici, seguiva. Passava anche tante ore a confessare tanta gente che lo cercava per sentire da lui una parola di riconforto e un stimolo per cambiare  vita. Anche i prigionieri della prigione principale della capitale erano ogni tanto erano visitati da padre Vittorio ed egli portava a loro la Confessione e la Parola di Dio. La sua vita stava centrata in queste cose: fare le opere di misericordia e pregare per tanto dolore nel Burundi.

Un altro esempio che mi ha dato, era il suo amore per la Vergine Maria, certamente al suo modo ma non era che amore, un amore che lo sosteneva e che lo faceva forte anche nei momenti più difficili. Mi ricordo in questi ultimi giorni, all’ospedale, aveva sempre il Rosario sulle mani o vicino alla sua testa. Passava quelle ore di dolore pregando il Rosario. Nell’ultimo giorno, i dolori erano forti, lui era quasi incosciente, già non sentiva all’orecchio, apriva i occhi poco, ma vedevi nelle sua mani il Rosario e le dita che giravano i grani del Rosario. Mi ricordo che sono andato a visitarlo verso il mezzo giorno del 24, lui soffriva, i dottori sono venuti a vederlo e fare delle cure che le facevano male, lui rimaneva pregando il Rosario; non aveva più la corona nelle mani ma le dita continuavano a muoversi come se stesse pregando il Rosario e sulle labbra i movimenti della preghiera. Sempre pregando il suo Rosario, fino all’ultimo minuto. Così ha trascorso la sua vita; quando stava bene, veniva quasi tutti i giorni da me e sempre scendeva della sua macchina con il Rosario in mano, veniva a chiedermi qualcosa ma sempre il Rosario in mano, pregando.

Parlando della sua macchina mi viene alla mente un altro esempio che mi ha dato; la sua macchina era vecchia, rotta, mal messa veramente, ogni tanto si fermava. Quella macchina era il simbolo delle sua vita, un uomo povero, un prete povero, non perché non aveva soldi, ma perché tutto quello che riceveva lo dava agli altri, agli orfani, ai poveri. Lui ha vissuto in una estrema povertà, anche se ogni tanto riceveva il soldi della associazione e della sua famiglia, mai ha utilizzato il soldi per sé, per i suoi bisogni. Viveva in una piccola stanza nella parrocchia di San Michele, una stanza senza nulla, povera, la sua macchina...penso che nessun prete in tutta la archidiocesi di Bujumbura avesse una macchina come quella; sono sicuro che fra i preti lui è quello che viveva più di tutti in povertà. Ogni tanto veniva e mi diceva: “Sono nella miseria, non ho niente neanche per comperare un po’ di pane per i miei bambini”: non per sé, per i bambini. Altre volte veniva contento e mi diceva, guarda oggi una pia signora mi ha dato cinquanta mille franchi, grazie a Dio, guarda ho comperato un po’ di pane e di fagioli per i miei bambini, infatti nella macchina si vedeva quello. Niente per lui, tutto per i poveri.

Certamente adesso sta godendo di tutta la ricchezza del cielo, l’amore di Dio Padre, del suo Bambino e la tenerezza della Madonna del cielo, la Mamma del Cielo come lui diceva. Nell’ospedale, sempre diceva quella parola, “Mamma”, negli ultimi giorni, quando non poteva più parlare solo sentivamo quella parola che ripeteva incessantemente “Mamma”, chiamando certamente alla Madonna del Cielo che lui amava tanto.

Scusate, sono alcuni pensieri che mi vengono in questo momento, nella preghiera per lui e di ringraziamento a Dio per avermi dato la possibilità di conoscere un prete così, fatto e modellato per il Dio misericordioso.

P. Ruben Antonio Macias Sapien Missionario saveriano in Burundi.

 

 

DA DON PIETRO ORAZI:  Non ho avuto molti contatti diretti con lui, ma ho conosciuto la sua grande attività di Missionario in favore dei poveri, in favore della riconciliazione tra le etnie Tutsi e Hutu, la sua grande devozione a Maria. Il popolo del Burundi, che anche ora vive forti tensioni interne, ha un nuovo intercessore in cielo.

Commenti dei lettori
1 commenti presenti
  • AnnaMaria

    28-04-2016 11:31 - #1
    ho conosciutoPadre Vittorio solo attraversole sue lettere chemi informavano dell'attivita'.Sono una modestissima pensionata ed e'da forse ventanni che contribuisco miseramente alle sue Opere.Solo oggi ho saputo della sua morte:sono molto addolorata,ma credo che in cielo ci sia festa grande!!!
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