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Nella cappella dell'Ospedale di Fermo sarà aperta la Porta Santa
Il luogo della sofferenza diventa luogo della Divina Misericordia. La solenne Liturgia Domenica 31 Gennaio alle ore 10
Giubileo della Divina Misericordia
Il Signore nella sua infinita misericordia ci ha inviato il suo figlio Gesù Cristo per liberarci dalla prigione dei nostri peccati, per aprire i nostri occhi e le nostre anime alla comprensione della sua Parola e dei suoi insegnamenti.
Gesù è venuto a proclamare l’anno di grazia del Signore.
Questo anno della Divina Misericordia è iniziato l’8 dicembre, in concomitanza del 50.mo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II aperto da San Giovanni XXIII con le seguenti parole: “Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore .. vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati …”.
Proponiamoci, grazie alla misericordia del Padre di ascoltare e dare corso ai desideri e richieste del Papa alla Chiesa in questo anno giubilare.
Ne segnalo alcuni:
Contemplare la misericordia di Dio che “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono (MV, 6).
Guardare lo svelamento della misericordia di Dio in Cristo: “Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione.” (MV, 8).
Credere alle parole di Gesù quando ci rivela Dio che perdona con gioia, infatti “siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: « Non tramonti il sole sopra la vostra ira » (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo.” (MV, 9)
Dobbiamo convertire la nostra visione della Chiesa perché: “L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa « vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia ». Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.” (MV, 10)
Gesù ci invita a non condannare a non giudicare a eliminare dalla nostra vita sentimenti di gelosia, di invidia e a “saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto.” (MV, 14)
Dobbiamo riflettere, durante il giubileo, sulle opere di misericordia corporale e spirituale “per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina … Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti …. ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga … per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore.” (MV, 15)
E’ necessario porre al centro del nostro apostolato il portare al sacramento della Riconciliazione tanti nostri fratelli per far sperimentare loro la grandezza della misericordia di Dio per trovare pace e gioia nella vita interiore.
Il Papa ci chiede di pregare perché i confessori siano un vero segno della misericordia di Dio. “Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini …. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia.” (MV, 17)
Domenica 31 gennaio alle ore 10.00 S.E. Mons. Luigi Conti aprirà all’ospedale civile A. Murri la Porta Santa. Il luogo della sofferenza avrà, fatto unico nella storia della Chiesa, la sua porta della Divina Misericordia dove familiari dei ricoverati, personale dell’ospedale, adoratori, attraversando la Porta Santa e sotto le condizioni previste (essere confessati, recitare il Credo, fare la comunione, pregare per il Papa, fare un pellegrinaggio) possono lucrare l’indulgenza plenaria per i vivi o per i defunti.
Questo evento sarà per noi fonte di immensa gioia e di gratitudine e lode al Signore per la sua infinita misericordia.
Maria Mater Misericordiae “presso la croce, insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù.(MV, 24)
Don Pompeo Santese
Cappellano dell’Ospedale Civile A. Murri
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