Nella sempre suggestiva cornice della Chiesa del SS.Crocifisso d’Ete a Mogliano, la locale Confraternita del SS.Sacramento ha celebrato la festa di S.Giuseppe Lavoratore organizzando un momento di riflessione ed approfondimento sull’attuale crisi economica. Tutto il mondo del lavoro, a livello mondiale, è seriamente coinvolto e preoccupato da quanto sta avvenendo, ed in simili circostanze ciò che più conta non è tanto riuscire ad identificare i colpevoli, quanto piuttosto infondere quella speranza che solo la fede in Cristo e l’adesione al suo Vangelo può trasmetterci.
La serata del 30 Aprile è stata anche l’occasione per presentare ad una platea variegata, composta da lavoratori, piccoli imprenditori, amministratori locali e membri di associazioni di volontariato invitati per l’occasione, l’attività dell’"Ufficio Diocesano per i problemi sociali, il Lavoro, la Giustizia e la Pace" di cui Don Paolo Bascioni è l’assistente Ecclesiastico, Franco Amicucci è il direttore, ed Anna Rossi vice-direttore e coordinatrice dei gruppi di lavoro.
Don Paolo nel suo intervento ha definito la Dottrina Sociale della Chiesa come l’insieme degli insegnamenti della fede cristiana in rapporto alla società, che si traducono nell’indicare direzioni, nel proporre valori e prospettive. Storicamente l’inizio della Dottrina Sociale viene fatto risalire al papa Benedetto XIV e ad una sua enciclica del 1745, ma ciò non significa che la Chiesa, prima di allora non si sia interessata a queste problematiche. Le idee illuministe stavano infatti scardinando dalle radici i fondamenti della societas cristiana, e la cosiddetta società laica nell’approccio ai problemi sociali non si riconosceva più nel Vangelo come riferimento unico; per questo motivo la Chiesa sentì la necessità di attivarsi e reagire ribadendo alcuni punti fermi, tuttora validi nell’affrontare l’attuale crisi economica: i criteri della centralità, della verità, e della responsabilità.
Innanzitutto centralità dell’uomo, per cui tutto ciò che nella società viene messo in atto deve essere rivolto a vantaggio e a protezione dell’uomo stesso. L’uomo è un essere di assoluto valore per il fatto che l’uomo vero è l’Uomo Gesù, e proprio per questo non si può ammettere che nessun uomo viva nella ristrettezza.
Verità, poi, intesa come verità di fede e di ragione, che si rende proponibile e comprensibile anche ai non credenti, perché tutti giungano a riconoscere il valore assoluto dell’uomo.
Infine responsabilità, perché ogni uomo sia responsabile, davanti a Dio, del prossimo, ossia di colui che ha bisogno, chiunque egli sia, che non va mai umiliato o scavalcato, ma, semplicemente, aiutato.
Guardando a questi criteri ci vengono in aiuto le parole di Benedetto XVI, secondo cui non possiamo far pagare la crisi ai poveri e a tutti coloro che, invece, debbono essere sollevati dallo stato in cui loro malgrado si trovano. Per il dopo-crisi stiamo preparando una società come questa, con le medesime sperequazioni, o una società che rimetta in moto meccanismi per cui la convivenza si basi su concetti diversi dal consumismo e dall’arricchimento senza limiti?
La relazione di Franco Amicucci è stata un’interessante analisi sociologica di questa crisi tendente ad evidenziare i profondi cambiamenti in atto nel nostro tempo.
E’ indubbio che oggi vi siano parecchi indicatori che evidenziano un rallentamento dell’economia, ma è altrettanto vero che tutto sommato le famiglie hanno, oggi, ammortizzatori non presenti in periodi di recessione registrati in precedenza; infatti il calo dei consumi registrato è solo del 3%. Ciò che maggiormente caratterizza il nostro tempo è, invece, la grande accelerazione nei mutamenti sociali, nel passaggio da una società agricola ad una società industriale e poi terziaria, in cui sono aumentati, paradossalmente, sia il lusso che la precarietà e, soprattutto, la complessità, che non va vista come complicazione, ma piuttosto come eccesso di alternative disponibili.
In questo contesto è facile cadere nella perdita di controllo dell’insieme, nella mancanza di un governo globale della realtà, e nella frammentazione del pensiero e delle culture.
Il problema principale diventa allora la sfida educativa, la necessità di educare i giovani all’incertezza. In una società come questa le crisi simili a quella che stiamo vivendo potrebbero essere tantissime, ma anche nel nostro piccolo abbiamo una risposta che sta proprio nella sfida educativa. Certo che se oggi manca il lavoro viene meno un punto fermo della società, ma sicuramente la difficoltà nelle relazioni dovute all’assenza di riferimenti valoriali è un problema maggiore.
Ognuno di noi, leggendo attentamente i segni dei tempi può essere educatore nel momento in cui si assume la responsabilità di essere un riferimento per l’altro, valorizzandone i pregi, rispettandone i tempi e le aspirazioni.
Riprendendo le parole del Santo Padre, la sfida educativa diventa sfida valoriale, nel momento in cui mettiamo da parte la cupidigia, l’idolatria dell’apparire, e la tentazione del guadagno facile ed immediato.
L’uomo di fede non ha mai bisogno di apparire; piuttosto è cosciente del fatto che il rinnovamento e la purificazione della società va operato a partire da se stesso.
L’incontro si è concluso con un intervento di Anna Rossi che ha citato i 18 incontri fatti in questi mesi nelle parrocchie (focus group per rilevare valori e problemi percepiti nella Diocesi) ed ha inquadrato questo evento di Mogliano come il primo che inaugura il secondo ciclo di incontri.
Paolo Iommi, priore della Confraternita del SS.Sacramento di Mogliano