rosone

Riceviamo e pubblichiamo

Ricorrenze centenarie di San Celestino V e di Gregorio XII Governatore delle Marche

Celestino VPapi che non respingono il seggio, all'occorrenza lo cedono

  La rinuncia di Benedetto XVI coincide con il settimo centenario  della canonizzazione di Celestino quinto: 1313 – 2013.  Il 5 maggio 1313 nella cattedrale di Avignone, Notre Dame de Doms, il papa Clemente V proclamava Pietro del Morrone “santo” con il titolo di San Pietro confessore.

  Dante Alighieri era a Verona, ospite degli Scaligeri, e stava scrivendo il poema del “Paradiso”, nel tempo che era presente in Italia l’imperatore Arrigo VII il quale fu occasione di amara delusione per il sommo poeta che sperava troppo nel ruolo politico dell’impero, mentre le città italiane lo rifiutavano. Dante onorò Celestino V come modello di povertà evangelica e questa virtù è pienamente esaltata nel Paradiso dantesco, come la proclamata canonizzazione offriva un esempio di condotta virtuosa al mondo.

   La memoria storica della Chiesa non può cadere nelle false interpretazioni di alcuni studiosi della Divina Commedia, che attribuiscono il “Gran rifiuto” fatto dal cardinal Orsini al santo Celestino V che lo stesso Dante onorò come santo. La rinuncia di Celestino V non fu un “rifiuto”  e nessuno confonda, per ignoranza, il significato del cedere il seggio con quello di respingere.

   A rinunciare al pontificato petrino, il primo conosciuto, con certezza storica della data, nel 235, fu papa Ponziano, onorato come santo. Lo fece anche Benedetto IX, Teofilatto di Tusculo, il 1 maggio 1045. Nessuna meraviglia sulla legittimità delle loro decisioni, sapendo che Ponziano e Celestino V sono elevati agli onori degli altari come modelli e intercessori.

   Per ricordare un altro centenario, nel 1413 Gregorio XII, Angelo Correr, autentico papa tra due antipapi, quando l’imperatore preparò il Concilio nel suo territorio, si dichiarò pronto a cedere il seggio, per riconciliare la Chiesa in unica obbedienza al ministero di San Pietro. Erano giorni burrascosi quelli del lungo scisma d’occidente. Fu allora che l’antipapa, Giovanni XXIII, si dimise  e lasciò unico papa legittimo Gregorio XII.

   Di fatto, il 4 luglio 1415 Gregorio XII fece presentare la sua rinuncia al papato ai cardinali riuniti in concilio. Si legge nel verbale (tradotto dal latino)  “Il sacrosanto sinodo generale di Costanza, legittimamente riunito nello Spirito santo e espressione della chiesa universale, accetta, approva e loda la cessione, la rinuncia, l'abdicazione, da parte di colui che nella sua obbedienza era chiamato Gregorio XII, del diritto, del titolo e del possesso che ebbe nel papato”.

   La storia conferma la piena libertà di agire per il bene della Chiesa con simile rinunce. Le Marche sono onorate da Gregorio XII che era Governatore delle Marca prima del papato e tornò, dopo la rinuncia, ad esercitare questo governo marchigiano, fino alla morte nel 1417 e i suoi resti mortali sono nella antica cattedrale di Recanati.

   Corsi e ricorsi storici.

 

 

 

Carlo Tomassini

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