Archivio Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo
Pubblichiamo una lettera giunta in Redazione sul triste fatto che ci ha colpito in questi giorni
Mi chiamo Antonio, sono di Osimo, ma vivo a Barcellona da 12 anni.
Ho appena letto la notizia del ragazzo nigeriano ucciso a Fermo. Il marito di mia sorella è di questa bellissima città, la conosco abbastanza bene. Sono le mie care Marche.
La violenza capita dappertutto, ma questa storia è paricolarmente cruda, perché ho letto che questi due ragazzi erano fuggiti dai terroristi di Boko Haram, dopo la morte della loro bambina e dei genitori di lei, e avevano fortunatamente trovato rifugio nel vostro seminario.
Allora è per questo che vi ho voluto scrivere. Perché in momenti come questo è più facile che prevalga l’odio e la rabbia sopra i sentimenti di pace e perdono. E chi fa tacitamente il suo lavoro di pace, quotidianamente ha bisogno di essere aiutato e confortato.
A tutte le persone che come voi fanno accoglienza sento di voler dare tutto il mio supporto e il mio appoggio. Fate un gran lavoro.
Mi viene anche in mente.. Fate incontri con la popolazione locale, lavori di integrazione dei rifugiati? Alla fine si odia sempre ciò che non si conosce.
Immagino feste popolari dell’integrazione dove a cucinare e servire sia gente del posto insieme agli immigrati. Dove si potrebbe cucinare italiano e africano e dove i rifugiati potrebbero raccontare le loro storie.
E alle persone come l’omicida, anche e soprattutto a loro bisogna tendere la mano, del perdono, della comprensione, dell’aiuto.
Non ho un’idea chiara di come poter aiutare in tutto questo, ma quest’estate sarò nelle Marche ad agosto e mi piacerebbe venire a trovarvi.
Un caro abbraccio dalla Spagna, da una città meravigliosa dove si respira un’atmosfera di pace e buona convivenza.
Antonio
36 anni come Emmanuel
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