Archivio Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo
Una testimonianza dal campo famiglie di Cagnano
Carissimi,
all’inizio dell’anno, aprendo la mail come gli altri giorni, abbiamo ricevuto l’invito alla partecipazione, come famiglia, ad un campo famiglie organizzato per la prima volta dalla nostra Diocesi. Quasi per scherzo, forse con un’iniziale incertezza, abbiamo deciso di aderire a quanto Tania e Germano, organizzatori responsabili del campo, ci avevano proposto. Più volte abbiamo notato, e anche fatto rilevare, come all’interno delle Parrocchie spesso i percorsi dei singoli cammini, dei singoli gruppi, rappresentino delle realtà a sé stanti, importanti, fondamentali, spesso con molti punti in comune, ma pur sempre vissuti in un ambito ristretto, non offerti all’intera comunità.
L’invito che Tania e Germano ci mettevano davanti rifletteva questo desiderio di “cammino comune” e forse anche per questo aspetto ci siamo in breve sentiti di lanciare un sasso positivo all’iniziativa ed inviare il nostro “ok”. Oggi, al ritorno dal campo, abbiamo sentito forte il desiderio di testimoniare le sensazioni provate, che con certezza rimarranno come bagaglio futuro, come acqua nella borraccia quotidiana. Personalmente, la serata finale che genitori e bambini hanno allestito per l'ultima serata é stato il simbolo del campo. Poi il momento della Messa, a misura di bambino, dove i bambini più piccoli suonavano. Tutti noi che abbiamo assistito, partecipato e visto , emozionati, sbalorditi come se fossimo stati davanti alla migliore orchestra che si esibisce in un grande teatro. Non credo che il primo violino di una famosa orchestra, abbia piú arte musicale di chi percuoteva i cembali, marcando il tempo, di chi agitava le maracas; ha solo un’altra storia, ma la grandezza di meravigliare è in entrambi. Ecco l’insegnamento più grande dal campo viene proprio da loro, dai bambini, mai in difficoltà, grazie agli splendidi animatori che li hanno e ci hanno accompagnato in questa esperienza. Mai, nemmeno per un momento è balenata in loro la necessità di una televisione, di un computer, di un gioco elettronico. Per sette giorni abbiamo li abbiamo visti giocare tra di loro, senza uno screzio, con un pallone, con della terra, con dei bastoncini raccolti nel boschetto, con un’altalena sgangherata mancante del seggiolino! Come non interpretare in tutto questo l’aver toccato per un momento il sapore magico dell’essenzialità; lo stop all’inutile, al superfluo, alla noia. Quanto ai momenti di condivisione e di esperienza personale mi porto dentro come momento di crescita l’aver potuto conoscere ed approfondire dalle relazioni ascoltate, l’ambito di Gesù come uomo, la figura di un Gesù più vicino, consapevole delle difficoltà della vita terrena, con le proprie virtù e debolezze; pur ben comprendendone la grandezza ed i diversi aspetti, ce lo hanno reso più a noi vicino, più raggiungibile, e certamente più “pregabile” per usare un termine quasi improponibile nell’italiano di tutti i giorni. Queste caratteristiche fanno di Lui il modello da imitare e la sua umanità di indica e descrive come dovrebbe essere la nostra.
Se dovessimo fare una descrizione di quello che il campo è stato per noi direi che è stata un’occasione per scoprire insieme e sostenere le potenzialità che ogni famiglia ha in sé stessa nel rispetto della sua originalità e, nello stesso tempo, offrire uno stimolo per una vita più autentica, un momento autentico intenso di riscoperta dell’unità fra fede e vita. Noi siamo certi che per costruire, per edificare bisogna partire dal basso, dalle fondamenta, dalla terra. Questo campo è stato sicuramente un’occasione per provare a costruire qualcosa: eravamo in tanti a Cagnano, con una parte si è condiviso esperienze, imparando a parlare lo stesso linguaggio, anche se dopo il campo le strade si sono divise inesorabilmente per raggiungere altre mete, chi il lavoro, chi atri impegni…Una cosa però ha accomunato un po’ tutti: aver scelto una simile esperienza con la voglia di mettersi un po’ in gioco, sapendo benissimo di non essere in una “vacanza Alpitur”. Sentiamo di essere stati a Cagnano per edificare: la materia prima, la terra, c’era, eravamo tutti noi e, a dire il vero, eravamo anche abbastanza “arati”, ogni anno che passa quell’aratro che possiamo anche chiamare “vita”, ci trasforma un po’, ci rende più maturi, più disponibili e più coraggiosi, più pronti ad accogliere il seme.
Su questi aspetti si edifica la famiglia, una famiglia in cui non ci si ritrova a tavola davanti ad un televisore senza neppure guardarsi in faccia, bensì una famiglia in cui si dialoga, ci si scontra, si mettono i musi, ma dove alla fine vince sempre quel sì perché gettato su di un terreno fertile.
Al termine di questo percorso ci siamo detti che e' importante guardare dentro alla nostra bisaccia per capire se il contenuto e' veramente ciò che e' essenziale, se siamo abbastanza liberi per poter rispondere alla chiamata alla gioia che Gesù ci fa tutti i giorni. In poche righe potremmo dire che il Campo Famiglie ha rappresentato una esperienza profonda di preghiera, condivisione ed annuncio, per sostenere la famiglia nel difficile momento in cui la famiglia si trova oggi.
Vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro che hanno condiviso con noi questa esperienza, per i momenti durante i quali, con verità, ci siamo posti di fronte alla Parola, lasciando che parlasse alla nostra vita, e abbiamo avuto la forza di comunicare con fiducia tra fratelli ciò che siamo e pensiamo. Abbiamo assaporato la bellezza di una condivisione che ci ha reso più leggeri, liberi, e questo ha fatto si, che in questa intensa settimana, si sia sempre incontrato il sorriso dell’altro.
Abbiamo sperimentato che tutti siamo in cammino e che camminare insieme rende il percorso piu' bello.
Un saluto fraterno
Antonella e Franco
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