Archivio Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo
Riflessione di Mario e Manuela
Ultimamente ci è capitato in diverse situazioni ed in diversi ambienti sociali di parlare dei temi riguardanti la separazione, il divorzio e la convivenza in rapporto all’accesso al sacramento dell’eucarestia. Abbiamo notato come la confusione, l’inganno dei media (radio, tv, giornali e internet) e molta superficialità- anche fra cattolici- creino incomprensioni e sofferenze ingiustificate. Forse è il caso di ribadire che il Matrimonio Cristiano è l’immagine concreta, visibile sulla terra dell’amore di Dio per l’uomo. “ Infatti l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio che è AMORE. Avendolo Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un’immagine dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’uomo.” (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica 1604) E’ per questa ragione che una persona separata o divorziata – e che viva al fianco di un nuovo compagno/a - non può accedere al sacramento dell’eucarestia, perché si è separata dall’oggetto principale del suo amore, qui sulla terra, ed è come se avesse mostrato, così, che anche l’amore che Dio ha per ciascuno di noi ha un limite. La chiesa cattolica venera il Dio dell’amore infinito, incondizionato e perenne. La persona che si allontana dal proprio coniuge, da un lato, si allontana dall’amore di Dio che solo può rendere l’amore umano assoluto e indefettibile; dall’altro, il suo condividere il pane eucaristico non ha senso perché manca la comunione con la “carne della sua carne” e se non è in comunione con essa come può essere in comunione con Dio? Il fatto, però, di non poter accedere al sacramento della comunione non significa esser tagliati fuori dalla Chiesa, essa è per sua natura Madre, che accoglie sempre i suoi figli, santi o peccatori. “ La comunità cristiana li accolga e preghi per loro” ribadisce la Familiaris Consortio , riferendosi ai separati e ai divorziati . Inoltre, come non tutte le relazioni matrimoniali hanno il loro apice nell’atto sessuale, così non tutte le comunioni hanno l’apice nella comunione sacramentale. Un matrimonio, cioè, è vero anche se non c’è rapporto sessuale che è l’apice della relazione – fondante è l’amore-; una comunione con Dio è nella Parola, nella testimonianza, nella relazione d’amore con i fratelli ed è vera anche se non raggiunge il suo apice nella comunione sacramentale. Tutti, andando a Messa, possiamo accedere alla comunione Spirituale! Chi non può fare la comunione perché divorziato testimonia sacrificalmente (cioè con la sua sofferenza) , con la testimonianza, con la ricchezza delle relazioni umane, con l’assiduità e la familiarità con la Parola, l’indissolubilità del matrimonio.
Riguardo ai conviventi, molte persone non si pongono neppure il problema, tanto i media (radio, giornali, tv, internet) le hanno convinte che convivere sia un comportamento cristiano, mentre la loro situazione non è molto diversa dai separati risposati! Occorre chiarire, anzitutto, che il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo (cfr lettere di San Paolo), mezzo della nostra realizzazione spirituale e umana, esso ci serve per amare e amare è per definizione un atto che si rivolge ad un altro; il nostro corpo non serve a soddisfare i propri fini personali ma a far felice l’altro. Qual è, poi, la caratteristica fondamentale dell’amore cristiano? L’assolutezza, l’indefettibilità; insomma l’amore fra un uomo ed una donna è per sempre, qualsiasi cosa accada. Per chi ha visto la fiction su Sant’Agostino, recentemente in onda sul primo canale rai, un esempio luminoso è quello di Santa Monica che ha amato ed è rimasta fedele al marito, nonostante il suo comportamento dissoluto,e alla fine ha avuto la gioia di assistere al riconoscimento del vero amore coniugale, del vero Dio e alla richiesta del battesimo. La convivenza ha come presupposto la precarietà del rapporto. Anche se si convive in vista del matrimonio, la relazione è sempre al vaglio degli eventi, dei sentimenti, delle situazioni. Questo non è amore, è una bruttissima copia di esso, con il fiato corto della precarietà umana. Se uno infatti ci dicesse: “Guarda ti amo, ma solo fino a che non mi stuferò o troverò qualcosa di meglio” noi che diremmo? Che quello è amore? Certo che no! Questo è il CONTRARIO dell’AMORE., è egoismo bello e buono. O ancora, se un genitore dicesse al proprio figlio, “Figlio mio ti voglio tanto bene ma solo fino a che farai quello che ti dico io, sarai bravo e starai bene altrimenti non ce la posso fare a stare conte…” che genitore sarebbe? Ci farebbe un po’ ridere e comunque non lo considereremmo un genitore capace di educare e portare avanti un figlio.
E noi? Forse anche noi per il nostro coniuge non siamo figli, padri, madri, fratelli? Inoltre noi esseri umani, per vivere sereni, abbiamo bisogno di stabilità affettiva, anzi più il mondo è dinamico e confusionario, più abbiamo bisogno di stabilità. E cosa c’è di più stabile, bello, salutare e rasserenante che tornare a casa, stanchi dal lavoro e ritrovarci con la persona che ci ama e che amiamo? Che è solo per noi?
Ma c’è di più. Quando un rapporto e così bello, vero, non ci basta più essere in due, da soli, ma vorremmo che tutti ne partecipassero un po’. Perché l’amore, quello vero, supera i confini della nostra persona, prima, e della coppia, poi. Proviamo, invece, a metterci in gioco, con tutte le nostre energie, a far “funzionare” questo amore diffondendolo tutto intorno a noi e vedremo che la vita di coppia non sarà né noiosa, né vuota anzi, sarà ricca di gioie e di soddisfazioni.
Una parola di conforto la vorremmo dare in particolare a tutte quelle coppie che, con immenso dolore, pur avendocela messa tutta non sono riuscite a tenere insieme la propria coppia. Oggi le difficoltà sono molte, interne ed esterne alle coppie e alla famiglie… ecco perché vorremmo esortarci tutti, famiglie felici, famiglie in difficoltà, famiglie di separati… a non chiuderci in noi stessi pensando di risolvere da soli i nostri problemi.
Chiediamo aiuto a Dio nella preghiera – che bella la preghiera in famiglia! Apriamo i nostri cuori ed incontriamoci con le altre famiglie! Magari nella nostra parrocchia e in quella vicina, per poterci sostenere a vicenda. Nel confronto e nel dialogo, basati sull’amore, si trova sempre il sostegno alla nostra vita, e la consolazione nelle difficoltà.
Ai separati, in particolare, vorremmo dire: non sentitevi soli, la Chiesa vi ama e si fa carico della vostra sofferenza! Vi aspetta per accogliervi come madre. Non abbiate paura di essere amati né di amare, l’amore infatti genera amore e come un boomerang tornerà a noi colpendoci con la gioia della vita vissuta fino in fondo.
Invitiamo tutti alla festa diocesana della famiglia il 25 Aprile a Civitanova Marche all’Ente Fiera per incontrarci e accogliervi nella gioia.
Mario e Manuela
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