Archivio Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo
di Manuela Marini
Ormai è sotto gli occhi di tutti che il terremoto della settimana Santa ha portato morte, molto dolore, senso d’ingiustizia, costernazione e paura. Riflettendo su questo evento, molti non credenti vi hanno comunque visto degli effetti, per certi versi, insospettati. Ho sentito le persone meno religiose affermare che non si aspettavano tanta solidarietà, che credono nell’uomo perché sono state aiutate, che la forza dell’amore si è manifestata attraverso la gente (di buona volontà). Queste persone, a mio modesto avviso, senza saperlo, hanno fatto una professione di fede, semplicemente non sono riuscite a cogliere il volto di Gesù Cristo nei loro benefattori o nei sofferenti. Noi Cristiani sappiamo bene che Gesù non si manifesta “magicamente” scendendo dalle nubi ma si rivela sempre nell’incontro con una persona ben precisa, in un momento storico ben definito.
Forse sembrerà azzardato, fuori luogo, sicuramente lontano dalla nostra logica umana ma, se guardiamo i fatti come si sono svolti, non possiamo non cogliervi un disegno di salvezza . Una salvezza non umana ma divina, perché al Dio dell’Amore e della Misericordia interessa la salvezza della nostra persona in relazione con Lui e quindi con i fratelli. («Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri. Is 55,8-9)
Se guardiamo a cosa è accaduto la notte fra il cinque e il sei aprile troviamo la morte di persone innocenti, come quella di Gesù che è l’innocente per antonomasia; il dolore e la sofferenza di chi ha perso familiari, casa e lavoro, come Gesù ha sofferto nella propria carne la perdita della vita umana e come hanno sofferto i suoi apostoli, Maria e le donne che lo seguivano; il senso d’ingiustizia per la morte di molti giovani e per la rovina di costruzioni che dovevano essere a prova di terremoto, lo stesso senso d’ingiustizia che non sfuggì a chi vide Gesù, innocente, appeso alla croce; costernazione e paura per le nuove scosse, gli stessi sentimenti degli apostoli dopo la morte di Gesù; persino gli sciacalli, che si sono accaniti sui poveri resti delle persone e delle famiglie, ricordano la spartizione delle vesti di Gesù.
Inoltre ricordiamoci che questo terremoto è avvenuto in un momento importantissimo per i cristiani, la settimana santa, culmine della quaresima che è il periodo di riflessione e preghiera sulla morte, sul senso della vita e della resurrezione. Magari molti di noi non ci avranno fatto caso, presi come eravamo dalle festività imminenti, dai progetti di vacanza, riposo e relax , ma sicuramente il clima vacanziero si è mutato in clima di riflessione, proprio sulla morte e sul senso della vita. Gesù si è incarnato ancora una volta nella storia.
Ci chiediamo costernati se era necessario che quelle persone morissero, se erano persone peggiori di altre. Ebbene, Gesù stesso ci risponde attraverso il Vangelo di Luca paragrafo 13 versetti 4 e 5 “O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.” Appare così, chiaramente, che Dio ha a cuore anzitutto la nostra conversione, che cambiamo condotta di vita, che siamo responsabili per i nostri fratelli e non che ci abbarbichiamo alle nostre fragili certezze, magari mettendo in pericolo anche la vita altrui pur di vivere meglio. Coraggio allora, lasciamo che la Pasqua, il passaggio da una vita di egoismo ad una vita di condivisione,scaturita ancora una volta da una grande sofferenza, trovi il suo compimento in ogni nostra azione di vita; anche se non siamo credenti in Cristo lo possiamo fare per Amore di quelle persone che sono nella sofferenza e Dio ci ricompenserà, perché anche se noi non crediamo in Lui, Lui crede in noi.
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