rosone

Riceviamo e pubblichiamo

Poche vocazioni, tante difficoltà

una famiglia di Porto San Giorgio ci scrive e noi rispondiamo

Siamo una famiglia di Porto San Giorgio. Facciamo parte della parrocchia di Santa Maria a Mare e non riusciamo a spiegarci perché non dobbiamo avere un sacerdote con cui confidarci in quando gli stessi vengono cambiati continuamente (vedi padre Ferdinando o padre Ermanno). Così facendo penso si ottenga solo l'allontanamento dalla stessa parrocchia.
Ci auguriamo di poter avere un giorno un sacerdote che porti molti giovani in parrocchia, magari cantando durante la messa. Un sacerdote moderno che sappia instaurare un rapporto di confidenza e sappia dare molti buoni consigli a chi ne ha bisogno.
Aspettando una vostra risposta vi inviamo i nostri piu cordiali saluti.



Tento di rispondere ad una domanda facile, ma anche complessa.

Nel caso specifico, la risposta è abbastanza semplice perché la Parrocchia di cui si parla che è affidata - non da ora - alla Congregazione dei Missionari della Consolata ed Essi - essendo missionari - non rimangono molto tempo nello stesso luogo, a meno di situazioni particolari. Ognuno di loro, per il tempo concesso, danno il meglio e - giustamente - si creano dei bei rapporti di amicizia e di fraternità vere. Poi, altrove... se si leggono gli Atti degli Apostoli, accadeva quasi lo stesso.
Trattando dell'argomento, in genere, ciò accade anche nelle Parrocchie in cui ci sono come parroci preti diocesani. Da alcuni anni a questa parte, le nomine sono a tempo determinato: 9 anni. Con vantaggi e svantaggi, immaginabili, perché descritti nella lettera. Il precipitoso calo numerico accentua questo aspetto e si stanno individuando "nuove" trategie pastorali - come le "unità pastorali" - per rispondere alla situazione che sta cambiando. Come poter assicurare il medesimo servizio del passato nelle Parrocchie quando c'è un numero ridotto di preti e la salute - non solo dei più anziani - risulta precaria?

Però, quello che si potrebbe fare (di più) è promuovere dei momenti in cui condividere le proprie riflessioni sulla situazione e individuarne le risposte più adeguate o le possibili. Sarebbe un guaio se, per amore alla fede, riuscissimo a dividerci e a farci del male da soli. Non risolverebbe le questioni.

Altri aspetti - non tenuti presenti nella domanda - mi sembra sono questi: Come l'intera comunità cristiana che vive in un territorio si fa garante della fede e della sua trasmissione alle nuove generazioni? Come mai sono rare le vocazioni di consacrazione e al presbiterato? ...
E questo - mi creda - non è unicamente - compito dei parroci.

Sperando di aver risposto, posso dire che, anche per quanto ho scritto, mi impegnerò di più - per quanto mi è possibile - a pregare, a testimoniare e a proporre ai Giovani la bellezza e il dono della vocazione a donare se stessi a Dio nel servizio della Chiesa.

don Emilio Rocchi, Segretario Generale Diocesi Fermo

 

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