Il pensiero del giorno
Il pensiero del giorno
VIVERE CON TIMOR DI DIO
Il dono del timor di Dio ci fa sempre parlare di Lui con sobrietà, rispetto, con molta umiltà ... talora si sente dire con troppa superficialità: Dio è così, vuole questo, vuole quello… Come possiamo saperlo se è al di là di ogni comprensione umana? Dovremmo quindi parlare di Dio in sordina, con timore, con umiltà. Per questo sarebbe importante, prima di ogni momento di preghiera, sostare nel domandarci: Chi sto per incontrare? Che cosa mi accingo a fare? Il dono del timore di Dio lo cogliamo nella esortazione di Paolo ai Filippesi: "Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. (Fil 2, 12). La fede non è una certezza leggera, ma una fiducia tutta tremante: fiducia viva, stupita, vigilante. La nostra salvezza è un miracolo che Dio «opera in noi», è per questo che richiede tutta la nostra attenzione. «Attendete con timore e tremore» è prendere coscienza che ogni istante è un incontro con Dio, poiché in ogni momento Dio è all’opera in noi.
Don Orione:
Quanto più al popolo manca la fede tanto gli si accresce una sete ardente di ricchezze e di piaceri, che talvolta diventa furore selvaggio. Chi ha poco vuol molto: chi ha molto vuol moltissimo.
Preghiamo:
Spirito Santo, conducici ad “attendere con timore e tremore alla nostra salvezza”. Rendi viva, stupita, vigilante la nostra fede. Amen!
VIVERE CON TIMOR DI DIO
Oggi nel vangelo di Giovanni, Gesù esclama: Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Dio è buono, ma è anche forte e potente. Nei salmi, sovente, si ripete l'invocazione: "Beato l'uomo che teme il Signore". Il timor di Dio è quel sentimento sincero che l'uomo prova di fronte alla «tremenda maestà» di Dio, specialmente quando riflette sulle proprie infedeltà. Tutti dobbiamo presentarci davanti a Dio con lo «spirito contrito» e col “cuore affranto”. Ciò, tuttavia, non significa nutrire una paura irrazionale, ma avere senso di responsabilità e di fedeltà alla Sua legge. Da questo santo e giusto timore, coniugato nell'anima con l'amore di Dio, dipende tutta la pratica delle virtù cristiane, e specialmente dell'umiltà, della temperanza, della castità, della mortificazione dei sensi.
Don Orione:
Vegliate sopra voi stessi e pregate, e non avvenga che siano i vostri cuori depressi dall’atmosfera bassa e dalle cure della vita presente, e sarete figli della Provvidenza.
Preghiamo:
Spirito del timor di Dio, vibra con forza nella nostra vita che sovente trasgredisce, ignora o persino sfida la legge di Dio. Ti invochiamo, o Spirito, per intercessione di Maria. Ella che, all'annuncio del messaggio celeste, pur trepidante per l'inaudita responsabilità che le veniva affidata, seppe pronunciare il «fiat» della fede, dell'obbedienza e dell'amore, custodisca in noi il timor di Dio. Amen!
VIVERE SECONDO PIETA’
Il dono della pietà ci aiuta a relazionarci con Dio nella linea della paternità – figliolanza. Questa è la grande rivelazione portata da Gesù: Dio è Padre, anzi è papà, abbà. Pur rimanendo l’Altissimo, per mezzo di Gesù e nella dolcezza dello Spirito Santo, Dio ci rende veramente suoi figli e da tali ci tratta. Ma il Signore non si esaurisce nella paternità. Ricordiamo che papa Giovanni Paolo I, nei brevi giorni del suo pontificato, ebbe a sottolineare in un suo discorso che Dio non è solo papà, ma anche madre e madre perfettissima, come è scritto nel testo di Isaia di oggi: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”. Forza e tenerezza, provvidenza e misericordia, Parola e silenzio: ecco il nostro Dio!
E lo Spirito è al lavoro per scolpire in noi i tratti distintivi del Figlio Gesù, ed anche la sua singolare ed eccellente pietà, manifestata nell’operare in conformità alla volontà del Padre, anzi nell’operare col Padre, come attesta il brano del Vangelo di Giovanni che la liturgia oggi ci propone. Vivere secondo pietà significa vivere secondo Gesù, cioè conformemente ai suoi insegnamenti e comportamenti.
Don Orione:
E’ in forza della pietà che noi non ci teniamo più paghi di quel culto a Dio, direi, quasi legale, culto ufficiale, che la religione ci impone, ma sentiamo il dovere, il bisogno, di servire Dio con quel tenerissimo affetto, con quella premurosa delicatezza, con quella dolce ed insieme profonda devozione che è l’essenza della religione.
Preghiamo:
Concedi, o Signore, che questo tempo di grazia della Quaresima, non trascorra senza che cresca il mio essere e sentirmi veramente figlio tuo. Fammi sperimentare, papà mio, qualche tratto particolare della tua tenerezza paterna-materna, affinché sentendomi più figlio tuo, possa essere a mia volta più fratello per il mio prossimo. Amen!
VIVERE SECONDO PIETA’
Nel Vangelo di oggi, risalta un singolare modo di procedere da parte di Gesù: ordinariamente, sono gli ammalati che chiedono a Lui la guarigione, in altri casi sono parenti e amici che intercedono per loro presso il Signore. Stavolta è diverso: è Gesù che visitando la piscina di Betzaetà, identifica uno tra i tanti infermi che attendono di essere guariti mediante l’immersione nell’acqua, nel momento dell’agitazione da parte di un angelo. Ma è un infermo particolare per il suo disagio: è paralitico da ben diciotto anni e per di più non ha speranza di guarire nel modo miracoloso che lì si verificava, perché non ha nessuno che lo aiuti a scendere in acqua al momento opportuno. E’ il più emarginato in quella congrega di infelici. E Gesù si rivolge proprio a lui per ridargli speranza. Non sarà necessario scendere in acqua; Gesù lo guarisce con una semplice parola. Questo brano del vangelo di Giovanni metta in luce la pietà sublime di Gesù che ha compassione di ogni sofferente e che sa vedere e soccorrere proprio il più diseredato e dimenticato. Ogni dono di pietà per l’uomo ha la sua sorgente nell’infinita pietà del Padre, manifestata in Gesù che opera con la potenza dello Spirito Santo.
Don Orione:
La pietà è utile perché ci porta a compatire le lene e le debolezze dei nostri prossimi: a consolarli con bontà e carità, a sollevare gli sventurati nelle loro miserie corporali e spirituali: ad avere pietà degli orfani, dei derelitti, dei malati, di tutti quelli che hanno bisogno della nostra parola buona, del nostro pane, vestito, del nostro cuore, della nostra vita.
Preghiamo:
Signore Gesù, le sofferenze degli altri, a volte, non ci spingono ad andare verso di loro per soccorrerli anzi, per un riflesso di auto protezione, tendiamo ad evitare di comprometterci. Ma questa è povertà di cuore, non prudenza. Guardaci, Signore, abbiamo bisogno di essere guariti dalle nostre paralisi spirituali. Amen!
VIVERE SECONDO PIETA’
Toccante, nel Vangelo di oggi, la supplica del funzionario regio che si rivolge a Gesù, pregandolo di scendere a Cafarnao per guarire il figlio che sta morendo. La risposta di Gesù sembra dura: “Se non vedete segni e prodigi voi non credete”. Ma il papà non si lascia smontare; lui crede che Gesù possa fare ciò che agli uomini è impossibile e insiste: “Signore, scendi (a Cafarnao) prima che il mio bambino muoia!” E Gesù risponde: “Và. Tuo figlio vive” e lo esaudisce. Vivere conoscendo il valore della preghiera, la potenza che essa ha, nella fede, presso il cuore di Dio è frutto del dono della pietà che lo Spirito diffonde nei nostri cuori, per facilitare la nostra relazione filiale con il Padre di ogni consolazione, che sovviene, secondo la sua infinita sapienza, alle nostre necessità. Notiamo la fede del papà che, rassicurato da Gesù, se ne torna a casa “sulla sua parola”. Ci ricorda tanto il centurione che supplica Gesù per la guarigione del suo servo e dichiara la sua fede nella potenza del Signore di guarire, anche a distanza, con un semplice atto di volontà. Chiediamo oggi una misura alta di fede e di pietà per la nostra vita di credenti.
Don Orione:
Il dono della pietà ci dispone ad onorare Dio come nostro padre che è nei cieli. Esso fa in modo che noi proviamo per lui un amore tenero e filiale.
Preghiamo:
Vieni, o Santo Spirito, irradia la mia vita e quella dei miei cari con il dono della pietà, perché possiamo più teneramente amare e più filialmente confidare nel Papà del cielo onnipotente e misericordioso. Amen!
VIVERE SECONDO PIETA’
“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque creda in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Così parla Gesù a Nicodemo, rivelando la nuova realtà di salvezza nel suo nome e la bontà infinita di un Padre, che non disdegna di amare le creature limitate e fallaci che siamo noi. Anzi è capace di amarle di un amore così grande e disinteressato da “mettere in gioco” il Figlio stesso per salvarle dalle conseguenze del peccato. Non accetta, Dio-papà, di lasciar andare il mondo per la sua strada senza far nulla per recuperarlo…. e fa letteralmente il massimo, l’impensabile: permette l’abbassamento del Figlio nel farsi uomo come noi, e mette in conto anche il suo supremo sacrificio per distruggere la sentenza della nostra condanna. Come non riamare teneramente e con tutte le forze del nostro essere un Dio così? Come non rivolgere a Lui le espressioni più vere e intense del nostro affetto e fiducia? Lo Spirito Santo accompagna e purifica la nostra relazione con il Signore proprio col dono della pietà, facendosi interprete della nostra preghiera, rendendola valida e accetta a Dio.
Don Orione:
La pietà ci porta ad amare gli uomini in quanto sono figli di Dio, immagini viventi di Dio e nostri veri fratelli; la pietà ci inclina a sopportarci a vicenda gli uni i difetti degli altri e a sopportarci non col broncio, ma con fraterna dolcezza e pazienza, per compiere in noi la grande legge della carità.
Preghiamo:
Vieni, o Spirito Santo, e insegnami a pregare secondo la volontà del Signore. Aiutami a compiacerlo con la mia lode; accompagna e rendi valida la mia supplica; intenerisci il mio cuore nel considerare con quale e quanto amore sono guardato da Gesù che tante volte ho crocifisso; o Spirito Santo, umanizzami e divinizzami! Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
E’ ancora sul tema del ritorno il bel testo di Osea di oggi: “Venite, torniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza”. Davvero lo Spirito Santo, che ha la piena scienza di Dio, ci aiuta a conoscere, attraverso la Parola, di volta in volta, i “tratti” del cuore di Dio che è Padre e che sa correggere, anche pesantemente, quando è necessario, per il bene dei figli. Ma poi, subito, è pronto a rialzare, a risanare, a rimettere in cammino ogni persona, che prima di essere peccatore è anzitutto figlio e figlia. Il brano del Vangelo di Luca ci mostra quale sia la vera scienza-conoscenza di sé davanti al Signore: riconoscersi per quello che siamo, sempre bisognosi del suo aiuto e della sua misericordia, senza pretendere di accampare meriti davanti a Lui che ci conosce fino in fondo e davanti al quale nulla e nessuno può nascondersi. E che è Padre di infinita bontà ed Amore.
Don Orione:
Non sarà l’ignoranza che ci farà santi, ma molto gioverà a portarci a Dio non solo la virtù dell’umiltà e della carità, ma la scienza di Dio.
Preghiamo:
Padre mio, io mi abbandono a Te; Tu mi conosci fino in fondo, tutto ti è noto di me e della mia vita. Tutto il male che ho fatto lo presento a Te per esserne liberato e purificato. Tutto il bene che ho compiuto è dono e grazia tua, che hai predisposto per me opere buone perché io le compissi. Te ne ringrazio e ti chiedo di aumentare in me l’opera del tuo Spirito, perché io meglio mi conosca e ti conosca. Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
“Torna dunque , Israele, al Signore tuo Dio, perché hai inciampato nella tua iniquità”. Così Osea esorta il popolo d’Isreale perché faccia ritorno a Dio che largamente perdona e che non risparmia il suo amore misericordioso verso coloro che si pentono e si appellano al suo cuore di Padre. E’ questo il nostro cammino quaresimale: riconoscere sinceramente che tante volte abbiamo “inciampato nella nostra iniquità”, cioè abbiamo dovuto fare i conti con le amare conseguenze dei nostri peccati ed errori. Ma la Parola di Dio e lo Spirito Santo, che ci danno la vera scienza e conoscenza del nostro Dio, ci rassicurano: il ritorno a Dio non è mai vano o deludente. Egli non smette di amarci di vero cuore e non attende altro che un gesto di sincero pentimento per colmarci della sua infinita bontà e misericordia.“Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore: i giusti camminano in esse, mentre i malvagi vi inciampano”. Vivere secondo scienza è comprendere la Parola e gettarsi nel cuore di Dio con piena fiducia e sincerità.
Don Orione:
La scienza (umana) va acquisita, va cercata solo come un mezzo, non come un fine, solo come uno strumento di bene e di salvezza per le anime. Nostro precipuo impegno deve essere di tenere affocato (caldo) il petto e impregnato il cuore di amor di Dio.
Preghiamo:
Signore, più volte nella mia vita ti ho rinnegato come Pietro, se non proprio tradito come Giuda. Donami un sincero ravvedimento e una ferma volontà di conversione. Dammi l’intelligenza del cuore nutrita dalla scienza tua divina, affinché comprenda sempre meglio che solo le tue vie d’Amore e di Pace sono diritte e portano alla mia vera realizzazione umana e spirituale. Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
“Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca”. E’ il duro rimprovero che Geremia è costretto a fare, a nome del Signore, ad un popolo che continua a rivolgersi agli idoli, pur professandosi fedele al vero Dio. E’ una dimostrazione di profonda stoltezza e negazione della vera conoscenza di Dio. Il testo del Vangelo ci presenta Gesù che, dopo aver liberato un indemoniato, viene accusato di operare in nome di Beelzebùl, capo dei demoni! E’ il trionfo della insensatezza e della incredulità, che amareggia Gesù, venuto per portare la vera conoscenza e il vero culto a Dio “in spirito e verità” come dirà, in un altro brano del Vangelo, alla Samaritana. Gesù conclude dicendo: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”. Lo Spirito Santo è in noi proprio per vincere ogni tendenza all’insensatezza e ogni ostinazione nell’incredulità: per questo ci assiste col dono della scienza, accompagnandoci più dentro al mistero dell’Amore di Gesù, che salva, libera e trasforma il cuore.
Don Orione:
L’uomo cattolico deve studiare alla luce del Vangelo e degli insegnamenti della Chiesa, dei documenti pontifici, delle lettere del Vescovo, della guida del parroco, i problemi sociali.
Preghiamo:
Signore Gesù, perdona ogni mia superficialità o rifiuto nel credere alle verità rivelate nel tuo Vangelo e alla dottrina della Chiesa. Fa’ che il dono spirituale della scienza non sia vanificato in me, ma trasformi la mia condotta pratica di vita. Che io ti riconosca sempre, o Gesù, come mio unico Maestro e Signore. Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
La scienza degli uomini, costituita dagli ormai innumerevoli “saperi” appresi, insegnati, tramandati nei secoli passati ed in particolare in quelli a noi più vicini, sono certamente un riflesso vero e significativo della infinita e profondissima scienza di Dio. Ad immagine di Dio, l’uomo è aperto alla conoscenza in tutti i campi dello scibile: purtroppo l’uso che fa delle sue conoscenze e delle sue scoperte non sempre è conforme al suo statuto di bontà e di verità. Perché le cose che l’uomo conosce, non sempre sono usate secondo coscienza e scienza, dove per coscienza intendiamo una coscienza illuminata e retta e per scienza quella di Dio creatore e amante della vita. La scienza di Dio è di per sé irraggiungibile dall’uomo, che può solo accoglierla come dono da Lui e reimpostare la propria vita secondo i suoi canoni. La vera saggezza di Israele – ce lo ricorda il testo del Deuteronomio di oggi – è aver appreso da Dio, per mezzo di Mosè, le leggi che custodiscono la vita e danno accesso all’amicizia del Signore. Il rispetto della Legge, si traduce nel vero amore per il Signore, nella vera conoscenza di Lui e nel godere della sua protezione e sostegno: ecco la vera scienza che dà senso a tutte le altre e permette di usarne con saggezza, secondo Dio. Questa scienza vera e gradita a Dio è in noi come effetto della presenza dello Spirito Santo.
Don Orione:
Chiediamo al cuore di Gesù che ci istruisca e ci formi alla sua scuola divina, e che ci illumini perché la nostra carità tiri a lui le anime nostre e dei fratelli.
Preghiamo:
Quanto sono grandi le tue opere, Signore! Le contemplo in me e attorno a me: tutto tu hai fatto con sapienza e scienza infinite. A me, tuo figlio, doni di goderne purché non me ne lasci schiavizzare. Donami, Signore, non tante conoscenze, non tanti saperi, non tanti poteri, ma la tua sublime, essenziale scienza che mi costruisce uomo nuovo ogni giorno, nella gratuità del dono dell’amore. Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
Bello e significativo il cantico di Azarìa nella fornace ardente, riportato nella prima lettura di oggi: questo giovane, insieme con i compagni, ha preferito il fuoco del supplizio piuttosto che bruciare incenso alla statua del re. Solo Dio è Dio: a Lui solo l’adorazione e il culto. E il Signore fa sperimentare il suo aiuto, rendendo miracolosamente fresco l’interno della fornace e salvando i giovani da sicura morte. Il cantico è insieme riconoscimento della grandezza di Dio e del peccato di Israele: Azarìa riconosce, a nome di tutto il suo popolo, che è stata l’infedeltà a Dio che ha provocato sciagure e schiavitù. Con la sicurezza che viene dall’accesso alla scienza di Dio, Azaria interpreta teologicamente la storia di Israele e glorifica Dio che continua, nonostante tutto, ad avere misericordia e a reintegrare nell’alleanza il suo popolo eletto. Ci sia dato di leggere, con l’aiuto dello Spirito Santo, la nostra storia personale secondo non tanto la nostra limitata conoscenza e interpretazione dei fatti, ma secondo la conoscenza che ne ha Dio stesso, che tutto fa concorrere al nostro vero bene.
Don Orione:
L’amore di Gesù Cristo accenda, consumi, rifaccia, rinnovi tutti noi, o cari figli; rinnovati in Lui, tutto potremo.
Preghiamo:
Signore, prendimi ancora alla tua scuola sublime. Insegnami a leggere, dentro e attorno a me, la storia della tua sempre rinnovata amicizia e della mia vita, che è piena di senso e di valore ai tuoi occhi amorosi e saggi. Concedimi di rifuggire da ogni interpretazione superficiale, epidermica, di ciò che mi accade per accedere, almeno in parte, alla profondità della tua conoscenza. Che io sia saggio ai tuoi occhi. Amen!
VIVERE SECONDO SCIENZA
Il testo relativo alla prima lettura di oggi ci mostra l’episodio della guarigione prodigiosa dalla lebbra di un uomo d’armi, uno straniero di nome Naaman. Non fa parte del popolo di Israele, non è un credente nè un osservante del culto di Javhè. Eppure sente parlare di Eliseo, uomo di Dio e profeta, taumaturgo famoso e decide di presentarsi a lui per chiedere la guarigione. Per tutta risposta, il profeta lo manda a lavarsi sette volte nel Giordano. Non gli somministra un medicamento, non tocca con la sua mano la pelle malata, non ostenta lunghe preghiere sull’infermo: “Và a lavarti sette volte nel Giordano”. Tutto lì. A malincuore e un po’ deluso, Naaman va a lavarsi e torna guarito perfettamente. Eliseo non ha applicato un rimedio dettato dalla scienza umana: non vi era alcun rimedio per la malattia della lebbra, allora. Il profeta è raggiunto e illuminato dalla scienza di Dio, sublime e semplicissima, risolutiva ed efficace. Dice ciò che Dio stesso gli ha suggerito e il malato è prodigiosamente risanato. Chiediamo al Signore, oggi, di non appoggiarci tanto sulla nostra intelligenza ed esperienza della vita per affrontare e risolvere ogni problema ed aiutare gli altri, quanto piuttosto e prima di tutto sulla Sua intelligenza e conoscenza vera di tutte le cose.
Don Orione:
Il dono della scienza insegna la diritta via del Signore.
Preghiamo:
Signore, ti ringrazio per il dono dell’intelligenza e per l’esperienza che mi hai aiutato a maturare nella mia vita. Ti chiedo di illuminarmi col tuo Spirito laddove i doni naturali non bastano, e di guidarmi a conoscere ciò che è vero, bene e giusto ai tuoi occhi. Amen!
VIVERE SECONDO FORTEZZA
Oggi la rilettura attenta del brano tratto dal libro dell’Esodo, riporta i Comandamenti, che sono le dieci parole che, se osservate, rendono l’uomo, soggetto di per sé a debolezze e peccati, come una città fortificata, contro cui il nemico nulla può fare per attaccare e demolire. La vera forza della vita viene dall’adesione alla Legge di Dio. “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva”. Il dono della fortezza genera fedeltà ai comandamenti e consolida, irrobustisce l’uomo spirituale, rendendolo capace di sfuggire agli assalti delle tentazioni e delle concupiscenze forgiando il vero testimone della fede. E’ proprio attraverso il dono della fortezza che persone comuni, giovani e anziani, hanno dato in ogni epoca della storia ed anche ai nostri giorni, testimonianza di fedeltà e di amore al Signore anche nelle sofferenze fino al martirio con l’effusione del sangue. “Forte come la morte è l’amore”. “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Nelle piccole e nelle grandi prove quotidiane, ci è accanto lo Spirito di fortezza, quello “che dà agli inermi la forza del martirio”. Invochiamolo sempre e ne sperimenteremo il potente aiuto.
Don Orione:
Non dobbiamo temere, ma aumentare un coraggio superiore di gran lunga alle forze che sentiamo, perché dove finiamo noi, là comincia l’azione di Dio che è con noi.
Preghiamo:
“O Spirito di forza, torna a scendere su di me che sono debolezza, inondami della tua grazia, rinvigorisci ciò che in me è esausto. Donamii la franchezza degli apostoli nel testimoniare Gesù, dammi il coraggio di affermare la Verità di Cristo contro ogni falsità, subdola o aperta. Donami lo zelo per il Regno di Dio, per la gloria del suo Nome, dammi l’entusiasmo per lavorare sotto la tua guida. Amen!
VIVERE SECONDO FORTEZZA
Uno dei tratti psicologici dei personaggi della parabola del “Padre misericordioso” o del “Figliol prodigo”, che oggi il Vangelo ci presenta, pare che sia proprio quella della grane forza d’animo del padre che, dopo aver consegnato metà dei suoi beni al figlio minore (che non ne aveva alcun diritto, essendo il padre ancor vivo), lascia che questi vada “dove li porta il cuore”, lontano da casa e dagli affetti familiari, incontro a chissà quali gloriose e liberanti esperienze. Lo lascia andare, ma lo possiamo immaginare, “con la morte nel cuore, rispettandone la libertà, ma presentendo i pericoli di una tale avventura. Lo lascia andare e non gli corre dietro per dissuaderlo, per costringerlo a tornare. Ogni giorno tiene d’occhio la strada per vedere se il figlio riappare, ma non va a cercarlo. Aspetta con trepidazione, ma si costringe a star fermo: è un papà forte, che non cede a sentimentalismi, in vista del bene vero del figlio: quando capirà l’errore commesso, tornerà. E così avviene. Grande dono la fortezza, che unita all’amore vero, salva, recupera, rinnova rapporti e persone.
Don Orione:
Non ammettete nel vostro animo né temerarietà pazzesche, né scoraggiamenti che avviliscono,
che impigriscono: siate fattori con la Mano di Dio che edifica, e non disfattisti col diavolo!
Preghiamo:
Vieni, o Spirito Santo, donami e ridonami la santa fortezza che, operando sulla mia debolezza di
creatura, mi renda adatto a sostenere il buon combattimento della fede, senza cedere alle 1
lusinghe del peccato e delle passioni. Amen!
VIVERE SECONDO FORTEZZA
Il testo tratto dal libro della Genesi ci presenta la figura di Giuseppe, il più giovane dei figli del patriarca Giacobbe, prediletto dal padre, invidiato dai fratelli, “sognatore” profetico, su cui il Signore manifesta un progetto che passa attraverso l’impensabile: Giuseppe, il prediletto, il “coccolato”, il beniamino del vecchio padre, farà a proprie spese l’esperienza di essere “pietra d’inciampo” per i progetti di predominio dei fratelli. Sarà venduto come uno schiavo a dei mercanti stranieri di passaggio e così sarà tolto dalla circolazione. Una prova durissima si abbatte sull’anziano padre e sul giovane Giuseppe, che vengono barbaramente strappati l’uno all’altro. Ma sarà proprio attraverso questa esperienza, affrontata certamente con umana ma anche con soprannaturale fortezza che Giuseppe, entrato alla corte del faraone, ne diverrà amministratore di fiducia e potrà così soccorrere la sua famiglia d’origine e il popolo ebreo quando una carestia terribile si abbatterà sul paese. Il progetto di Dio per la sussistenza del popolo eletto, passa così attraverso la sofferenza e la perseveranza nel bene del vecchio Giacobbe e del giovane Giuseppe. Su di loro il Signore spande la sua benedizione di forza e di grazia, a vantaggio di tutto un popolo.
Don Orione:
Il dono della fortezza ci rende superiori alle debolezze umane e agli errori, e ci fa allontanare e vincere i nemici di Cristo.
Preghiamo:
Signore Gesù, anche tu come Giuseppe, fosti venduto per trenta denari dopo aver beneficato,
soccorso, miracolato tutti coloro che a Te si rivolgevano per un aiuto.
Tu, Gesù, facesti l’amara esperienza dell’incomprensione, dell’ostilità, dell’odio dei tuoi avversari.
A Te, vero Uomo forte, tradito ma mai traditore, avversato ma mai avversario, chiediamo oggi di rinnovare
con la tua grazia le nostre deboli capacità di resistenza, affinché possiamo far fronte con coraggio
alle inevitabili prove della vita. Amen!
VIVERE SECONDO CONSIGLIO
“Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia”. Vivere animati dallo Spirito del Consiglio è come avere un “occhio sano” (Mt 6,22), una specie di nuova pupilla con la quale è possibile vedere meglio ciò che è adeguato, giusto, valido, conveniente. Lo Spirito del Consiglio prima di tutto illumina l’ intelletto: ci porta a riflettere se una cosa è lecita, conveniente, utile, opportuna; poi illumina e muove la nostra volontà: non sempre infatti siamo disposti, per una certa pigrizia spirituale, a compiere ciò che è conforme alla volontà di Dio. Il Consiglio dunque rende stabile la nostra volontà, infine ci rende spediti ed agili nell’agire: il consiglio si traduce sul piano operativo e tutto diventa opera virtuosa gradita a Dio.
Don Orione:
Come le varie cose nell’oscurità assumono tutte egual colore, per brillare poi di varie tinte quando le illumina il sole, che solo le riveste e penetra tutte, così lo Spirito Santo, scendendo nelle anime, porta a tutte la comprensione della grazia e della verità.
Preghiamo:
Spirito del Consiglio, guarisci i nostri occhi dalla miopìa e dalla presbiopìa spirituali:
o troppo coinvolti dalle situazioni o colpevolmente indifferenti e lontani,
non riusciamo a scegliere che ciò che è vano, secondario, mutevole, effimero.
Abbiamo bisogno che Tu interceda per noi secondo i disegni di Dio. Amen!
VIVERE SECONDO CONSIGLIO
Con il salmista preghiamo: “Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele”. Rimettersi con fiducia nelle mani del Dio fedele è condizione senza la quale non possiamo sentire nel cuore il «gemito» dello Spirito. La preghiera di invocazione deve essere di profondo abbandono, nascere da un cuore libero da ogni forma di egoismo, di invidia, di gelosia: tutte forme, queste, che possono fare pendere la risposta da dare o la scelta pratica da fare dalla parte del consiglio della carne. E’ necessario che la preghiera sia impregnata di silenzio: è il silenzio del cuore che sa imperiosamente dominare le voci dell’orgoglio e dei ragionamenti umani che ci fanno apparire cose, fatti, persone alla luce di una verità e di una giustizia che non sono però la verità e la giustizia del Vangelo.
Don Orione:
Il dono del consiglio dirigendoci nei difficili sentieri della vita ce ne fa evitare i pericoli.
Preghiamo:
Spirito del Consiglio immergici nella Parola di Dio. Guida dall’interno il nostro cuore
illuminandolo sul da farsi, specialmente quando si tratta di scelte importanti, come dare
risposta alla vocazione o intraprendere un cammino irto di difficoltà e di ostacoli. Amen!
VIVERE SECONDO INTELLETTO
“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e si trasfigurò davanti a loro”. Quando si ha a che fare con Gesù c’è sempre il problema del “lasciarsi prendere”, vincendo ogni resistenza e titubanza. C’è anche il problema dello sguardo, del “saper vedere”, per non rimanere sgomenti né dinanzi a troppa luce, né dinanzi a impenetrabili bui. Come gli apostoli , anche noi, abbiamo bisogno di essere condotti dal dono dell’intelletto, a comprendere che Gesù è il Messia e che anche se è incamminato verso la Croce, questa nasconde sempre la gloria. Noi, come loro, abbiamo bisogno che il velo si sollevi: abbiamo bisogno, di tanto in tanto, di contemplare la gloria del Figlio, di anticipare la Pasqua. E questo accade tutte le volte che nella preghiera permettiamo allo Spirito dell’intelletto di trasformare il nostro ascolto della Parola in obbedienza, conversione, speranza.
Don Orione:
Da questo Vangelo della Trasfigurazione dobbiamo imparare a salire in alto e a trasfigurarci anche noi in Nostro Signore Gesù Cristo. Quando poi piacesse al Signore, in certe ore di soave e spirituale dolcezza, di farci sentire tutta la bontà sua, non dobbiamo dimenticarci le ore amare, dolorose di questa valle di lacrime, di questa terra di pianto.
Preghiamo
Spirito di intelletto, concedici di comprendere che la scelta più giusta da compiere e l’avventura più sicura da correre è il lasciarsi coinvolgere da Dio. Solo restando in adorazione dinanzi a Lui avremo quella l’intelligenza spirituale necessaria per fare esperienze anticipate di risurrezione . Amen
VIVERE SECONDO INTELLETTO
Con il dono dell’intelletto tutta la rivelazione di Gesù si arricchisce di nuovi significati. Chi di noi non ha provato che leggere il Vangelo è sempre una sorpresa? Lo sappiamo a memoria, ma poi quando lo Spirito getta un po' di luce su una parola, rimaniamo inchiodati, come se ci dicesse “È lì che ti aspettavo! Qui puoi ancora crescere”. Noi abbiamo bisogno del dono dell’intelletto proprio perché ci accorgiamo spesso di non essere del tutto persuasi della Parola di Gesù e della sua verità. Con l'intelletto lo Spirito ci convince (Gv 14,26; 16,8-11.13) fondando una contro-cultura rispetto a quella del mondo. Se non siamo radicati nella convinzioni, gli uragani ci spazzano via come niente. La religione ereditata non basta. Quello che credevano i nostri nonni andava bene per loro, ma io o credo a modo mio, rinnovato, o quell’eredità non mi serve, perché le sfide di oggi sono molto forti. La santità si alimenta di intelletto per imparare di nuovo tutto secondo l'intelletto di Dio. Chiediamoci: Sono disposto a imparare di nuovo tutto sull'uomo, sul senso della vita, sul mio dolore, sui valori? Ecco una domanda provocatoria, ma decisiva.
Don Orione:
Niente si può amare se prima non lo si conosca. Perciò leggeremo il Vangelo sempre, per conoscere la vita, i gesti, le parole, i sentimenti di Gesù. Riandremo continuamente ai misteri della sua vita per fissarvi il nostro sguardo meditativo, riandremo alle sue azioni, ne vivremo la dottrina, ne riprodurremo gli esempi.
Preghiamo:
Signore, insegnaci a imparare di nuovo tutto e manda il tuo Spirito di intelletto a rafforzare la nostra capacità di approfondire la Fede. Amen!
VIVERE SECONDO INTELLETTO
Risuonano ancora, per noi, le parole di Gesù: “ Avete inteso che fu detto… ma IO vi dico…”. Gesù ci chiede atteggiamenti che vanno oltre il piano della giustizia e che si modellano sul suo esempio di amore misericordioso senza limiti.
E’ il dono dell’intelletto che, coinvolgendo non solo la mente ma anche il cuore, la volontà, la passione, e persino l’azione, ci conduce ad un’adesione più piena a Gesù.
Chi conosce con l’intelletto non si ferma all’esteriorità e al momento, ma sa cogliere le conseguenze delle cose e accettarle. Chi conosce con l’intelletto penetra più in profondità la Parola di Dio e ne fa cuore del suo cuore, vita della sua vita. L’intelletto,poi, strettamente legato alla fortezza, darà anche la capacità di portare avanti le scelte: occorre lasciare tutte le “reti” che legano e che impediscono all’amore di Cristo di raggiungere l’uomo.
Don Orione:
Faremo ancora molto, molto, molto di più, se terremo e metteremo sempre, a base di tutto, Iddio; se cammineremo alla presenza di Dio; se lavoreremo per Gesù Cristo; se penseremo di consumare in Gesù Cristo la nostra vita, per l’amor suo!
Preghiamo
Spirito potente, infondi nell’anima mia la rugiada della tua soavità; inondala con la pienezza della tua grazia. Ara il terreno indurito del mio cuore, perché possa accogliere e fruttificare il seme della Parola. ( S. Gregorio di Narek). Amen!
Eventi dalla diocesi
Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice