Il pensiero del giorno
Il pensiero del giorno

Il segreto del cuore
«Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Per circa trentacinque anni Maria ha vissuto a Nazaret con Gesù bambino, adolescente e adulto. Poi, lo ha raggiunto, a più riprese, sulle strade della Palestina. Maria era ai piedi della croce. Qual era il segreto di Maria? In che modo ha vissuto? Come ha intravisto, forse scoperto, il mistero di suo figlio? Lo stesso Luca, che dice tuttavia, di «aver fatto ricerche accurate» (Lc 1,3), ci lascia la nostra curiosità. Egli semplicemente dice, per due volte, che Maria «da parte sua, serbava - fedelmente - tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19 e 3,1). Aggiunge ancora che quando Gesù adolescente è rimasto nel Tempio «suo padre» e «sua madre» non capirono le parole di Gesù: «Devo occuparmi delle cose del Padre mio» (Lc 2,49). Questo silenzio del Vangelo di Luca e degli altri Vangeli è eloquente: difendono una zona di rispetto nell'approccio del mistero di Gesù. Oggi non vi si potrebbe scoprire un duplice invito da una parte a conservare e meditare nel nostro cuore le scoperte e le esperienze che ci hanno segnato e dall'altra parte a rispettare il segreto di ognuno, salvo il desiderio di condividerlo.
Buon 2011!!!
All'inizio
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria...» (Gv 1,14).
Due avvenimenti sono alla base del prologo del Vangelo di Giovanni. Da una parte «l'inizio» del nostro universo, che la scienza attualmente colloca intorno a 13,5 miliardi di anni, dall'altra parte il tempo molto breve in cui il Verbo (la Parola) di Dio ha abitato in mezzo a noi, dunque tra il 6 prima di Cristo e l'anno 30. Verso la fine del I secolo, Giovanni scrive il suo Vangelo perché i suoi lettori «credano che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo abbiano la vita nel suo nome» (Gv 20,31). Egli testimonia così con la sua rilettura, alla luce della fede, del tempo molto breve che ha condiviso con Gesù, il Verbo di Dio che ha abitato, letteralmente «piantato la tenda (da nomade)» fra noi, per camminare con noi per qualche anno.
Oggi all'apertura di un nuovo anno, non sarebbe cosa buona dare uno sguardo all'anno trascorso e vedere in che modo, malgrado le difficoltà, dei segni di speranza appaiono sulla strada dell'Umanità e sulla nostra strada? Allora, forse come Giovanni, potremo intravedere la «gloria di Dio».
Buona Fine e Buon Inizio di anno!
Nonostante che Anna, protagonista, con Simeone, di questo brano del Vangelo di Luca, venisse da una tribù insignificante, si faceva notare per le sue grazie spirituali (il suo nome stesso significa “grazia”). Aveva ricevuto il dono della preghiera perseverante e della profezia; il suo stile di vita, fatto di abnegazione, di digiuno e di veglia, aggiungeva importanza alla sua preghiera di intercessione per il suo popolo. Anna e Simeone ci mostrano che gli uomini e le donne sono uguali davanti a Dio e che tutti possono ricevere i doni dello Spirito Santo. Anna aveva consacrato a Dio la sua vedovanza, divenendo un modello per molte vedove cristiane. La sua vita illustra alcune verità importanti: tutti hanno il loro posto nel progetto divino di salvezza; Dio fa spesso appello a persone che non se lo sarebbero certo aspettato perché siano suo strumento scelto; le virtù di distacco e di umiltà ottengono sempre l’approvazione di Dio, perché egli può colmare solo un cuore puro da ogni attaccamento materiale.Lo spirito ebraico era affascinato dall’etimologia dei nomi; può essere interessante, allora, sapere che Fanuele significa “volto di Dio”: Anna, sua figlia, ha davvero visto il volto di Dio in quello di Cristo. (www.lachiesa.it)
I tempi sono compiuti.
I peccati perdonati, il maligno vinto e la grazia di Dio inonda la terra.

Ora lascia, o Signore!
Anche la vergine immacolata, la madre del Cristo, si sottopone umilmente al rito della purificazione, lei che non aveva mai contratto nessuna impurità. Una indubbia lezione di umiltà. È ancora più significativo invece la presentazione al tempio del bambino Gesù. Prima che lo additasse al mondo Giovanni Battista come l'agnello che togli il peccato dal mondo, sono gli stessi Maria e Giuseppe a presentarlo ufficialmente all'intera umanità. È un gesto sacerdotale quell'offerta, che troverà il pieno compimento ai piedi della croce, quando il bambino sarà la vittima di espiazione da presentare al Padre. Un uomo giusto e timorato di Dio, il vecchio Simeone, illuminato dallo Spirito Santo e certo, per quella luce divina, che non sarebbe morto senza aver prima veduto il Messia del Signore, prende tra le braccia il bambino e, traboccante di gioia, benedice Dio con il suo cantico. Ora che i suoi occhi hanno visto la «salvezza», non ha più nulla da chiedere a Dio e nulla ha ancora da sperare dalla vita, ora è pronto per andare nella pace eterna. Egli ha compreso che è sorta la luce attesa da tutte le genti, il messia è venuto. Si rivolge poi alla Madre santissima, a Maria: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». In queste misteriose parole il Santo vecchio Simeone sintetizza la missione del Cristo, come ultima e suprema testimonianza dell'infinito amore misericordioso di Dio, segno di contraddizione per coloro che non comprenderanno quell'amore e svela poi il ruolo e la compartecipazione piena della Madre al martirio del Figlio suo: per questo una spada le trafiggerà l'anima: avverrà ai piedi della croce. (Monaci del monastero di S. Vincenzo Martire)
I tempi sono compiuti.
La venuta del Salvatore è il momento unico in cui l’eternità entra nel nostro tempo, per porre l’infinito nella nostra vita umana.

Un grido è stato udito in Rama...
È molto significativa la festa di oggi. Si ode un pianto ed un lamento ed è il pianto straziato di madri alle quali vengono strappati via i propri figli in tenera età che vengono poi barbaramente trucidati. Una storia senza fine. È la festa degli innocenti di tutti i tempi uccisi con Cristo e per Cristo, immedesimati con Lui nel martirio e assunti con lui nella gloria dei santi.. Davvero il Verbo incarnato, il salvatore dl mondo, ha coinvolto e coinvolge ancora nella sua passione tutti i dolori del mondo, tutte le vittime innocenti. Già un salmista, prima della venuta del Signore, affermava: «le mie lacrime nell'otre tuo raccogli». Una storia che non finisce mai di stupirci e di inquietarci: il dolore e le sofferenze umane assunte a valore salvifico come quelle di Cristo. Per questo Sant'Agostino asseriva che bisogna che aggiungiamo del nostro ai patimenti di Cristo. Queste realtà, intrise di mistero e pregnanti di umane realtà, ci aiutano a leggere in modo diverso la storia del mondo e la nostra storia personale. Apre una squarcio sulla tremenda realtà del dolore umano e soprattutto sul dolore dell'innocente, quello che maggiormente ci turba e ci sconvolge. Pur restando un mistero, ora possiamo comprendere, alla luce di Cristo e di tutta la storia della sua chiesa che la sofferenza e il martirio ci innestano a lui nella croce e nella gloria. (Monaci del monastero di S. Vincenzo Martire)
I tempi sono compiuti.
Noi viviamo il più bel momento della nostra storia.
Questo momento durerà fino alla fine del mondo, perché Gesù resterà sempre con noi.

Vide e credette...
È la festa del discepolo prediletto del Signore, «il discepolo che Gesù amava», colui che nell'ultima cena pose il suo capo sul petto del Signore percependone l'intensità dei palpiti, colui che ai piedi della croce si sentirà ripetere da Gesù morente: «figlio, ecco tua Madre». È insieme a S. Pietro uno dei primi testimoni oculari della risurrezione di Cristo. È lui l'autore del quarto Vangelo e di due splendide lettere che inneggiano alla carità e all'amore e del libro dell'Apocalisse. Possiamo definirlo il grande teologo che afferma in modo inequivocabile la divinità del Cristo. È anche l'apostolo che, pur non narrandoci l'ultima cena, meglio degli altri approfondisce il mistero eucaristico e la teologia del pane di vita. Coglie in profondità anche il significato recondito del disegno divino della incarnazione e redenzione del Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, perché noi diventassimo figli di Dio. È lui a riferirci del Cristo Luce del mondo, è ancora lui che parla di segni più che di miracoli per smuovere alla fede autentica i suoi lettori. Viene da pensare che la sua prima fonte, dopo l'esperienza personale diretta, sia stata la Vergine Madre, non perché la citi particolarmente, ma per la profondità con cui tratta di Cristo e dei suoi misteri. Dobbiamo molta gratitudine a questo apostolo ed evangelista per le grandi verità che ci ha insegnato, formano ora il prezioso bagaglio della rivelazione a cui tutta la chiesa si ispira. (Monaci del monastero di S. Vincenzo Martire)
I tempi sono compiuti.
Il tempo della promessa è già passato.
Padre, è il momento in cui Gesù realizza tutto quello che aveva promesso la tua generosità.
Spesso affrontiamo la realtà senza ideali, senza essere sognatori.
Il Vangelo ci richiama che i grandi ideali portano ad adempiere il reale.
Non sognatori partendo da noi stessi, ma da Dio.
E' Lui che sogna, progetta e ha come grande ideale la famiglia umana.
E' Lui che sognando e facendo sognare nel suo nome realizza i sogni.
I sogni di Dio lambiscono sempre una croce, una sofferenza, un timore.
Sì, perché li assorbono, quasi che le paure e le contrarietà fossero la garanzia che quei sogni si avvereranno.
L'adempiersi del sogno di Dio nell'essere in una famiglia: l'umanità, passa proprio attraverso le peripezie e le contrarietà che in quella storia dove il sogno si è posto garantiscono il percorso. Seguendo la Scrittura...il sogno segue l'ideale della promessa fatta alle generazioni dei credenti, e sgaiattola furtivamente attraverso le prove, le sofferenze e i tranelli della storia, adempiendosi nella vita, nella resurrezione, nella realizzazione del sogno e dei suoi progetti.
La famiglia che Dio sogna ha queste caratteristiche. Il sogno di Dio nella storia è fare famiglia e farsi famiglia nell'umanità. Un progetto di un sognatore ardito, che sogna sempre una resurrezione. (don Luciano Sanvito)
Non temete.
Colui che viene non è un Dio che si fa temere; è un Dio che si fa amare, che non vuol causare alcun timore. Non temete; lasciate cadere tutte le inquietudini; ricevete la grande pace che vi apporta il Salvatore

E' nato!
Nasce oggi per noi.
È vivo tra noi.
Il Verbo si è fatto carne. Dio è diventato uomo, è il più piccolo di noi. L'ha accolto prima il seno verginale di Maria, ora un grotta e una mangiatoia. Vuole immergersi così nelle viscere della terra, nel nostro mondo. Chiede accoglienza e un po' di calore umano. Vuole scuoterci dal nostro torpore e dalle nostre assurde distrazioni. Viene ad operare un recupero totale della nostra umanità. Vuole distoglierci dalla antica e perenne tentazione di poter agire senza di Lui o contro di Lui. Egli sa che la vera miseria che ci opprime consiste nell'aver perso la nostra primitiva identità: non siamo più in grado di comprendere e vivere la nostra figliolanza e la nostra fraternità divina. Ci ritroviamo estranei e pellegrini senza meta. Mostrandoci nello specchio limpido della sua natura, il volto di Dio, egli vuole farci recuperare il primitivo nostro splendore. Questa è la luce vera del Natale, questa dobbiamo sorbire nella fede, in questo senso noi guardiamo le luci che brillano dovunque: vogliamo la luce vera che illumina ogni uomo, vogliamo la grazia che ci santifica e rende presente in noi la divinità. Il Natale vero avviene allora dentro di noi: è una nascita misteriosa ma reale, diventa orientamento per la vita, diventa amore alla vita, diventa gioia della verità e certezza di essere amati per essere poi a nostra volta capaci di amare. In quella nascita c'è un germe di vita nuova, c'è un monito da non disattendere, c'è una grande lezione di umiltà e di autentica grandezza. Sono le virtù più urgenti per tornare a Dio.
Vieni Signore Gesù.
Vieni, e fa' che ti riconosciamo Vieni, e rendici capaci di vedere l'invisibile. Vieni e aiutaci a credere alla pace che tu ci hai promesso.
Vieni e aiutaci a intravedere i percorsi della pace che tu sei venuto a portare.
Vieni, e non stancarti di noi.
Marana tha, vieni Signore Gesù!
Una buona notizia
«Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore!» (Luca 2, 11).
Prima della morte di Erode (4 prima della nostra era): nascita di Gesù di Nazaret, figlio di Maria, sposa di Giuseppe. In questo periodo la Palestina era occupata dai Romani. Molti Ebrei aspetta¬vano un Messia. Egli sarebbe venuto con la potenza di Dio e avrebbe liberato il paese dall'occupante. Ottant'anni più tardi, Luca scrive il suo Vangelo. Non intende fare un rendiconto dettagliato della lontana nascita di un poppante. Ma vuole introdurre in modo meraviglioso i suoi lettori alla vita di Gesù. Per questo dipinge un quadro allo stesso tempo idilliaco e sovversivo con angeli, luci, canti, gloria: A coloro che aspettavano un messia guerriero, Luca mostra che Dio porta la pace. A coloro che credevano in un Dio che viene con potenza, Luca presenta un piccolo bambino. A coloro che pensavano che il Messia si sarebbe rivolto innanzitutto ai grandi, ai re, ai ricchi, Luca mostra che dei pastori, spesso disprezzati, hanno la priorità.
Oggi la sovversione suggerita da Luca non rimane soltanto valida, ma è moltiplicata: La pace e non la guerra. L’umiltà e non la potenza. La priorità ai piccoli e non ai profitti.
Auguri di pace e serenità
nel nome di Cristo Gesù

Questa sera la nostra attesa giunge al termine. Così come la promessa dell’Antico Testamento è stata esaudita, la nostra attesa fiduciosa è ricompensata: è Natale!
Lasciamo spazio alla gioia, alla festa, alla pace!
Questa sera sulla terra è Natale!
Marana-tha, vieni Signore Gesù!
Ma io chi sono? Che cosa potrò dire in modo degno di ciò che si vede? Mi mancano le parole: la lingua e la bocca non sono capaci di narrare le meraviglie di que¬sta solennità divina. Perciò io con le schiere angeliche grido e griderò sempre: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama». Dio è in terra; e chi non sarà celeste? Dio viene pres¬so di noi, nato da una Vergine; e chi oggi non diventerà divino, non anelerà alla santità della Vergine e non cer¬cherà con zelo la sapienza, per essere più vicino a Dio? Dio è avvolto in povere fasce; e chi non diventerà ricco della divinità di Dio, se accoglie qualcosa di umile? Tripudio come i pastori e sobbalzo ascoltando queste voci divine; bramo andare al presepe che accoglie Dio e desidero giungere alla celeste grotta; ardo di vedere il mistero apparso in essa e lì innalzare al cospetto del Generato la voce inneggiante: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama» (Sofronio di Ge¬rusalemme, Le Omelie, Roma 1991, 55-57).
Di età in età «La mia grazia rimane per sempre, la tua fedeltà è fondata nei cieli» (Sal 89,3).
Dal 1010 al 970 circa prima di Cristo. Regno del re Davide, Dio ha stabilito con lui un'alleanza: «Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza» (Sal 89,4-5). Questa alleanza è un seguito di quella con Abramo. Ma nel 587 c'è il fallimento. La monarchia davidica cade sotto i colpi di Nabucodonosor. I sei versetti (su 52) del salmo 89 non ricordano soltanto questa alleanza con Davide. Vogliono anche mostrare che, malgrado il fallimento, Dio rimane fedele alla sua alleanza «di età in età» (Sal 89,2). Da qui l'attesa di un Messia, «figlio di Davide». Nei Vangeli Gesù qualche volta sarà chiamato così (Matteo 20,30). Oggi, abbiamo superato la soglia della Nuova Alleanza. Essa si realizza in Gesù Cristo. Il suo sangue, il sangue dell'Alleanza Nuova (Luca 22,20) è versato per la moltitudine (Matteo 26,28). Non si tratta più di una discendenza come quella di Abramo, né di soggetti come quelli di Davide, ma della moltitudine degli uomini. L'amore di Dio è fedele, talmente fedele, che non si lascia racchiudere in alcune struttura sociale e si spande a tutta l'umanità.
Oggi, abbiamo superato la soglia della Nuova Alleanza. Essa si realizza in Gesù Cristo. Il suo sangue, il sangue dell'Alleanza Nuova (Luca 22,20) è versato per la moltitudine (Matteo 26,28). Non si tratta più di una discendenza come quella di Abramo, né di soggetti come quelli di Davide, ma della moltitudine degli uomini. L'amore di Dio è fedele, talmente fedele, che non si lascia racchiudere in alcune struttura sociale e si spande a tutta l'umanità.

«O Emmanuele, Dio con noi,
attesa dei popoli e loro liberatore:
vieni a salvarci con la tua presenza.»
In questi ultimi giorni che precedono il Natile, bisognerebbe farsi “ascolto”, tapparsi le orecchie per non essere contaminati dai preparativi pagani del Natale e ritagliarsi del tempo per rendersi disponibili alla Parola di Dio: prima di apparire, essa ci parla perché possiamo prepararci alla sua venuta. Colui che noi aspettiamo non è più un messaggero e nemmeno un precursore: sarà Dio stesso, il Dio dell’Alleanza. Egli sta per giungere e noi, allora, lo vedremo, lo toccheremo, lo ascolteremo e ce ne nutriremo.
Oggi: Accogliamo il Messia come il dono dell’amore infinito di Dio. Il “Giorno del Signore”, annunciato da Malachia, è sempre grande e noi abbiamo bisogno di essere purificati. Giorno annunciato un tempo come da temere, è invece desiderato... ma noi sappiamo essere uomini e donne di desiderio?

«O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa:
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.»
La grande umanità
«Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede» (Sal 33,12).
Nella storia, l'Umanità è passata dal politeismo (ci sono numerose dèi) alla monolatria (ogni popolo ha il suo Dio) poi al monoteismo (c'è un solo Dio). Gli Israeliti consideravano YHWH (tradotto nella liturgia con «Signore») come loro Dio e anche come il solo vero Dio, colui che li ha scelti fra le nazioni. Il Salmo 33 invita a ringraziare, esprime la gioia di essere nazione scelta da Dio e fiorisce nello gioia e nella speranza.
Oggi, sappiamo che il Dio del popolo della Bibbia, il Dio dei cristiani, è anche il Dio e il Padre di tutti gli uomini senza distinzione di razza né di religione. La Grande Umanità non è forse anch'esso «popolo di Dio»? E sarebbe diversa per gli esseri intelligenti che - forse – hanno vissuto, vivono o vivranno su un qualsiasi pianeta del nostro universo composto da diecimila miliardi di miliardi di stelle? E anche di questo rendiamo grazie!

«O Emmanuele, nostro re e legislatore:
vieni a salvarci, Signore, nostro Dio.»
Emmanuele
«Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14).
Nel 735 prima di Cristo, Gerusalemme sta per essere attaccata. Tutta la città è in agitazione. Il re Acaz sta per fare un gesto folle. Sperando di ottenere l'aiuto di una divinità offre suo figlio in sacrificio. Gesto di disperazione che elimina l'erede al trono e mette fine alla dinastia di Davide erede delle promesse di Dio. Allora interviene il profeta Isaia. Annuncia il fallimento dell'azione dei nemici e la nascita di un altro erede del re. Lo sua giovane donna è incinta e sta per partorire un figlio che chiamerà Emmanuele, cioè «Dio con noi». Si tratta del futuro re Ezechia successore di Acaz.
Oggi. Le parole di Isaia sull'Emmanuele continuano a esprimere, nel corso della storia, la speranza del popolo e l'attesa di un principe della pace. I primi cristiani e il Vangelo di Matteo vedono in Gesù il vero Emmanuele, nato dalla vergine Maria. Ogni festa di Natale è un invito a ricordarci che Dio è sempre con l'Umanità.

«O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli:
vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre.»
Sansone
«L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: `Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio'» (Gdc 13,4-5).
Tra il 1200 e il 1140 prima di Cristo, le tribù israelite entrate in Cancan diventano sedentarie. Sono spesso vittime di attacchi da parte di popoli vicini, in particolare i Filistei. Di tanto in tanto si levano capi occasionali e guidano il popolo alla vittoria. Questi capi occasionali vengono chiamati Giudici, dei saggi suscitati da Dio. Il più popolare fra di essi è Sansone. Per secoli le storie dei Giudici sono state raccontate oralmente. Nel secolo VII prima di Cristo probabilmente queste differenti tradizioni sono state riunite per diventare il Libro dei Giudici. L'autore vuole dimostrare che Sansone è inviato da Dio. Racconta l'annuncio della sua nascita come si fa per molti grandi uomini della Bibbia. Questo modo di raccontare di solito ricorda: l'impossibilità della madre di avere figli, la venuta di un messaggero celeste, la missione che verrà affidata al bambino...
Oggi uomini e donne si impegnano, vengono create associazioni per difendere i diritti dell'uomo, dei dimenticati dal progresso, il futuro della vita... II credente non ha più bisogno del racconto di annunciazione per scoprirvi i segni dello Spirito.

«O Radice di Iesse,
che t’innalzi come segno per i popoli:
vieni a liberarci, non tardare.»
Stupore
«Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35).
Nel 6 prima della nostra era una ragazza di Nazaret, Maria, promessa sposa di Giuseppe, mette al mondo un figlio che si chiama Gesù, che significa «Dio salva». Durante tutto la sua vita Gesù sarà conosciuto come figlio di Giuseppe. Circa 90 anni più tardi la fede dei primi cristiani si è precisato: Gesù è figlio dell'Uomo, il Messia, il Figlio di Dio. Luca spiega questo tracciando il bel quadro dell'annunciazione: Gesù non è un uomo come gli altri «Egli sarà chiamato Figlio di Dio».
Oggi, il racconto di Luca, tanto commentato e tanto rappresentato, soggetto di tante controversie, ci insegna prima di tutto che: in primo luogo l'iniziativa della salvezza viene da Dio e secondariamente che per questo egli ha bisogno di una donna. Non sarà forse un richiamo affinché le donne ritrovino il loro vero posto nella realizzazione della Salvezza dell'Umanità oggi? Nulla è impossibile a Dio.

«O Signore, guida della casa d’Israele,
che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai:
vieni a liberarci con braccio potente.»
Nella Bibbia le genealogie sono numerose. In particolare quella riguardante Cristo può sembrare monotona. Eppure è sublime. Ci aiuta a capire che il Messia è ben radicato in una stirpe di uomini (santi e peccatori). Nella genealogia di Matteo, di cui oggi abbiamo letto l’ultimo paragrafo, Cristo figura all’inizio e alla fine, quasi a significare che egli abbraccia l’intera umanità. Gesù, il cui nome significa “Dio salva”, è davvero discendente di Davide, figlio di Maria e Figlio di Dio. La profezia di Isaia si realizza. Il salvatore è anche “ Dio con noi ”. Colui per mezzo del quale l’Eterno si avvicina a noi.
Oggi mi domando: So annunciare Gesù, il Dio che salva, nella mia quotidianità? Come?

"Dal 17 al 23 dicembre, vengono cantate nei Vespri alcune antifone particolari. Cominciano tutte con l’esclamazione di ammirazione: “O” (da qui il loro nome popolare di “grandi antifone O”). Si tratta di invocazioni ardenti rivolte dalla Chiesa al suo Salvatore. Dom Geranger diceva che queste antifone contengono tutto il midollo della liturgia dell’Avvento. Queste grandi antifone cantano di volta in volta i diversi aspetti messianici del Salvatore Gesù. "
«O Sapienza dell’Altissimo,
che tutto disponi con forza e dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della saggezza.»
«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1,1)
Verso la fine dell'Antico Testamento, al tempo dell'occupazione romana della Palestina, l'attesa della venuta del Messia diventava sempre più intensa. Sarà forse un inviato di Dio che ha ricevuto l'unzione regale e verrà a portare la salvezza al popolo. Sarà forse un nuovo Davide, il cui ricordo idealizzato abitava tutti gli spiriti. Negli anni 80 dopo Cristo, il Vangelo di Matteo si apre con la genealogia di umana di Gesù figlio di Davide. L’evangelista si rivolge a ebrei e a cristiani di origine ebraica. Tutti conoscono la storia del loro popolo. Matteo vuol dimostrare loro che Gesù, che egli chiama Cristo, cioè Messia, si radica in questo popolo. Da qui questa genealogia che risale ad Abramo, padre dei credenti, e a Davide il re ideale. Essa è aperta sugli stranieri con le donne.
Oggi, leggiamo questa lista di antenati in un minuto e mezzo. Ma essa copre più di 18 secoli. Questo arco di tempo ci insegna che Gesù si radica nel popolo e inoltre nella storia dell'Umanità. È in questa storia che possiamo ritrovarlo oggi.
Non temere!
«Come una donna abbandonata e con l'animo afflitto, ti ha il Signore richiamata» (Is 54,6).
Verso la fine dell'esilio, attorno al 545 prima di Cristo, molti interrogativi preoccupano gli Israeliti deportati: il popolo disperso è diventato sterile? Non si sta ripiegando su se stesso? Il futuro è compromesso? L'alleanza non è superata? Un lontano discepolo del profeta Isaia scrive allora un poema per far rivivere la speranza. Tutto cambierà: «Ti riprenderò con immenso amore» (Is 54,7). Lo tuo discendenza non si potrà contare. «Allarga lo spazio della tua tenda» (Is 54,2). Non sei più abbandonato come una vedova «Poiché tuo sposo è il Creatore» (Is 54,5). «Non vacillerà la mia alleanza di pace» (Is 54,10).
Oggi, di fronte al futuro molti nuovi interrogativi preoccupano gli uomini. Verso quale mondo andiamo? Quali segni di speranza possiamo individuare? Quali gesti di speranza realizzare?
Guardate!
«Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?» (Lc 7,19).
Giovanni Battista, dopo un'attività breve ma vigorosa che chiama a un cambiamento di vita, viene imprigionato (Lc 3,20) da Erode Antipa. Non sempre sa chi è veramente Gesù. È in preda al dubbio (Lc 7,20). Luca racconta come Giovanni manda due dei suoi discepoli da Gesù per vedere più chiaro: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù non risponde né sì né no. Non dice chi è. Ma gli chiede di guardare quello che fa: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati... ai poveri è annunciata la Buona Notizia» (Lc 7,22).
Oggi, in che modo i nostri contemporanei scopriranno Cristo vivente? Attraverso una definizione? Attraverso testimonianze di vita? Attraverso uno sguardo lucido sul mondo per individuarvi i segni del suo Spirito? ...
Il povero grida. Il signore ascolta
«Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti» Sa134,6.
Alla base di questo salmo c'è l'esperienza umana e religiosa di qualcuno che ha visto la sua situazione di infelicità trasformarsi in serenità. Per lui nessun dubbio. Egli ha gridato. Dio ha sentito e lo ho liberato da tutte le sue angosce (cf. Sol 37,7).
Oggi, sappiamo che non si può aspettare tutto da Dio senza fare la nostra parte, che ogni preghiera del povero non è esaudita automaticamente e che il non esaudimento non significa il castigo di una colpa. Allora potremo pregare questo salmo senza «che siano confusi i nostri volti».

La stella radiosa del mattino
«Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» Nm 24, 17.
Attorno all’anno 1200 prima di Cristo, al tempo della caduta di Troia, le tribù israelite uscite dall’Egitto entrano in Canaan. Il libro dei Numeri fa il racconto dell'itinerario degli Israeliti che dopo il Sinai hanno preso la strada attraverso la Transgiordania. Prima che essi oltrepassino il Giordano un profeta (pagano) viene mandato dal suo re per maledire Israele. Egli però non maledice. Benedice e annuncia ai figli di Israele un futuro glorioso con un re misterioso e vittorioso che presenta come un Astro. In Mesopotamia la stella era simbolo del re. Questo racconto nutre la speranza dei suoi lettori.
Oggi, non sappiamo sempre chiaramente a quale Astro l'autore di Numeri ha fatto allusione. Ma sappiamo che nell'Apocalisse, Gesù si definisce «Stella radiosa del mattino» (Apocolisse 22,16). Sappiamo anche che egli è venuto non come un re perché il suo popolo domini le altre nazioni, ma come servo di tutta l'Umanità.
Eventi dalla diocesi
Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice