rosone

Il pensiero del giorno

Testimoni della luce
«Venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11).
Gesù conosceva Giovanni (il Battista) e Giovanni conosceva Gesù, da molto tempo. Fin da piccoli, perché erano cugini. Eppure Giovanni che battezzava sulle rive del Giordano, non sapeva veramente che fosse Gesù (cf. Gv 1,31). Nel Vangelo di Giovanni (l'evangelista), la spiegazione è chiara. Gesù è colui che si aspettava. Egli battezzerà nello Spirito (Gv 1,33). Egli è la Luce. Giovanni Battista è colui che rende testimonianza alla Luce (Gv 1,6-9).

Oggi, non siamo più sulle rive del Giordano, ma in un mondo in cui i legami fra gli uomini si sono moltiplicati e allargati come non mai. L'Umanità ha sempre bisogno di testimoni della Luce. L'affermazione di Giovanni «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto» assume allora un significato inedito.

Si capisce solo dopo
«Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?» Mt 17,10
Al tempo di Gesù, i rabbini aspettavano il ritorno di Elia che, secondo il libro dei Re, era salito al cielo senza morire (2Re 2,1-18). Egli doveva precedere la venuta del Messia. Ma quando verrà? Chi è? E pur tuttavia gli scribi e i rabbini hanno visto Giovanni Battista e Gesù. Né l’uno né l’altro era stato riconosciuto mentre erano in vita, tanto più che ambedue hanno sofferto e sono stati uccisi. C’è voluto del tempo per capire.


Oggi: non ci capita a volte di fare una esperienza analoga? Viviamo gli avvenimenti, ma solo dopo ne capiamo il vero significato. Dio, tuttavia, era già là...

 

Venerdì II Settimana di Avvento. Beata Vergine di Loreto

Scegliere
«Il Signore veglia sulla via dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina». Sal 1,6
L’Israelita era obbligato a scegliere fra due strade. Nel libro del Deuteronomio, la presentazione della legge data da Dio a Mosè al Sinai inizia così: “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita!”. Una scelta tra la benedizione e la maledizione, tra l’alto e il basso, tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte. Il salmo 1 evoca queste due strade: quelle dei giusti e quella dei cattivi. Esso mette subito le carte in tavola. Aprendo questo libro bisogna scegliere la propria strada o riaggiustarla.


Oggi siamo invitati a fare di questo salmo l'oggetto della preghiera, a vedere qual è la nostra strada, cioè l'orientamento della nostra vita: «io prima di tutto» o «innanzitutto il servizio».

Israele si aspettava che il profeta Elia ritornasse prima della venuta del Figlio dell’uomo, per preparargli il cammino. È Giovanni Battista che ha compiuto questa importante missione per Gesù. Giovanni ha preparato la sua venuta chiamando la gente a convertirsi e promettendo la salvezza nel futuro regno di Dio a quelli che avessero risposto al suo appello. Ecco perché Gesù può dire di Giovanni: “Egli è quell’Elia che deve venire” (v. 14). È perché Giovanni Battista ha riconosciuto i segni del tempo e vi ha risposto che gli viene accordata un’importanza particolare tra i cittadini del mondo. Ma il regno di Dio è di tutt’altra qualità. Mentre Giovanni si limita ad annunciare la salvezza, Gesù la fa vivere a tutti: quando lo incontrano, le persone sono trasformate e liberate dal dolore, dalla solitudine e dalla miseria. Si capisce bene, dunque, perché queste persone siano, da parte loro, talmente entusiaste per il regno di Dio, che si impegnano per lui con tutta la loro energia, come dei “forsennati”.


Oggi: sono entusiasta del regno di Dio? Come testimone di Cristo, lo so far vivere alle persone che incontro?

Mercoledì II Settimana di Avvento: 8 Dicembre Solennità dell'Immacolata Concezione della B.V.Maria

Il peccato dell'uomo è stato descritto efficacemente come una volontaria chiusura all'amore di Dio, un assurdo ifiuto, una barriera incolmabile, l'abbandono volontario di un benessere garantito dallo stesso Signore per vagare senza meta nelle strade scoscese del mondo. L'amore di Dio però, che è la sua stessa essenza, di sua natura è inarrestabile, l'amore è più forte del peccato: è per questo che possiamo e dobbiamo leggere tutta la nostra storia come una incessante ricerca dell'uomo smarrito e ferito dal peccato, da parte di Dio. Egli tenta in tutti i modi di rientrare nel cuore dell'uomo, l'uomo però ha un cuore che è diventato di pietra, insensibile ai richiami divini. Allora lo stesso Dio crea per se un cuore puro, immune da ogni macchia, che lo faccia innamorare con l'intensità del suo amore di Padre. E' nel cuore purissimo di Maria che Dio sceglie di porre la sua dimora, lì sceglie di riversare tutto in bene di cui l'uomo si è volontariamente privato, scende in lei con la forza dello Spirito Santo, la rende feconda, esalando la sua verginità, la rende Madre del Cristo, la vuole come sua Madre, ce la offre come Madre. E' per questo che lei è concepita senza peccato, per questo lei è l'Immacolata concezione. E' quindi in lei che scopriamo il capolavoro di Dio, in lei rimiriamo la nostra perduta innocenza, in lei ancora scorgiamo, pieni di gioia e di stupore, la nostra ri - creazione in Cristo con una nuova somiglianza soprannaturale che ci configura al Creatore e Padre nella grazia santificante. In lei, come madre nostra e di Cristo, abbiamo ormai la fondata speranza di un recupero pieno della nostra dignità di Figli. L'immacolata ci sollecita a ricercare quella interiore purezza che ci rende splendenti dinanzi a Dio e al nostro prossimo.

Un nuovo esodo
«Ti tengo per la destra e ti dico: “Non temere, io ti vengo in aiuto”» Is 41, 13.
La deportazione degli Israeliti a Babilonia dura già da circa quarant’anni. I deportati sono scoraggiati. Dicono: “Il Signore ci ha abbandonato” (Is 49,14). Lo stesso anno, Ciro sale al trono dell’impero persiano. Vola di vittoria in vittoria. Ovunque è accolto come liberatore, entra in Babilonia con esultanza. La sorte dei deportati è sul punto di cambiare. Un discepolo di Isaia descrive questo cambiamento. Dio prende il popolo per mano e gli fa vivere un nuovo esodo.


Oggi: Il discepolo di Isaia era solidale con il suo popolo al quale annuncia: il Signore ti prende per mano per salvarti. Oggi noi siamo solidali con la sorte dell'Umanità.

In che senso possiamo dire: «Il Signore ti prende per mano per salvarti»?

Un canto nuovo


«Esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene... » Sal 96, 12-13. Il ritorno, degli Israeliti, dall’esilio è considerato come un nuovo inizio, una nuova creazione. Il salmo 96 è un canto “nuovo”. Tutta la creazione vi è coinvolta: la terra, i popoli, le nazioni, il cielo, il mare, la campagna, gli alberi della foresta.


Oggi prendiamo sempre più coscienza dei legami che uniscono gli uomini fra di loro così come alla natura e allo tesso universo. Le realtà evocate dal salmo 96 assumono allora  nuove dimensioni. È la stessa cosa per la venuta del Signore.

Felicità perenne


«Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa... » Is 35,8.
Nel 538 prima di Cristo, un editto di Ciro, re di Persia permette ai deportati Israeliti a Babilonia di riprendere la strada verso Gerusalemme (Esdra 1,1-4).  Isaia canta questa liberazione come salvezza concessa da Dio assieme a straordinarie trasformazioni: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa…”(Is 35,5-6). A Gerusalemme “felicità perenne spenderà sul suo capo…e fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35,10)


Oggi questa via santa, che indicava innanzitutto la strada del ritorno a Gerusalemme, può far pensare alla strada della Grande Umanità sulla quale siamo impegnati. Lo scopo non è Gerusalemme, ma un futuro che sarà contemporaneamente accordato da Dio e risposta degli uomini.

Aprire la strada


«Voce di uno che grida nel deserto:preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» Mc 1,3.
Giovanni Battista chiede alla gente di cambiare vita e accettare  un battesimo in segno di conversione. Egli prepara i cuori ad accogliere Gesù, che lo raggiungerà e poi amplierà e approfondirà il suo operato.


Oggi: Come preparare la strada del Signore? Non si tratta di una strada tracciata nel deserto. E se significasse aprire e invitare ad aprire i cuori agli altri e per ciò stesso al Signore?

Stanche e sfinite
«Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite,
come pecore senza pastore» Mt 9,36.
Al tempo di Gesù molte persone erano disorientate, il paese occupato dai Romani, numerosi piccoli contadini rovinati, la sette numerose, i capi religiosi senza prospettive, i messia frequenti…Per rispondere a questo smarrimento Gesù proclamava la Buona Notizia del Regno. E si faceva aiutare dai suoi discepoli.


Oggi molti uomini e donne sono “stanchi e sfiniti”. Non trovano più il senso della loro vita…Non potrebbero ritrovarlo mettendosi all’opera  per migliorare l’umanità? Perché ancora oggi “gli operai sono pochi”.

 

Davanti a chi temerò?
«Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi» Sal 27,13
L’Israelita si recava volentieri alla Casa del Signore (al Tempio di Gerusalemme).  Vi trovava sicurezza, raccoglimento, luce nella sua ricerca di Dio e speranza per il futuro, un avvenire sulla terra.


Oggi a differenza del salmista i cristiani credono in un aldilà. Questo non ci impedisce in alcun modo di condividere il suo sguardo positivo sulla “terra dei viventi”

Apocalisse
«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» Is 26,4.
Il popolo della Bibbia è passato attraverso momenti difficili. I cattivi trionfano. Il futuro sembra ostruito. Lo scritto di Isaia è un’Apocalisse, uno scritto che si propone di dare fiducia e speranza ai piccoli nel tempo dello sconforto. Esso annuncia un capovolgimento della situazione: la cittadella dei persecutori è rovesciata nella polvere e calpestata dai poveri (cf. Isaia 26,5-6)


Oggi: il mondo procede molto più veloce che ai tempi biblici. Come sarà il futuro?  Quali forze trionferanno? Quelle del denaro? Quelle della condivisione?  Cosa può significare oggi «il Signore è la roccia eterna»?

Moltiplicazione o condivisione?
«Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?» Mt 15,33.
In Galilea grandi folle seguivano Gesù. Ciò che egli dice e ciò che egli fa risponde alla loro attesa di considerazione, di salute, di liberazione. Talvolta si pone il problema dell’approvvigionamento di viveri. A partire dai pani e dai pesci trovati in mezzo alla folla Gesù condivide, fa condividere e tutti mangiano a sazietà.
 

Oggi: Dove troveremo abbastanza pane per nutrire i 6 miliardi di esseri umani?
In un miracolo straordinario o nella equa condivisione?

La giustizia fiorirà
“Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto…” Sal 71,12
Nei tempi biblici il re era considerato come colui che rendeva giustizia. Il modello era Salomone. Dio gli ha dato un cuore pieno di discernimento (cf. 1Re 3,4-15). Il giudizio di Salomone descrive questa qualità del Re.


Oggi, disuguaglianze flagranti regnano nel nostro mondo. Salomone non c’è più. I Re sono rari. Ma a poco a poco l’Umanità si da’ istituzioni che cercano di rimetterla sulla strada di una giustizia per tutti. Come fa il Salmo  71, noi abbiamo il diritto di pregare per coloro che hanno la responsabilità di questo compito. Abbiamo anche il dovere di agire.

Falci o spade?
“Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci” (Is 2,4)
Il profeta Isaia sveglia la speranza. Annuncia la venuta di un principe di pace che farà regnare il diritto e la giustizia per sempre. Allora gli aratri sostituiranno le spade le falci le lance, la produzione di cibo sostituirà quella delle armi e «un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, e non si eserciteranno più nell'arte della guerra».
 

Oggi: viviamo in un mondo in cui gli stanziamenti per gli armamenti sono spesso esorbitanti  e i bisogni vitali elementari di miliardi di esseri umani non vengono soddisfatti.  In che cosa può consistere la nostra vigilanza?

 

Con il tempo di Avvento inizia l'anno liturgi¬co. È un tempo di attesa e di preparazione al Natale, che commemora la prima venuta di Gesù nella storia umana; la Chiesa, in questo spazio di tempo, prepara lo spirito dei fedeli anche all'attesa della venuta del Figlio di Dio alla fine dei tempi. "La Chiesa, celebrando ogni anno la liturgia dell'Avvento, attualizza l'attesa del Messia:  mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore,  i fedeli ravvivano l'ardente desiderio della sua seconda venuta" (CCC 524)
La tradizione della Chiesa parla anche di una triplice venuta di Cristo: la prima è quella storica che si è realizzata con la sua nascita a Betlemme; la seconda è quella sacramentale, che si attua nell'incontro personale con Gesù attraverso i sacramenti. La terza è la venuta escatologica, detta anche parusía, che avverrà alla fine dei tempi. L'Avvento, quindi, ha il grande compito di creare una coscienza escatologica, cioè di attesa orientata alle realtà ultime. Nelle domeniche di questo tempo nella liturgia sono proclamate le profezie messianiche dell'Antico Testamento; in particolare è letto il libro del profeta Isaia, il profeta della speranza di Israele; queste letture mettono in luce l'attesa che il popolo di Israele aveva del Messia Salvatore:
« ... un germoglio spunterà dal tronco di Iesse (pa¬dre di Davide), un virgulto germoglierà dalle sue radici » (Is 11,1)
« ... ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germo¬glio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra »  (Ger 23,5)
Durante l'Avvento è presentata la figura di Giovanni Battista, chiamato il precursore, poiché prepara la strada a Gesù; per questa sua missio¬ne è indicato dal Vangelo come il profeta dell'Altissimo (cfr. Lc 1,76). Giovanni nella sua predicazione richiama le folle all'attesa per la prossima venuta del Signore e invita alla conversione:
« In  quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" » (Mt 3,1-2).
In questo tempo liturgico la vergine Maria è presentata come colei che fa la volontà di Dio e attende con fede la realizzazione delle promesse divine. Ella, portando nel grembo il Figlio di Dio, ha sperimentato in un modo tutto particolare la gioia e la speranza dell'attesa; gioia e speranza che si sono rafforzate, giorno dopo giorno, nel vedere i segni che Gesù operava durante la sua vita terrena.
L'Avvento è il tempo che deve far nascere in noi il desiderio di Gesù; è, in certo modo, l'attesa del Vangelo, cioè la buona notizia della venuta del Figlio di Dio per la nostra salvezza. Per questo l'Avvento dà voce alle attese spirituali che ci portiamo dentro, le quali superano e danno anche senso alle attese esclusivamente umane che viviamo quotidianamente: «Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace » (2Pt 3,14).
E il tempo che dà anche la giusta immagine della vita come pellegrinaggio da vivere nella gioia, nella pazienza e nella speranza verso il compimen¬to del « giorno del Signore »:
« Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! » (Fil 4,4-5)  
« ... siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina » (Gc 5,8)
Il cristiano, infatti, è colui che vive nel « già e non ancora », cioè nel regno di Dio già presente, inaugurato da Gesù con la sua prima venuta, ma non ancora compiuto in pienezza, che avverrà alla fine dei tempi, con la venuta definitiva di Gesù.
La liturgia dell'Avvento ci scuote dal torpore e ci invita alla vigilanza e alla preghiera, per accogliere il Signore con le lampade accese; in questo cammino di preparazione riecheggiano le parole di san Paolo: «E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno... La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce » (Rm 13,11-12).
La vigilanza e la preghiera sono importanti per non farci distrarre dal clima consumistico che, in questo tempo, si respira per le strade e che può allontanare dal messaggio dell'Avvento, facendo¬ci cadere nell'indifferenza e nell'apatia spirituale. Il compito di questo tempo liturgico, quindi, è di creare in noi una coscienza vigile, aperta alla trascendenza e attenta ai segni, per cogliere la presenza di Gesù. L'attesa deve essere operosa, non passiva. Per fare questo dobbiamo far fruttificare i talenti che Dio ci ha donato, impegnandoci a testimoniare la nostra fede nella società, purificando il nostro cuore da tutto ciò che ci impedisce di accogliere Gesù in modo degno. «I cristiani, nel pellegrinaggio della vita presente, nascosti con Cristo in Dio e liberi dalla schiavitù delle ricchezze, mentre mirano ai beni eterni, con animo generoso si dedicano totalmente a estendere il regno di Dio e ad animare e perfezionare con lo spirito cristiano l'ordine delle realtà temporali. Nelle avversità della vita trovano la forza nella speranza,  pensando che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18) »

Un pensiero per riflettere:

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. (Mc 13,33)
Negli anni 60 i primi cristiani aspettano sempre e rischiano di stancarsi, perché non succede nulla. Marco invita così i suoi lettori del primo secolo a non lasciarsi prendere dal sonno ma a rimanere vigilanti, a spiare il ritor¬no del Signore. È importante vegliare  tanto più perchè nessuno sa in anticipo in quale momento il padrone  tornerà. Oggi, neppure noi sappiamo il momento, ma sappiamo che il Figlio dell’Uomo viene a noi attraverso gli affamati, gli assetati, i malvestiti, gli stranieri, i malati, i prigionieri…
E se il momento fosse ogni “oggi”?

Oggi ti arrabbi, quando ti dico "no" Domani, forse, comprenderai che ti stavo solo amando
Anonimo

Senza Dio la vita diventa uno squallido gioco d’istinto, un banale bene di consumo. Di qui la noia, l’inquietudine, la droga, l’alcol, il sesso e il divertimento sfrenato.
Anonimo

Amare una persona non vuol dire cambiare i suoi difetti, ma capire che senza quei difetti non sarebbe la persona che ami!
Anonimo

La terra si è raffreddata, tocca a noi, cattolici, di ravvivarne il calore vitale che s’estingue; tocca a noi pure di ricominciare l’era dei martiri. Essere martire è cosa possibile a tutti i cristiani: essere martiri è dare la vita per Dio e per i fratelli.
Frédéric Ozanam

Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli.
Erasmo da Rotterdam

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Eventi dalla diocesi

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In Cattedrale

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Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice

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