Il pensiero del giorno
Il pensiero del giorno

Oggi il Santo Padre Francesco inizia il suo ministero Pastorale.
Preghiamo perché il Signore lo conservi in salute e in santità di vita e sia segno visibile di comunione e di carità per tutta la Chiesa.
La luce della pia figura di San Giuseppe, diffonde i suoi raggi benefici nella « casa di Dio », che è la Chiesa; la riempie degli umanissimi ed ineffabili ricordi della venuta nella scena di questo mondo del Verbo di Dio, fatto uomo per noi e come noi, e vissuto sotto la protezione, la guida e l’autorità del povero artigiano di Nazareth; e la rischiara del suo incomparabile esempio, quello che caratterizza il santo tra tutti fortunato per tanta comunione di vita con Gesù e con Maria, quello cioè del suo servizio a Cristo, del suo servizio per amore. Questo è il segreto della grandezza di San Giuseppe, che ben si accorda con la sua umiltà: l’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’Incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; l’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; l’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e d’ogni sua capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa, suo figlio nominale e figlio di David, ma in realtà figlio di Maria e figlio di Dio. Se mai a qualcuno si conviene questa insegna evangelica, che fa la gloria di Maria, la profetessa del « Magnificat », quella del Precursore, quella, si può dire, d’ogni santo: « servire per amore », a S. Giuseppe la dobbiamo attribuire, il quale ci appare da essa rivestito, come del profilo che lo definisce, come dello splendore che lo glorifica; servire Cristo fu la sua vita, servirlo nell’umiltà più profonda, nella dedizione più completa, servirlo con amore e per amore.
(Giovanni Paolo II)
Il Vangelo di oggi Lc 2, 41-52
41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Medita
Tre volte all’anno c’erano celebrazioni che richiamavano a Gerusalemme i pellegrini, secondo il comando del Signore: "Tre volte all’anno farai festa in mio onore: Osserverai la festa degli azzimi…Osserverai la festa della mietitura…la festa del raccolto, al termine dell’anno, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi. Tre volte all’anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio" (Es 23, 14-17). Il figlio Gesù perduto è ritrovato dopo tre giorni nel tempio cioè nella casa del Padre, seduto. Questo fatto è preannuncio della pasqua di Gesù risorto e seduto alla destra del Padre. Luca narra l’infanzia del Salvatore alla luce degli avvenimenti della sua pasqua di risurrezione. Il racconto che ha sfiorato, con le parole di Simeone, il dramma della passione (la spada), si chiude con l’annuncio della risurrezione. Il quadro dello smarrimento e del ritrovamento presenta anticipatamente il mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Maria e Giuseppe rappresentano la comunità cristiana, che ha perso improvvisamente il suo maestro, ma dopo "tre giorni" di attesa e di ricerca riesce a ritrovarlo risuscitato nella gloria del Padre. Qui Gesù nomina per la prima volta il Padre. Le prime e le ultime parole di Gesù riguardano il Padre (Lc 2, 49 e 23, 46). La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il vangelo di Gesù secondo Luca. Gesù "deve" occuparsi delle cose del Padre, essere presso il Padre, ascoltare il Padre e rispondere a ciò che il Padre ha detto. Non deve meravigliare che Maria e Giuseppe "non compresero le sue parole" ( v. 50). Il cammino della rivelazione è ancora lungo. Siamo solo agli inizi. Maria non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre, ma custodisce nel suo cuore i detti e i fatti. In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore. Il racconto dell’infanzia si conclude con il ritorno a Nazaret. Per tutto il resto dell’adolescenza e della giovinezza di Gesù Luca non ha nulla di straordinario da segnalarci all’infuori della sua umile sottomissione ai genitori. Nella famiglia egli ha preso il suo posto di figlio rispettoso e obbediente verso quelli che, per volontà del Padre, hanno la responsabilità su di lui. L’evangelista conclude annotando che Gesù cresceva in sapienza, in statura e grazia. Egli si rivela sempre più assennato e nello stesso tempo piacevole, amabile. Vi è certamente anche un riflesso della sua bontà e della sua santità, ma non è detto esplicitamente. I cristiani sono chiamati a ripercorrere l’esperienza di Maria per diventare come lei, figura e madre di ogni credente. Quanto si racconta di Maria in questi due capitoli è quanto deve fare il cristiano. Ma il modello sublime da imitare e da incarnare fino alla perfezione è soprattutto e sopra tutti il nostro Signore Gesù Cristo.
Prega
Svegliaci, Signore Gesù, vero sole che mai tramonta, illuminaci e noi saremo raggianti.
Un pensiero per riflettere
OCCHI E PALPEBRE
Un giorno un discepolo si macchiò di una grave colpa.
Tutti s’aspettavano che il maestro lo punisse in modo esemplare.
Ma passò un anno e il maestro non diede segno di reazione.
Allora, un altro discepolo protestò: “Non si può ignorare ciò che è accaduto: dopo tutto Dio ci ha dato gli occhi!”.
Il maestro gli replicò: “È vero, ma ci ha dato anche le palpebre”...
(Apologo indiano)
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)
Eventi dalla diocesi
Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice