Il pensiero del giorno
Il pensiero del giorno

Il Vangelo di oggi Lc 4, 1-13
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11 e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».12 Gesù gli rispose: «E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
Medita
Quaresima: giù le maschere. Il Carnevale finito (a proposito: qualcuno mi spiega perché è sempre Carnevale? Ma non doveva finire col martedì grasso? Che senso ha una festa che si dimentica il motivo per cui è nata? Mistero!), deposti i costumi, siamo ormai entrati nel grande deserto: quaranta giorni di autenticità, di preparazione alla Pasqua, quaranta giorni in cui - come Gesù - ogni anno facciamo il punto della situazione, guardiamo al fondo del cuore e della vita per capire in che direzione stiamo veleggiando. Giù le maschere: nel deserto non c'è bisogno di essere diversi da ciò che si è: l'apparenza non serve, sono messo alle strette, senza cedere alle lusinghe del mondo che mi propone modelli di vita impossibili. No, nel deserto dovete scaricarvi di tutto il superfluo, nel deserto doveteimparare a sopportare l'inaudito frastuono del silenzio. Nel deserto leviamo le maschere e ci chiediamo: chi sono? Nella professione di fede della prima lettura Israele ricorda l'essenziale della propria fede: "mio padre era un Arameo errante". Sì, amici, siamo viandanti, pellegrini, la nostra patria è altrove. Lasciate stare i faraonici progetti della vostra vita, abbandonate ciò che sa di stanziale, di sicurezza a tutti i costi, valutate ciò che vi appesantisce: siamo pellegrini. Pazienza, quindi, nel raggiungere la meta (a proposito: dove state andando?). Il deserto rivela la nostra natura profonda di viandanti; e il viaggio ricorda parole quali precarietà, essenzialità, disponibilità alla scoperta e allo stupore, fiducia. Giù le maschere: Gesù nel deserto sceglie in che modo essere Messia, rifiuta le tentazioni per giocare in pieno la sua libertà. Gesù rifiuta la tentazione del pane, che riduce l'uomo a sopravvivere intorno alle "cose": denaro, lavoro, vacanze, vestiti. Cose utili, ottimi servi, pessimi padroni. L'uomo non si riempie il cuore con gli zeri del suo conto in banca, questo vive Gesù. Gesù rifiuta un messianismo di gloria e di plauso, di facili consensi, di gesti mirabolanti. Che stupore! Gesù, uomo riuscito, ha un'autostima tale che può senza difficoltà fare a meno del giudizio degli altri, Gesù rifiuta il potere (ma come? Rifiuta ciò che noi desideriamo?). Infine Gesù rifiuta l'immagine di un Dio che compie miracoli, un Dio eclatante. Gesù toglie la maschera anche a Dio e vede un Padre, non un despota Onnipotente da corrompere.
Giù le maschere: non è bello poter avere quaranta giorni davanti per guardare al nostro cuore? Quaranta giorni per vivere le Beatitudini e riflettere sull'esigenza del Vangelo, sull'essere discepoli oggi. La chiesa, da duemila anni, propone tre strade: la preghiera, il digiuno, l'elemosina.
La preghiera: cinque minuti di silenzio al giorno con il Vangelo della domenica davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nel grande mare della pace interiore che viene da Dio. Il digiuno: rinunciare a qualcosa (che so? La TV? Una sigaretta? Un dolce?) per ristabilire un'ordine nella nostra volontà (chi guida la mia vita? Le mie passioni?), per dedicare del tempo: rinuncia a un'ora di TV per giocare con tuo figlio, spegni una sigaretta e fatti un giro nel parco, tienti leggero e pensa alla tua salute. Infine l'elemosina: rinuncia a qualcosa per un gesto di solidarietà. E soprattutto: non barricarti dietro un paravento: "chissà dove finiranno questi soldi? E' tutto inutile". Se avessimo il coraggio di informarci! Se - almeno un poco - uscissimo dalle nostre piccole convinzioni per vedere la realtà: l'umanità che cammina nella miseria e nella fatica (spesse volte risultato dell'economia liberista che crea povertà) e in questa umanità fratelli e sorelle cristiane che aspettano un segno di aiuto. Segno reso visibile dalla splendida generosità di molti missionari, ma che può diventare sostegno, aiuto, da parte delle nostre comunità. Non come obolo dato - bontà nostra frugando - nel superfluo, ma come dignitoso gesto di amicizia. Giù le maschere, amici, è iniziata la Quaresima.
Prega
Signore, Dio della mia salvezza, a te rendo grazie cantando con il cuore che, libero, si apre alla vita e la vita stessa ti vuole ridonare. Ti amo, Signore mia forza, che hai assunto la mia debolezza per rendere anche me vittorioso sul Male. Mio scudo e baluardo, mia potente salvezza,
tu sai quanto cerco la gloria del mondo e temo il disprezzo degli altri. Eppure non voglio, non posso tacere la fede che mi hai acceso nel cuore: è ancora debole fiamma, ma io so per esperienza che chi crede in te non resta deluso. Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, porterò loro la tua Parola:
la fede si accresce donandola. Lucerna ai miei passi, custodia al mio cuore,
mi renda più vigile contro ogni insidia perché la mia vita sia per tutti un segno splendente di te.
Un pensiero per riflettere
La fede genuina si infonde dalla convinzione che di là del tempo
vi è uno spirito divino e di là della vita vi è la Vita.
Martin Luther King
Per la lettura spirituale
La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve
(San Giovanni Crisostomo, Vescovo)
(Disc. 43; PL 52, 320 e 322)
Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia.
Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda.
Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione.
Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri.
È un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri.
Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un’unica forza mediatrice presso Dio,
siano per noi un’unica offerta, un’unica preghiera sotto tre aspetti. Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c’è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi” (Sal. 50,19).
O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l’oblazione del digiuno, perché sia pura l’ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù,
il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.
O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia.
Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai. Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele.
Il Signore mi ascolta quando lo invoco.(Salmo 4,4) (Grazie a Claudio – Da “Buon Giorno nel Signore” di Eugenio Marrone)
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)
Eventi dalla diocesi
Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice