Il pensiero del giorno
Il pensiero del giorno
Gli antichi imperi, la Grecia, Roma, la cultura scientifica moderna sono come dei razzi che salgono nel buio e si spengono. Una sola realtà continua a splendere da Abramo fino ad oggi: la Verità eterna comunicata agli uomini. Tra crisi e minacce questa Verità non viene mai meno.
Jean Guitton
Per ultimo vorrei ricordare insieme a voi quanto l'onore e la reputazione dell'istituzione dipendono da ciascun membro.
John Henry Newman
La gente pensa troppo a ciò che deve fare e troppo poco a quel che deve essere.
Meister Eckhart

Lisbona, Portogallo, c. 1195 - Padova, 13 giugno 1231
Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. Su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella. (Avvenire)
Patronato: Affamati, oggetti smarriti, Poveri
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Giglio, Pesce
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.

A tutti è capitato di osservare qualche volta la scena di un'auto in panne con dentro l'autista e dietro una o due persone che spingono faticosamente, cercando inutilmente di imprimere all'auto la velocità necessaria per partire. Ci si ferma, si asciuga il sudore, e ci si rimette a spingere...Poi improvvisamente, un rumore, il motore si mette in moto, l'auto va, e quelli che spingevano si rialzano con un sospiro di sollievo. È un'immagine di ciò che avviene nella vita cristiana. Si va avanti a forze di spinte, con fatica, senza grandi progressi. E pensare che abbiamo a disposizione un motore potentissimo ("la potenza dall'alto"!) che aspetta solo di essere messo in moto. La festa di Pentecoste dovrebbe aiutarci a scoprire questo motore e come si fa a metterlo in azione.
Il racconto degli Atti comincia dicendo: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo". Da queste parole deduciamo che la Pentecoste preesisteva... alla Pentecoste. C'era già, in altre parole, una festa di Pentecoste nel giudaismo e fu durante tale festa che scese lo Spirito Santo. Non si capisce la Pentecoste cristiana, senza tener conto della Pentecoste ebraica che l'ha preparata. Nell'Antico Testamento sono esistite due interpretazioni della festa di Pentecoste. All'inizio era la festa delle sette settimane, la festa del raccolto, quando si offriva a Dio la primizia del grano, ma successivamente, e certamente al tempo di Gesù, la festa si era arricchita di un nuovo significato: era la festa del conferimento della legge sul monte Sinai e dell'alleanza.
Se lo Spirito Santo viene sulla Chiesa proprio il giorno in cui in Israele si celebrava la festa della legge e dell'alleanza, è per indicare che lo Spirito Santo è la legge nuova, la legge spirituale che suggella la nuova ed eterna alleanza. Una legge scritta non più su tavole di pietra, ma su tavole di carne, che sono i cuori degli uomini. Queste considerazioni fanno sorgere subito una domanda: noi viviamo sotto la legge vecchia o sotto la legge nuova? Compiamo i nostri doveri religiosi per costrizione, per timore e per abitudine, o invece per intima convinzione e quasi per attrazione? Sentiamo Dio come padre o come padrone?
Concludo con una storia. All'inizio del secolo una famiglia del sud Italia emigra negli Stati Uniti. Non avendo abbastanza denaro per pagarsi i pasti al ristorante, portano con sé il vitto per il viaggio, pane e formaggio. Col passare dei giorni e delle settimane il pane diventa raffermo e il formaggio ammuffito; il figlio a un certo punto non ne può più e non fa' che piangere. I genitori tirano fuori allora i pochi spiccioli rimasti e glieli danno perché si goda un bel pasto al ristorante. Il figlio va, mangia e torna dai genitori tutto in lacrime. "Come, abbiamo speso tutto per pagarti un bel pranzo e tu ancora piangi?" "Piango perché ho scoperto che un pranzo al giorno al ristorante era compreso nel prezzo, e noi abbiamo mangiato tutto il tempo pane e formaggio!". Molti cristiani fanno la traversata della vita a "pane e formaggio", senza gioia, senza entusiasmo, quando potrebbero, spiritualmente parlando, godere ogni giorno di ogni "ben di Dio", tutto "compreso nel prezzo" di essere cristiani.
Il segreto per sperimentare quella che Giovanni XXIII chiamava "una nuova Pentecoste" si chiama preghiera. È lì che scocca la "scintilla" che accende il motore! Gesù ha promesso che il Padre celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono (Lc 11, 13). Chiedere, dunque! La liturgia di Pentecoste ci offre espressioni magnifiche per farlo: "Vieni, Santo Spirito...Vieni, padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei cuori. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto. Vieni, Santo Spirito!".
(Padre Raniero Cantalamessa)
In una sola volta la maldicenza colpisce tre persone: chi la fa, chi la subisce e chi l'ascolta.
Henry Becque
Bisognerebbe arrivare a capire perché il cristianesimo ha prodotto tanta e tanta gente che ha amato i poveri e soprattutto i lebbrosi.
Gandhi
La peggiore disgrazia che possa capitare a un uomo è essere soddisfatto di sè.
Georges Bernanos
Vale più l'orazione concorde di pochi, che quella discorde di molti.
San Cipriano di Cartagine

Nella prima lettura di oggi, un angelo dice ai discepoli: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Questa è l'occasione per chiarirci una buona volta le idee su che cosa intendiamo per "cielo". Presso quasi tutti i popoli, il cielo sta a indicare la dimora della divinità. Anche la Bibbia usa questo linguaggio spaziale. "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini".
Con l'avvento dell'era scientifica, tutti questi significati religiosi attribuiti alla parola cielo sono entrati in crisi. Il cielo è lo spazio entro cui si muove il nostro pianeta e l'intero sistema solare, e nulla più. Conosciamo la battuta attribuita a un astronauta sovietico, di ritorno dal suo viaggio nel cosmo: "Ho girato a lungo nello spazio e non ho incontrato da nessuna parte Dio!"
È importante dunque che cerchiamo di chiarire cosa intendiamo noi cristiani quando diciamo "Padre nostro che sei nei cieli", o quando diciamo di qualcuno che "è andato in cielo". La Bibbia si adatta, in questi casi, al modo di parlare popolare (lo facciamo del resto anche oggi, nell'era scientifica, quando diciamo che il sole "sorge" o "tramonta"); ma essa sa bene e insegna che Dio è "in cielo, in terra e in ogni luogo", che è lui che "ha creato i cieli" e, se li ha creati, non può essere in essi "racchiuso". Che Dio sia "nei cieli" significa che "abita in una luce inaccessibile"; che dista da noi "quanto il cielo è alto sulla terra".
Anche noi cristiani siamo d'accordo, quindi, nel dire che il cielo come luogo della dimora di Dio è più uno stato che un luogo. Quando si parla di lui, non ha alcun senso dire sopra o sotto, su o giù. Con questo non stiamo affermando che il paradiso non esiste, ma solo che a noi mancano le categorie per potercelo rappresentare. Prendiamo una persona totalmente cieca dalla nascita e chiediamogli di descriverci cosa sono i colori: il rosso, il verde, il blu...Non potrà dirne assolutamente niente, né un altro sarà in grado di spiegarglielo, perché i colori si percepiscono solo con gli occhi. Così succede a noi nei confronti dell'aldilà e della vita eterna che è fuori del tempo e dello spazio.
Alla luce di quello che abbiamo detto, che cosa significa proclamare che Gesù "è asceso al cielo"? La risposta la troviamo nel Credo: "È salito al cielo, siede alla destra del Padre". Che Cristo sia salito al cielo significa che "siede alla destra del Padre", cioè che, anche come uomo, egli è entrato nel mondo di Dio; che è stato costituito, come dice san Paolo nella seconda lettura, Signore e capo di tutte le cose. Quando si tratta di noi, "andare in cielo", o andare "in paradiso" significa andare a stare "con Cristo" (Fil 1,23). Il nostro vero cielo è il Cristo risorto con cui andremo a ricongiungerci e a fare "corpo" dopo la nostra risurrezione e in modo provvisorio e imperfetto già subito dopo morte. Si obbietta a volte che nessuno, però, è mai tornato dall'aldilà per assicurarci che esso esiste davvero e non è soltanto una pia illusione. Non è vero! C'è uno che ogni giorno, nell'Eucaristia, torna dall'aldilà per assicurarci e rinnovare le sue promesse, se sappiamo riconoscerlo.
Le parole dell'angelo: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?" contengono anche un velato rimprovero: non bisogna stare a guardare in cielo e speculare sull'aldilà, ma piuttosto vivere in attesa del suo ritorno, proseguire la sua missione, portare il suo Vangelo fino ai confini del mondo, migliorare la stessa vita sulla terra. Egli è andato al cielo, ma senza lasciare la terra. È solo uscito dal nostro campo visivo. Proprio nel brano evangelico lui stesso ci assicura: "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
(Padre Raniero Cantalamessa)
La peggiore povertà che sia è l'ignoranza. Adamo cadde per ignoranza, e tutti quelli cadono, caddero, o sono per cadere, tutti periscono per tale ignoranza.
Angela da Foligno
La violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine.
San Giovanni Crisostomo
Un cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala.
Gustave Flaubert
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.
Gandhi
Gesù, riassumendo in sé tutte le caratteristiche dell’uomo, ripete l’esperienza di Adamo, messo di fronte all’alternativa di satana. Gesù, riassumendo in sé “tutte le nostre debolezze” (Eb 4,15), ripete la nostra quotidiana esperienza di uomini messi di fronte alle proposte di orgoglio, di egoismo, di potere. E riappare, dopo la galleria oscura della prova, come segno dell’umanità nuova, “il nuovo Adamo, Spirito datore di vita” (1Cor 15,45).
Gianfranco Ravasi
Eventi dalla diocesi
Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice