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L'Angolo della Spiritualità

I Sacramentali

SacramentaliCatechesi mensile a cura di P.Alberto Pierangioli

I sacramentali, secondo il Concilio Vaticano II, sono “segni sacri istituiti dalla Chiesa per mezzo dei quali, a imitazione dei sacramenti, sono significati e vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l'effetto principale dei sacramenti (la grazia) e vengono santificate le varie circostanze della vita" (SC, 60).

Essi sono istituiti dalla Chiesa per la santificazione di alcuni ministeri ecclesiastici, di alcuni stati di vita, di circostanze varie della vita cristiana e dell'uso di cose utili all'uomo.

Secondo le decisioni pastorali dei vescovi, possono anche rispondere ai bisogni, alla cultura e storia propri del popolo cristiano di una regione o di un'epoca. Richiedono sempre una preghiera, spesso accompagnata da un segno, come l'imposizione della mano, il segno della croce, l'aspersione con l'acqua benedetta che richiama il Battesimo.

Essi derivano dal sacerdozio battesimale: ogni battezzato, anche laico, è chiamato ad essere una "benedizione" e può dare alcune benedizioni.

I sacramenti conferiscono la grazia per se stessi, per opera di Cristo, indipendentemente dalla santità di chi li amministra; i sacramentali preparano a ricevere la grazia, sempre come dono di Dio, ma anche secondo la fede di chi li compie e li riceve.

Dice ancora il Concilio: "Ai fedeli ben disposti è dato di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal Mistero pasquale di Cristo, dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e i sacramentali” (S.C. 61). Il segno di croce è uno dei sacramentali più comuni. Può ottenere una grande grazia, se fatto con vera fede; altrimenti può essere come uno scaccia mosche.

 

Le varie forme di sacramentali

Fra i sacramentali ci sono prima di tutto le benedizioni di persone, della mensa, di oggetti, di luoghi. Ogni benedizione è lode di Dio e preghiera per ottenere i suoi doni. Alcune benedizioni hanno una portata duratura, come la consacrazione delle persone a Dio e di oggetti e luoghi riservati all'uso liturgico.

Fra quelle che sono destinate a persone, figurano la benedizione dell'abate o abbadessa di un monastero, la consacrazione delle vergini e delle vedove, il rito della professione religiosa e le benedizioni per alcuni ministeri ecclesiastici (lettori, accoliti, catechisti, ecc): qui possiamo aggiungere anche la consacrazione laicale a Gesù Crocifisso degli AGC.

Tra le benedizioni degli oggetti, si può segnalare la benedizione di una chiesa o di un altare, la benedizione degli olii santi, dei vasi e delle vesti sacre, delle campane, di oggetti e immagini sacre ecc.

Non confondere la benedizione con l’esorcismo. Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l'ha praticato; e ha dato il potere di farlo anche alla Chiesa (Cf Mc 1,25 ss; Mc 3,15; Mc 6,7; Mc 6,13; 1673 Mc 16,17). In una forma semplice, l'esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L'esorcismo solenne può essere praticato solo da un presbitero, con il permesso del vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando le norme stabilite dalla Chiesa. L'esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca, e ciò mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. Occorre molta prudenza per non confondere una malattia specialmente psichica con la presenza diabolica (CCC 1673). Il demonio esiste, ma non bisogna vederlo dappertutto.

 

La religiosità popolare

La Chiesa tiene conto anche della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la "via crucis", le danze religiose, il rosario, le medaglie, il segno della Croce ecc. Queste espressioni sono un prolungamento della vita liturgica della Chiesa, ma non la sostituiscono. Devono essere in armonia con la liturgia, derivare in qualche modo da essa e condurre ad essa. É necessario un discernimento pastorale per sostenere, favorire e purificare la religiosità popolare, per non cadere nella superstizione. Purtroppo nel popolo cristiano meno istruito rimangono molte superstizioni del vecchio paganesimo, come certe catene di S. Antonio, molte forme di preghiere basate su formule piuttosto magiche e da ripetere un certo numero di volte, su certe pratiche contro il malocchio, su certe usanze pagane nei funerali ecc

L’esercizio della religiosità popolare è sottomesso alla cura e al giudizio dei vescovi e alle norme generali della Chiesa. Usata bene, essa unisce, in modo creativo, il divino e l'umano, Cristo e Maria, lo spirito e il corpo, la comunione e l'istituzione, la persona e la comunità, la fede e la patria, l'intelligenza e il sentimento. Questa saggezza è un umanesimo cristiano che afferma radicalmente la dignità di ogni essere in quanto figlio di Dio, instaura una fraternità fondamentale, insegna a porsi in armonia con la natura, a comprendere il lavoro e aiuta a vivere nella gioia e nella serenità, anche nelle difficoltà della vita.

 

La celebrazione delle esequie

Uno dei sacramentali più importanti nella vita cristiana sono le esequie cristiane, che aiutano a vivere il senso cristiano della morte e a celebrare la Pasqua di ogni fedele, alla luce della pasqua di morte e risurrezione di Cristo. Il popolo cristiano saluta il fedele che muore in Cristo Gesù e "va in esilio dal corpo per andare ad abitare presso il Signore" (2Cor 5,8). É il compimento della nuova nascita cominciata con il Battesimo. Tutti i sacramenti hanno per scopo l'ultima Pasqua del cristiano, quella che, attraverso la morte, lo introduce nella vita del Regno. Allora si compie ciò che confessa nella fede e nella speranza: "Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".

La Chiesa, con i sacramenti, guida il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno; al termine del suo cammino lo rimette "nelle mani del Padre" e, nella speranza, consegna alla terra il seme del corpo che risusciterà nella gloria (1Cor 15,42-44). Questa offerta è celebrata in pienezza nella messa; le benedizioni che precedono e che seguono sono dei sacramentali.

Le esequie cristiane sono una celebrazione liturgica della Chiesa. Il ministero della Chiesa in questo caso mira ad esprimere la comunione efficace con il defunto, come pure a farvi partecipare la comunità riunita per le esequie e ad annunciarle la vita eterna.

Il Rito delle esequie della liturgia romana propone tre tipi di celebrazione delle esequie, corrispondenti ai tre luoghi del suo svolgimento, la casa del morto (o l’ospedale), la chiesa, il cimitero, secondo l'importanza che vi attribuiscono la famiglia, le consuetudini locali, la cultura e la pietà popolare. Questo svolgimento è del resto comune a tutte le tradizioni liturgiche e comprende quattro momenti principali:

1. L' accoglienza della comunità. Un saluto di fede apre la celebrazione. I parenti del defunto sono accolti con una parola di "conforto". La comunità che si raduna in preghiera attende anche "le parole di vita eterna". La morte di un membro della comunità, ma anche il giorno anniversario, il settimo o il trigesimo, è un evento che deve far superare le prospettive di "questo mondo" e attirare i fedeli alle vere prospettive della fede nel Cristo risorto.

2. La Liturgia della Parola, durante le esequie, esige una preparazione tanto più attenta in quanto l'assemblea presente in quel momento può comprendere fedeli poco assidui alla Liturgia e amici del defunto che non sono cristiani. L'omelia, in particolare, deve evitare "la forma e lo stile di un elogio funebre" e illuminare il mistero della morte cristiana alla luce di Cristo risorto.

3. L'Eucaristia è il cuore della morte cristiana. É allora che la Chiesa esprime la sua comunione efficace con il defunto: offrendo al Padre il sacrificio della Morte e della Risurrezione di Cristo, gli chiede che il suo figlio sia purificato dai suoi peccati e dalle loro conseguenze e sia ammesso alla pienezza della mensa del Regno. É attraverso l'Eucaristia così celebrata che la comunità dei fedeli, specialmente la famiglia del defunto, impara a vivere in comunione con chi "si è addormentato nel Signore", comunicando al Corpo di Cristo di cui il defunto è membro vivente, e pregando poi per lui e con lui.

4. L'addio ("a-Dio") al defunto è la sua "raccomandazione a Dio" da parte della Chiesa. É  "l'ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro, prima che il corpo sia portato alla sepoltura". Con questo saluto finale "si prega per la sua dipartita da questa vita e la sua separazione, ma anche perché esiste una comunione e una riunione. Infatti, viventi e defunti non siamo separati gli uni dagli altri, poiché noi tutti percorriamo la stessa strada e ci ritroveremo nel medesimo luogo. Non saremo mai separati, perché viviamo per Cristo, e ora siamo uniti a Cristo, andando incontro a lui per essere tutti insieme in Cristo.

 

I sacramentali sono un dono dato da Dio ai fedeli e un aiuto nel cammino di fede. Circa il loro uso, bisogna tenere sempre presenti le norme e i suggerimenti della Chiesa; la saggezza e il buon senso cristiano dei fedeli aiutino a tralasciare quelle tradizioni svuotate del senso della fede e a conservare quelle tradizioni che hanno una base piena nel vangelo, nella fede cristiana e nelle sane tradizioni della chiesa locale.                                                                                                                       

 

P. Alberto Pierangioli

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