L'angolo della spiritualità
L'Angolo della Spiritualità
Pubblichiamo un'interessante catechesi di Padre Alberto Pierangioli, Passionista di Morrovalle, guida del Movimento degli Amici di Gesù Crocifisso
La fede è vivere nella Chiesa vista come madre
Novembre 2014
L’importanza di appartenere alla Chiesa
L’immagine della Chiesa oggi è molto varia nella mente dei cristiani: in alcuni è molto presente, in altri poco, in altri per nulla. Dipende in gran pare dalla conoscenza che si ha di essa e dal tipo di vita cristiana che si vive. Seguendo gli insegnamenti di Papa Francesco, vediamo come la Chiesa, vista come una vera madre, ci aiuta a crescere e perseverare nella fede.
Prendo spunti da una bella catechesi di Papa Francesco nella udienza generale del 25 giugno 2014 e poi dalla densa catechesi del P. Luciano Temperilli sulla rivista degli AGC di questo mese di novembre.
Papa Francesco parla dell’importanza, per il cristiano, di appartenere alla Chiesa. Noi non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio; noi siamo cristiani perché apparteniamo alla Chiesa. È come un cognome: se il nome è “sono cristiano”, il cognome è “appartengo alla Chiesa”.
Per questo dobbiamo ricordare con gratitudine coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno accolto nella Chiesa. Nessuno diventa cristiano da sé! Non si fanno cristiani in laboratorio. Il cristiano è parte di un popolo che viene da lontano. Il cristiano appartiene a un popolo che si chiama Chiesa e questa Chiesa lo fa cristiano, nel giorno del Battesimo e poi nel percorso della catechesi, e così via. Se noi crediamo, se sappiamo pregare, se conosciamo il Signore e possiamo ascoltare la sua Parola, se lo sentiamo vicino e lo riconosciamo nei fratelli, è perché altri, prima di noi, hanno vissuto la fede e poi ce l’hanno trasmessa. Sono i nostri genitori che hanno chiesto per noi il Battesimo; poi il parroco, una suora, un catechista, che ci hanno trasmesso il contenuto della fede e ci hanno fatto crescere come cristiani. La Chiesa è una grande famiglia, nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e da discepoli del Signore Gesù.
Nella Chiesa non esistono “battitori liberi”. Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un “noi” ecclesiale! Tante volte sentiamo dire: “Io credo in Dio, credo in Gesù, ma non credo nella Chiesa”. C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Sono tentazioni e illusioni pericolose e dannose. Certo camminare insieme è impegnativo, e a volte faticoso. Ma il Signore ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che il Signore ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa. Non cadiamo nella tentazione di pensare di poter fare a meno degli altri, di poter fare a meno della Chiesa, di poterci salvare da soli, di essere cristiani di laboratorio. Al contrario, non si può amare Dio senza amare i fratelli, non si può amare Dio fuori della Chiesa; non si può essere in comunione con Dio senza esserlo nella Chiesa madre, e non possiamo essere buoni cristiani se non insieme a tutti coloro che cercano di seguire il Signore Gesù, come un unico popolo, un unico corpo, e questo è la Chiesa. (Cfr. Udienza G. 25-6-2014).
Le difficoltà e la missione della Chiesa oggi
- Perché la Chiesa oggi non sembra attirare più la gente, si interroga Papa Francesco con i vescovi del Brasile e risponde:
«Forse è apparsa troppo debole, forse troppo lontana dai loro bisogni, forse troppo povera per rispondere alle loro inquietudini, forse troppo fredda nei loro confronti, forse pensa troppo alla propria immagine, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi» (Discorso ai vescovi brasiliani28-7-2013).
- Francesco mette sempre in guardia da una Chiesa autoreferenziale, quando cerca solo la funzionalità, come una semplice associazione umana e smette di essere missionaria.
Condividere l’annuncio della fede con tutti, grida ai giovani brasiliani, “fino alle periferie esistenziali”[1] e parla ai vescovi di conversione pastorale perché devono “essere vicino alla gente, padri e fratelli, con molta mansuetudine; pazienti e misericordiosi che non abbiano la psicologia da principi.
- Il Papa afferma, «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono prima curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto”.
- La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”.
La chiesa è madre
“I ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia.”. In questa misericordia si fonda la maternità della Chiesa. Infatti la chiesa ci genera, “non si diventa cristiani da sé, cioè con le proprie forze, in modo autonomo, neppure si diventa cristiani in laboratorio, ma si viene generati e fatti crescere nella fede all’interno di quel grande corpo che è la Chiesa. In questo senso la Chiesa è davvero madre, la nostra madre che ci dà vita in Cristo e che ci fa vivere con tutti gli altri fratelli nella comunione dello Spirito Santo” (Ud.3-9-14).
La chiesa accompagna il nostro cammino di crescita, come ogni vera madre. “Dal giorno del battesimo, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica, con la forza della Parola di Dio la strada da percorrere per vivere un’esistenza feconda di gioia e di pace. Illuminati dalla luce del Vangelo e sostenuti dalla grazia dei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia, possiamo orientare le nostre scelte al bene” (Ud.3-9-14).
La chiesa ci difende dal male. “La Chiesa ha il coraggio di una madre che sa di dover difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di satana nel mondo, per portarli all’incontro con Gesù. Una madre sempre difende i figli. Questa difesa consiste anche nell’esortare alla vigilanza: vigilare contro l’inganno e la seduzione del maligno. Perché anche se Dio ha vinto satana, questi torna sempre con le sue tentazioni. Satana viene «come leone ruggente» (1Pt 5,8), dice l’apostolo Pietro, e sta a noi non essere ingenui, ma vigilare e resistere con i consigli della madre Chiesa, resistere con l’aiuto della madre Chiesa, che come una buona mamma sempre accompagna i suoi figli nei momenti difficili” (Ud.3-9-14).
Tutti i battezzati sono Chiesa, contemporaneamente figli e madri. “Cari amici, dice ancora Papa Francesco, questa è la Chiesa che tutti amiamo, questa è la Chiesa che amo io: una madre che ha a cuore il bene dei figli e che è capace di dare la vita per loro. Non dobbiamo dimenticarci però che la Chiesa siamo noi tutti! E anche noi siamo figli, ma anche madri di altri cristiani” (Ud.3-9-14).
La Chiesa è madre come Maria e prolunga nel mondo e nella storia la maternità di Maria:
“S i pone proprio in continuità con quella di Maria. La Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della Parola di Dio e nella docilità al suo disegno d’amore. La nascita di Gesù nel grembo di Maria, infatti, è preludio della nascita di ogni cristiano nel grembo della Chiesa, dal momento che Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli. Guardando a Maria, scopriamo il volto più bello e più tenero della Chiesa; e guardando alla Chiesa, riconosciamo i lineamenti sublimi di Maria. Noi cristiani, non siamo orfani, abbiamo una mamma. Non siamo orfani! La Chiesa è madre, Maria è madre” (Ud.3-9-14). (Cfr. P. Luciano Temperilli, Riv .AGC, n.6. pag. 2)
Rifletti:
Senti la Chiesa come madre?
Se “Si’, Come? In che cosa?
Se “No”, perché?
P. Alberto Pierangioli
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