L'angolo della spiritualità
L'Angolo della Spiritualità
di Padre Alberto Pierangioli
Riconciliazione con Dio e con la Chiesa
Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7]; anche Gesù lo fa come Figlio di Dio: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" (Mc 2,10). Egli poi ha affidato questo potere anche agli apostoli e ai loro successori: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23). Per questo San Paolo poteva scrivere: “Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione (2Cor 5,18) e supplicava i fedeli: "Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20).
Gesù ha perdonato i peccati e ha manifestato l'effetto di questo perdono, reintegrando i peccatori perdonati nella comunità del Popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati. Egli ammette i peccatori alla sua tavola ed egli stesso siede alla loro mensa, gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dio [Lc 15] e il nostro ritorno in seno al Popolo di Dio [Lc 19,9]. A chi lo accusa di essere “amico dei peccatori”, egli dice che è medico e il medico va alla ricerca dei malati per guarirli. Pensiamo anche allo sguardo che Gesù nella sua passione rivolge a Pietro che lo ha appena rinnegato: uno sguardo di amore che sconvolge e converte Pietro, sciogliendolo in un fiume di lacrime.
Dando agli Apostoli il potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l'autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa, come dice a Pietro perdonato: "A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,19). É il potere di accordare o non accordare il perdono dato a Pietro, agli apostoli e ai loro successori. Chi è escluso dalla comunione con la Chiesa è escluso dalla comunione con Dio; chi è accolto di nuovo nella comunione della Chiesa, Dio lo accoglie anche nella sua comunione. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.
Il sacramento della misericordia
Gesù ha istituito il sacramento della Penitenza per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave, perdendo la grazia battesimale e ferendo la comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre "una seconda tavola di salvezza dopo il naufragio del peccato" (Tertulliano). Lungo i secoli la forma della celebrazione della Penitenza ha subito molte variazioni. Nei primi secoli, la riconciliazione dei cristiani che avevano commesso peccati molto gravi dopo il Battesimo (specialmente idolatria, omicidio, adulterio), era legata ad una disciplina molto rigorosa: i penitenti dovevano fare pubblica penitenza per i loro peccati per molti anni prima di ricevere la riconciliazione; nella messa potevano partecipare solo alla liturgia della parola, poi dovevano uscire dalla chiesa. Per loro c’era “l’ordine dei penitenti”, al quale, in alcune regioni, si veniva ammessi una sola volta in vita per i peccati più gravi.
Nel settimo secolo, i missionari irlandesi, ispirati dalla tradizione monastica orientale, diffusero la pratica "privata" della penitenza, che non esigeva più penitenze pubbliche e prolungate prima di ricevere la riconciliazione con la Chiesa. É questa la Penitenza che, a grandi linee, si celebra oggi in modo privato e segreto tra il penitente e il sacerdote, per ottenere il perdono dei peccati gravi e dei peccati veniali .
Attraverso i cambiamenti, possiamo scoprire alcuni elementi essenziali della Penitenza: da parte dell'uomo che si converte con l’azione dello Spirito santo: il pentimento sincero, la confessione e la soddisfazione; da parte di Dio: la misericordia e il perdono per mezzo della Chiesa.
La Chiesa che, mediante il vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui e per lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale. Abbiamo esempi commoventi di santi che facevano penitenza per i peccatori, come S. Paolo della Croce , il santo Curato d’Ars, S. Gemma Galgani.
La formula di assoluzione in uso oggi nella nostra Chiesa esprime bene gli elementi essenziali del sacramento: Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, mediante il ministero della Chiesa, ti conceda il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Gli atti del penitente
La Confessione, inutile negarlo, è un sacramento che costa fatica, ed è un sacramento in crisi, anche perché oggi è cambiato il modo di porsi davanti alla realtà del peccato. Prima di tutto si è perso il senso del peccato. Oggi non è più Dio, ma sono io che decido ciò che è bene e ciò che è male. Anche chi ammette che ci può essere un intervento di Dio, rimane sempre un fatto privato tra me e Dio, la chiesa non c’entra. Per questo la Confessione viene sempre più trascurata, anche da chi si accosta tranquillamente alla Comunione, illudendosi di confessarsi solo con Dio. Così man mano la coscienza si affievolisce sempre più, ci autoperdoniamo e anche il senso della colpa scompare del tutto.
Accusarsi davanti a un altro uomo è mortificante e umiliante. Oggi la gente va più volentieri dallo psicanalista che dal sacerdote. Certo anche un buon psicanalista può fare del bene in tante situazioni. Ma non potrà mai dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati. Va in pace”! La Confessione richiede una grande dose di umiltà e una grande fede. Ma solo così torna la vera pace nel cuore e la vera amicizia con Dio.
Nella confessione, Dio Padre, che invita alle nozze del Figlio, prepara e dona la “veste nuziale”, per farci fare bella figura davanti a tutti i partecipanti alla festa delle nozze.
Cinque sono le condizioni essenziali per fare una buona confessione: esame di coscienza, dolore dei peccati, proposito di non più peccare, confessione umile e sincera dei peccati, soddisfazione.
1 - Esame di coscienza. É il primo passo verso la conversione. É il desiderio di tornare alla luce, dopo il buio del peccato. É bene prepararsi a ricevere questo sacramento con un esame di coscienza fatto alla luce della Parola di Dio: i testi più adatti sono il Decalogo, il discorso della montagna e le beatitudine nei Vangeli e le lettere degli Apostoli. Occorre una preparazione quotidiana, con un esame di coscienza fatto al termine di ogni giorno e poi un esame immediato prima della confessione.
Spesso, appena si entra in chiesa, si va di corsa a confessarsi, senza nessuna preparazione, perché si ha la solita lista pronta o si dice semplicemente che non ha nulla da dire. É bene confrontarsi anche con un esame di coscienza approfondito che si trova in tanti libri, per un confronto serio della propria vita con la parola di Dio e i suoi comandamenti: faremo la scoperta di tante mancanze a cui spesso non si fa caso.
2 - Dolore dei peccati: Tra gli atti del penitente, il dolore dei peccati occupa il primo posto. è il punto più importante. Quando c’è un pentimento sincero, per aver offeso Dio e ferito il suo di Padre con il peccato e causato la passione e morte in Croce del Figlio di Dio, si ha la “contrizione perfetta”, che rimette subito ogni tipo di peccato, anche se rimane l’impegno di confessare al sacerdote i peccati mortali, appena è possibile.
Se il pentimento nasce dalla considerazione della bruttura del peccato, dei danni che provoca nell’anima, della dannazione eterna e delle altre pene meritate dal peccatore, è detto "contrizione imperfetta": è anch'essa un dono di Dio, ma da sola non ottiene il perdono dei peccati gravi, dispone però a riceverlo con il sacramento della Penitenza.
3 – Proposito di non più peccare. La terza condizione per fare una buona confessione è il proposito sincero di lottare per non ricadere nel peccato, non solo mortale, ma anche veniale. Il pentimento sincero esige il proposito di non voler ripetere il male fatto, di volersi comportare da figlio di Dio. di togliere l’occasione e la situazione di peccato. Non c’è dolore sincero senza questo proposito e quindi non ci sono le condizioni per ricevere l’assoluzione dal sacerdote e il perdono da Dio. Per debolezza umana si può anche ricadere e continuare a convivere con il peccato, ma non bisogna mai rassegnarsi ed essere conniventi con il peccato, altrimenti non serve confessarsi, perché la confessione diventa una farsa. É la confessione del lupo!
In ogni confessione è bene fare un proposito preciso davanti al confessore di lottare per togliere il peccato più grave o più frequente, proposito da verificare nella confessione seguente.
Parleremo nei prossimi incontri della Confessione dei peccati e della soddisfazione.
Dobbiamo chiedere ogni giorno al Signore il dono del dolore perfetto, o contrizione, per ottenere il perdono pieno anche prima di confessarci e non stare neppure un’ora separati da Dio.
2- Fai un buon esame di coscienza prima di confessarti?
3- Cerchi di raggiungere la vera “contrizione”, prima di andare a confessarti?
4- Fai sempre un proposito serio e circostanziato in ogni confessione?
P. Alberto Pierangioli
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