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L'Angolo della Spiritualità

Il Matrimonio come Sacramento

matrimonioCatechesi di Padre Alberto Pierangioli

Dio Sposo modello di amore

Nella catechesi di marzo abbiamo visto Dio che sposa il suo popolo, seguendo le immagini anche ardite dei profeti dell’AT. Nel NT l’immagine dell’amore sponsale rimane, ma subisce un profondo cambiamento: non è più l’amore umano degli sposi a farci conoscere e spiegare l’amore di Dio per l’uomo, ma è l’amore di Dio per l’uomo, realizzato soprattutto in Cristo, a spiegare la ricchezza e la profondità dell’amore sponsale umano (CCC 1612). Gesù sposa nella incarnazione l’umanità stessa e dona la vita per salvarla e amarla fino alla fine (cfr.Ef.5,29).

L'alleanza nuziale tra Dio e il suo popolo Israele prepara l'Alleanza Nuova ed eterna nella quale il Figlio di Dio, incarnandosi e offrendo la sua vita, si è unito a tutta l'umanità da lui salvata, come la festa di “nozze dell'Agnello” (Ap 19,7-,9).

Spiega Benedetto XVI: “Nel Nuovo Testamento Dio radicalizza il suo amore fino a diventare egli stesso, nel suo Figlio fatto uomo, carne della nostra carne. In questo modo l’unione di Dio con l’uomo ha assunto la sua forma suprema irreversibile e definitiva. E così viene tracciata anche per l’amore umano la sua forma definitiva, quel “sì” reciproco che non può essere revocato: essa non aliena l’uomo, ma lo libera dalle alienazioni della storia, per riportarlo alla verità della creazione” (6 giugno 2005; CCC1614).

Conferma Giovanni Paolo II: “Nella Trinità si può vedere il modello originario della famiglia umana. Il “Noi” divino diventa il modello eterno del “noi” umano costituito da un uomo ed una donna che reciprocamente si donano in una comunione indissolubile e aperta alla vita” (29.05.94).

Gesù, con la sua incarnazione, è lo “sposo” della Chiesa (2 Cor. 11,2); il tempo messianico è presentato come una festa di nozze (Mt 9,15; Mt 25,1-12 Lc12,35-37). Uno sposalizio che si manifesterà nelle nozze dell’Agnello (Ap. 19,7.9; CCC 1612). Gli sposi cristiani trovano nell’amore di Dio per noi un modello insuperabile per il loro amore di coppia.

Questa rivelazione è prefigurata e preannunciata alle nozze di Cana (Gv 2,11 ss; CCC1613) dove Gesù, all’inizio della sua vita pubblica, compie il primo miracolo su richiesta di sua madre [Gv 2,1-11]. La Chiesa attribuisce una grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce la conferma della bontà del matrimonio e l'annuncio che ormai esso sarà un segno efficace della presenza di Cristo.

Cana racconta i chiaroscuri dell’amore umano, soggetto a caducità e a precarietà, dove la festa umana può terminare improvvisamente. Il cuore premuroso di una Madre anticipa l’ora della manifestazione del Figlio, rivelando che Lui è il vino nuovo della coppia per una festa ricca ed abbondante.


Il vero senso del matrimonio sacramento

Nella sua predicazione Gesù ha insegnato senza equivoci il senso originale dell'unione dell'uomo e della donna, quale il Creatore l'ha voluta all'origine:

«Si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero:«È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio» (Mt 19,3-9 - CCC 1614).

Questo non significa che Gesù non conosca la fragilità dell’uomo (cfr. CCC 1615), ma prima l’invito di Maria: “Qualunque cosa vi dice fatela” (Gv. 2,5) e poi Gesù stesso con l’invito a seguirlo perché il suo giogo è soave, (Mt 11,28-30) indicano la soluzione: la sua grazia sostiene il cammino degli sposi. É già un annunzio del “grande sacramento” che il Signore prepara per sostenere la debolezza umana degli sposi cristiani.

Tutta la vita cristiana porta il segno dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Già il Battesimo è un mistero nuziale: è come il lavacro di nozze (Cf Ef 5,26-27) che precede il banchetto nuziale, l'Eucaristia. Il Matrimonio cristiano diventa, a sua volta, segno efficace e sacramento dell'alleanza di Cristo e della Chiesa. Il matrimonio fra battezzati è un vero sacramento, perché ne significa e ne comunica la grazia, (CCC 1617). Abbiamo visto nella catechesi di febbraio che il matrimonio è un dono che Dio ha inciso nella natura umana; Cristo, elevando il matrimonio alla dignità di sacramento, gli ha dato una grazia particolare per aiutarlo a raggiungere lo scopo per cui Dio lo ha istituito.

Questa grazia di Cristo non si aggiunge dal di fuori alla natura dell’uomo, non le fa violenza, ma la libera e la restaura, innalzandola al di là dei suoi propri confini (Cf Benedetto XVI, 6 giugno 2005).

L’insistenza di Gesù sull'indissolubilità del vincolo matrimoniale può lasciare perplesso l’uomo d’oggi e apparire come un'esigenza irrealizzabile, come apparve agli stessi apostoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna non conviene sposarsi” [Mt 19,10 ].

Tuttavia Gesù non ha caricato gli sposi di un fardello impossibile da portare e troppo gravoso, [Cf Mt 11,29-30] più pesante della Legge di Mosè. Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato, “egli stesso dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio” nella nuova dimensione del Regno di Dio. Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo su di sé la propria croce [Cf Mc 8,34] gli sposi potranno "capire" [Cf Mt 19,11] il senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di Cristo. Questa grazia del matrimonio cristiano è un frutto della croce di Cristo, sorgente di ogni vita cristiana.


Insegnamento degli Apostoli

A questo punto può diventare comprensibile quanto dice S. Paolo nel famoso passo della lettera agli Efesini: “Siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola... Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito(Ef. 5,21-33 - cfr. CCC 1616).

Sono due comandi inseparabili: « le mogli siano sottomesse ai loro mariti, come al Signore» e « voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei»: una moglie è sottomessa volentieri nel Signore a un marito che l’ama tanto fino a essere sempre pronto a morire per lei, come ha fatto Cristo per noi.

Tutto il discorso dipende da “fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi” (Ef 5,1).

Il mistero grande che è il matrimonio si comprende quindi nella logica del dono del “darsi”. “Come l’incarnazione del Figlio di Dio rivela il suo vero significato nella croce, così l’amore umano autentico è donazione di sé e non può esistere se vuole sottrarsi alla croce” (Benedetto XVI, 6 giugno 2005 CCC1615).


La grazia del sacramento

Come ogni sacramento, il matrimonio perciò è un segno che indica due amori convergenti: l'amore di Cristo per la Chiesa e l’amore di due sposi. Ma non è soltanto un segno; è anche uno strumento per produrre, e rendere concreti e visibili questi amori.

Nel matrimonio Dio rivela il mistero del suo amore, mostrando e amando concretamente gli uomini, e in particolare i due sposi, attraverso l'amore che essi si donano. Ed egualmente Cristo ama la sua Chiesa attraverso il segno dell'amore degli sposi (CCC 1617).

Per capire questo dono bisogna superare l’individualismo esasperato del mondo di oggi che vuole fare della relazione tra l’uomo e la donna un fatto privato. Non lo è stato mai, come ne abbiamo parlato in un’altra catechesi e non lo è nemmeno oggi di fatto, perché la famiglia rimane il nucleo fondante della società. “La famiglia è un’istituzione intermedia tra l’individuo e la società, e niente può supplirla totalmente”(Benedetto XVI 8 luglio 2006). Con questa coscienza, il matrimonio diventa segno, sacramento visibile dell’invisibile amore di Dio.

Purtroppo la realizzazione piena di questo modello di amore in due creature non lo vediamo molto spesso. Ma non mancano esempi luminosi di coppie cristiane che riescono a realizzarlo pienamente. Sulla nostra rivista e in alcune catechesi abbiamo parlato di alcuni di questi esempi:

i beati Luigi e Maria Luisa Beltrame Quattrocchi, i beati Luigi e Zelia Martin, genitori di S. Teresa di Gesù Bambino, i servi di Dio Giovanni e Rosetta Gheddo ecc, tutti sposi e genitori cristiani, modelli di amore di Dio e di amore coniugale fino alla santità. «Si isti ed istae cur non ego?»: se questi e queste l’hanno fatto, perché non posso farlo anch’io? (S. Agostino).

P. Alberto Pierangioli

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