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Morrovalle

La storia

LA GIOVENTU’ MORROVALLESE DAI PRIMI DEL ‘900 AD OGGI

 

Le prime forme di aggregazione giovanile nei primi anni del novecento a Morrovalle coincidono con la nascita , nel paese morrovallese della: Società della Gioventù Cattolica oggi AZIONE CATTOLICA.

Essa era composta da vari gruppi, rigorosamente separati maschi e femmine, ed erano:

  1. PICCOLISSIMI
  2. BENIAMINI
  3. ASPIRANTI (Intorno ai 14 anni)
  4. GIOVANISSIMI (Intorno ai 16 anni)
  5. GIOVANI (Intorno ai 20 anni)
  6. ADULTI (Intorno ai 30 anni)

C’erano:IL PRESIDENTE e i responsabili dei gruppi suddetti, chiamati delegati.

La figura del sacerdote era sempre presente, anzi, necessaria; il lavoro svolto non era, come oggi, fatto di progetti, programmi, lavori vari; ma più che altro puntava molto sulla catechesi.

Ci si riuniva la domenica pomeriggio. Oltre che nella società della gioventù cattolica, i ragazzi trascorrevano il loro tempo libero giocando a calcio nel campetto dietro il teatro parrocchiale, l’ingresso o la sola presenza era severamente vietata alle ragazze.

 

Con l’occasione il sacerdote, all’epoca Don Marino, ne approfittava per donare a questi ragazzi un libro di catechismo e fare cosi un po’ di catechesi insieme.

Oltre al calcio, i ragazzi avevano anche la possibilità di ritrovarsi nei locali della casa parrocchiale, dove potevano giocare a biliardino, biliardo, ping-pong, etc…

Le ragazze, invece, si riunivano nei locali dell’asilo gestito dalle suore e lì potevano ricamare, fare qualche lavoro di cucito e intanto si faceva anche con loro un po’ di catechesi. Esse erano impegnate in spettacoli teatrali (organizzati solo ed esclusivamente da ragazze) aiutate dalla presidente e delle delegate, si ricordano rappresentazioni riguardanti ad esempio la storia romana, l’ingresso era a pagamento.

Anche i ragazzi facevano teatro, ma, si ricorda che ai ragazzi e alle ragazze di AC era severamente vietato di ballare e recitare insieme.

I ragazzi erano impegnati anche nella corale e durante le funzioni religiose come chierichetti; quest’ultimi,per il loro servizio, ricevevano un compenso che andava dalla mezza lira per un funerale con un prete ad una lira e mezza per un funerale concelebrato da 3 sacerdoti, si impegnavano in questo servizio anche per le sante messe delle  cinque di mattina durante il mese dei defunti.

Si ricorda, e si vuol mettere in evidenza, che all’epoca il rispetto per la parrocchia e per il sacerdote era al di sopra di tutto e di tutti; alcuni esempi lo possono dimostrare:

un giorno due chierichetti litigavano durante la funzione per chi dovesse portare il messale al sacerdote o versare l’acqua dalle ampolline; ad un certo punto il parroco stanco di sentire i battibecchi dei due ragazzi minacciò loro di “fare i conti in sacrestia” alla fine della messa. Infatti fu cosi:  ai due ragazzi fu riservato un bel “ceffone” ciascuno, ceffone che….. a distanza di 50 anni ne hanno ancora vivo il ricordo; come hanno vivo il ricordo dell’ordine perentorio dei loro genitori, venuti a sapere del fatto di ritornare immediatamente a messa e di comportarsi nel giusto modo perchè il parroco aveva avuto assolutamente ragione.

Anche le ragazze nel loro piccolo erano vivaci ed allegre alcune volte fin troppo; infatti una volte una di esse fu cacciata dalla delegata perché faceva troppa confusione, lei per nulla dispiaciuta,  ritornò a casa dove trovò la mamma che dopo una severa punizione la riportò in parrocchia.

All’epoca c’era molta complicità tra le famiglie del paese e della campagna, ci si aiutava in tutto come in una grande famiglia, ad esempio, se una mamma si assentava per fare la spesa, un’altra mamma si preoccupava di accudire i bambini di entrambe.

Durante le processioni ogni gruppo aveva il proprio stendardo, il proprio distintivo e il proprio copricapo.

Per i gruppi parrocchiali andare in diocesi rappresentava un problema, la difficoltà era soprattutto dovuta alla distanza, infatti bisognava prendere il treno fino a Porto San Giorgio e proseguire per Fermo con il trenino.

Una svolta radicale nella vita parrocchiale morrovallese, la si ebbe il 9 Dicembre 1946 con l’arrivo del nuovo parroco: Don Eugenio Verdini; fu suo infatti il merito di aver acquistato, subito dopo la sua venuta, il terreno dove ora sorge la Casa del Fanciullo,  come fu suo il merito dell’ampliamento con i  nuovi locali di quest’ultima e della costruzione della nuova chiesa a Borgo Pintura con i locali annessi.

Nel 1946-1948 con le elezioni politiche la gioventù morrovallese ed in particolare l’AC fu impegnatissima e schierata adoperandosi per l’affissione dei manifesti e per appendere le bandiere della Democrazia Cristiana ( tutto questo lavoro partiva dalla casa parrocchiale).

Vicino a Don Eugenio Verdini c’era Don Peppe Cecarini che chiamava i ragazzi ogni anno per un esame finale di verifica, chiamato: “CONCORSO VERITAS” svolto in presenza di un equipe venuta dalla diocesi di Fermo.

Nel 1948 per una riunione nazionale di AC la gioventù morrovallese va a Roma per 7 giorni, delegazione chiamata “Caschi Verdi”.

Siamo arrivati al 1980-1981 quando, in seguito ad un convegno dell’Azione Cattolica ad Offagna, che ha donato coscienza e consapevolezza ad uno dei suoi responsabili (Roberto Acquaroli), nasce l’A.C.R.

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