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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

 

 30 NOVEMBRE 2014 PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

 

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Is 63,16c-17.19c;64,1-7;Sal79;1Cor 1,3-9;Mc 13,33-37 ANNO "B"

 

Sul piano fisico ci sono delle sostanze che inducono e conciliano il sonno; si chiamano sonniferi. Anche sul piano morale, esiste un terribile sonnifero; si chiama abitudine. Non parlo, naturalmente delle buone abitudini che sono piuttosto virtù, ma delle abitudini cattive, o del fare le cose per abitudine, meccanicamente, senza alcuna convinzione e partecipazione interiore. L’abitudine al vizio addormenta la coscienza per cui uno non sente più neppure il rimorso, crede di stare bene e non si accorge che sta morendo spiritualmente. L’unica salvezza quando questo vampiro gli si è attaccato addosso è che qualcosa venga improvvisamente a destarti e scuoterti dal sonno. Questo è quello che si prefigge di fare con noi la parola di Dio con l’invito di questa domenica “Vigilate”.

Ma che significa, in questo caso, vegliare? Gesù lo spiega, qui e in altri passi del Vangelo, mediante alcuni accostamenti: “Vegliate e state attenti”, “Vegliate e state pronti!”, “Vegliate e pregate”. Essere attenti significa essere tesi, o protesi, verso qualcosa. Noi siamo infatti destinati all’eternità.

Quanto allo stare pronti, Gesù lo spiega con l’immagine del portiere,o del maggiordomo di casa pronto per aprire al padrone appena torna: “E’ come uno che è partito per un lungo viaggio e ha ordinato al portiere di vigilare “. I portinai e le portinaie, stanno sempre ad occhi aperti su chi va e chi viene, pronti a saltare giù dal letto, se sanno che può arrivare da un momento all’altro il padrone di casa.

La preghiera poi è il contenuto principale della vigilanza.  Tra il chiasso delle voci che ci assalgono da tutte le parti e ci distraggono, vigilare significa, in certi momenti, imporre il silenzio a tutto e a tutti, spegnere ogni audio, per mettersi alla presenza di Dio, ritrovare se stessi e riflettere sulla propria vita. Pregare e stare sulla soglia, da dove si può gettare uno sguardo sull’altro mondo, il mondo di Dio.

La vigilanza prende valore dal motivo per cui ci si sveglia. Veglia anche il donnaiolo, diceva Sant’Agostino, e veglia il ladro, ma non è certo buono il loro vegliare. Vegliano coloro che passano la notte in discoteca, ma spesso per stordirsi e non pensare. Ora il motivo evangelico della vigilanza è così formulato da Gesù: “state attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso”.

Non serve consolarsi dicendo che nessuno sa quando sarà la fine del mondo. C’è una venuta, un ritorno di Cristo, che ha luogo nella vita di ogni persona, al momento della sua morte. Il mondo passa, finisce, per me, nel momento in cui io passo il mondo e finisco di vivere. Ci sono tante fini del mondo quante son le persone umane che lasciano questo mondo. Per milioni di persone, la fine del mondo è oggi. Perché la liturgia ci accoglie con una parola così austera sulla soglia del nuovo anno? Dio forse ci minaccia, non ci vuole bene? No, è per amore, perché ha paura di perderci. La cosa peggiore che si può fare, davanti a un pericolo che incombe, è quello di chiudere gli occhi e non guardare. Viene da pensare a quello che ci dice Gesù in un’altra parte del vangelo, parlando della generazione del diluvio: mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito… finchè venne il diluvio e li inghiottì tutti. (Mt 24,38-39)

Allora l’invito di questa prima domenica di Avvento è questo:

“Vegliare, prendere coscienza” che il tempo è breve e quindi la conversione è urgente. Alessandro Pronzato scriveva: “ La colpa del cristiano non è quella di non essere informato, ma quella di non essere preparato. Dunque, a posto della curiosità, Cristo raccomanda la vigilanza.” Terminiamo con una parola di Gesù che, anche in questa occasione, ci apre il cuore alla fiducia e alla speranza: “Beati quei servi che il padrone al ritorno troverà svegli! Si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12,37). Mettiamoci dunque in cammino verso il Natale: non con i piedi, ma con il cuore!

 

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