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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

1 FEBBRAIO 2015 IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO "B"


Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28


La prima lettura ci presenta Cristo atteso. Mosè annuncia: “Il Signore susciterà un profeta. A lui darete ascolto”. Il popolo d’israele per quasi due millenni è vissuto attorno a questa speranza. Gesù è l’unico personaggio della storia, la cui venuta sia stata predetta minuziosamente e da persone diverse in secoli diversi. Il Vangelo invece presenta Gesù venuto e descrive una giornata della sua vita tra gli uomini. L’evangelista, innanzi tutto, descrive lo stupore che la gente prova davanti alla parola di Gesù. Tutti dicono: “Parla in maniera diversa dagli altri. Parla come uno che ha autorità”. La parola infatti rivela la persona e, a lungo andare, si avverte quando la parola esce dal cuore e quando invece è soltanto una finzione.
La gente sentiva in Cristo una parola mai udita prima di Lui. Oggi la parola di Cristo suscita le medesime reazioni: si avverte nel Vangelo una libertà, una sicurezza, una novità, un ottimismo che non si trova altrove. Cristo parla e meraviglia ancora gli uomini, perché il Suo messaggio è straordinariamente diverso da quello di ogni altro profeta. E noi sappiamo che la parola di Cristo è una parola diversa da tutte le altre, perché è parola che viene da Dio. Se fossimo convinti di questo, come sfrutteremmo ogni momento per leggere il Vangelo! Se capissimo la preziosità del Vangelo, come ascolteremmo la parola di Gesù e la preferiremmo a tutti e a tutto! Ascoltare: è l’atto più umile, ma anche l’atto più sapiente!
Cristo non stupisce soltanto con la parola, ma anche con le Sue opere. Per questo l’evangelista racconta un miracolo di guarigione ed esattamente la liberazione di una persona dal demonio. Chiaramente nel Vangelo si percepisce l’affermazione nitida dell’esistenza del demonio: secondo il Vangelo il demonio non è un simbolo, ma è una persona reale e orientata liberamente contro Dio. Egli è un essere pervertito e pervertitore: infatti chi ha l’odio nel cuore, lo riversa su tutti e su tutto. Paolo VI un giorno disse: “Il male non è soltanto una deficienza ma un efficienza; è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore”.
Anche oggi l’esistenza del demonio si percepisce da tantissimi indizi. Non solo dalla possessione diabolica (che esiste ed è verificabile!), ma da tante assurde forme di schiavitù, nelle quali l’uomo cade distruggendo la propria dignità. Non vi accorgete che tanta gente è posseduta da una forza misteriosa che la distrugge? Non vedete l’esercito di schiavi che obbedisce agli ordini più banali e più umilianti, che si possano dare ad una creatura umana? E non vedete anche la schiera di persone che si sono letteralmente consacrate alla violenza irrazionale, brutale, cieca, che, per raggiungere uno scopo, è disposta a colpire tutti e dovunque?

Purtroppo molti dicono che il demonio non c’è; e per certi aspetti fa comodo pensare che non esista. Ma il Vangelo è troppo chiaro: e su simili questioni soltanto la parola di Dio può dire qualcosa di sicuro e definitivo. Comunque, coloro che non credono nell’esistenza del demonio, sappiano che si ammala anche... chi non crede nella malattia!
Il Vangelo fa notare che l’uomo posseduto dal demonio frequentava la sinagoga, cioè frequentava il luogo ufficiale della preghiera. Evidentemente questa notizia, riportata dal Vangelo, ci ricorda che non esiste luogo che possa automaticamente rendere buona o cattiva una persona: la bontà o la cattiveria dipendono dal cuore, dalla coscienza, dalle opere. Non riteniamoci buoni, soltanto perché frequentiamo la Chiesa: la bontà non si acquista respirando l’aria della Chiesa, ma vivendo il Vangelo che ascoltiamo nella Chiesa. E per conquistare questa bontà è necessaria una lotta: una lotta contro satana, che opera anche all’interno del tempio; e, forse, nel tempio opera con più gusto e con più accanimento!
In questo quadro, che è il dramma della vita umana, il Vangelo annuncia Cristo come vincitore del demonio. Egli con la sola parola toglie a satana un indiscutibile potere sull’uomo. La venuta di Cristo, soprattutto la Sua morte e la Sua risurrezione, hanno spezzato la signoria di satana sul mondo. “Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12,31). E il vero credente prende sul serio il male riconoscendo la presenza di satana nella vita, ma soprattutto il vero credente prende sul serio il bene affidandosi a Cristo, il vincitore di satana. Satana non ha, nel cristianesimo, un’importanza pari e contraria a quella di Cristo. Dio e il demonio non sono due principi paralleli, eterni e indipendenti tra di loro, come in certe religioni dualistiche. Per la Bibbia il demonio non è che una creatura: una creatura che liberamente si è chiusa nell’orgoglio e nella ribellione.
Vivere in Cristo, allora, è vivere un cammino di liberazione. Credere in Cristo significa accoglierlo come Signore della propria vita e liberatore dalla schiavitù di satana, che ancora agisce nel mondo. Credere significa sperare, attendere, maturare per una vita nuova: quella che Dio, infinitamente buono, desidera e prepara per la nostra pace.
Un ultimo particolare. Il demonio, nel racconto del Vangelo, fa uno strano atto di fede in Cristo. Gli dice: “Tu sei il santo di Dio!”. Ma Gesù non gradisce questa proclamazione della verità e gli ordina: “Taci!”. Perché?
Perché la verità quando è detta senza amore è già tradita: infatti la prima verità è la carità. Ma il demonio è senza carità e quindi si è tagliato fuori dalla verità, perché la verità non si onora affermandola, ma vivendola.
Noi e la verità, noi e la carità: che esame di coscienza! 

BUONA DOMENICA

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