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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

VI DOMENICA DI PASQUA 10 MAGGIO 2015

At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

Le letture di oggi sono il vertice dell'insegnamento delle domeniche dopo Pasqua: oggi siamo sulla vetta del Vangelo. Il tema si può ridurre alle parole di San Giovanni: “Dio è Amore” e alla conseguenza indicata da San Paolo: “Quindi se io non ho la Carità, davanti a Dio sono niente assoluto” (1 Cor 13,2).
La prima lettura è una lezione di carità: Pietro va a Cesarea ed entra nella casa di un centurione romano, di nome Cornelio. Pietro porta con sé un grosso pregiudizio: egli pensa che Dio, scegliendo il popoio ebraico, abbia fatto di questo popolo un privilegiato; di conseguenza egli crede che la misericordia di Dio abbia spazi limitati e vie obbligate; vie, che quasi non possono uscire dall’orizzonte ebraico. E' una forma di razzismo nella fede. Interviene il Signore e fa saltare tutti i pensieri di Pietro. Infatti Pietro si accorge che un centurione pagano è uomo di fede come lui, è un uomo che cerca Dio come lui, è un uomo amato da Dio come lui. Pietro è sorpreso da questa scoperta, ma poi dà lode al Signore e dice: “Ora ho capito che Dio non ha preferenze di persone e di popoli: quindi ogni uomo onesto, a qualunque popoio appartenga, e' a Lui gradito . Meravigliosa verità che ci viene dalla Bibbia: anzi, ci viene da Dio!
Noi cristiani spesso siamo nelle stesse condizioni di Pietro: non comprendiamo che l’amore di Dio non può essere usato come un privilegio; non può essere usato come un vanto o come un’arma: l’amore di Dio è un fuoco che spinge a servire, a cercare, a donare. Quante volte, invece, in nome della religione disprezziamo persone che dovrebbero essere amate di più proprio in nome della religione. Quante volte attribuiamo a Dio severità, condanne e giudizi che invece dipendono esclusivamente da noi che ancora siamo tanto cattivi ed egoisti. Abbiamo addirittura il coraggio di usare Dio per nascondere dietro al suo Nome... tutte le malignità del nostro cuore!
San Giovanni, nella seconda lettura, spalanca il mistero di Dio così come Gesù ce lo ha fatto conoscere. Egli scrive: “Chiunque ama è figlio di Dio e conosce Dio”. Sono affermazioni con conseguenze incalcolabili per valutare la vita cristiana e la vita di ogni uomo. Infatti Giovanni afferma che al Dio vivo, al Dio vero non si arriva con la sola intelligenza: i ragionamenti approdano ad idee, ma Dio non può essere ridotto ad una idea. Cercare allora Dio con la sola ragione, è una impresa impossibile. Dio è una persona viva e le persone si incontrano condividendo qualcosa, mettendo in comune qualcosa, vivendo una comune esperienza.

Ma se Dio è amore, Dio si può conoscere soltanto amando come ama Dio. Per questo motivo i grandi conoscitori di Dio non sono i teologi o gli studiosi della Bibbia: i grandi conoscitori di Dio sono i Santi, gli apostoli della Carità, gli uomini e le donne della misericordia vissuta, coloro che ascoltano Dio e si lasciano condurre da Dio sulla via dell’amore. Ha osservato Dietrich Bonhoeffer (teologo luterano impiccato dai nazisti a Flossenberg nel 1945): “Il primo servizio che si deve rendere al prossimo è quello di ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non saprà più ascoltare neppure Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare” .

E aggiunge San Giovanni: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. Sapete quali sono le conseguenze di questa affermazione? Eccole: se non sei capace di amare coloro che ti offendono, vuoi dire che non hai la carità di Dio e quindi non conosci Dio; se non sei capace di generosità senza aspettare ricompense, vuol dire che non hai la carità di Dio e quindi sei fuori della Vita Eterna; se non ti preoccupi di dare ai prossimo il tuo tempo, la tua attenzione, il tuo affetto, il tuo servizio tu non hai carità e quindi nell'anima sei già morto. Il cristianesimo infatti inizia con la carità, il cristianesimo è annuncio di carità. La preghiera, la Messa, la Comunione, l’adorazione, il rosario devono servire a farci crescere nella carità altrimenti non sono incontri con Dio, perché Dio è carità e chi incontra Dio, necessariamente cresce nella carità.
Il Vangelo ci riporta alla fonte di questa notizia: la fonte è Gesù. Egli, nell’ultima cena, dà un ordine risoluto: “Questo è il mio comandamento: Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 13,34). E’il comandamento che regge tutti gli altri comandamenti; è il comandamento chiave della religione di Cristo; è il cornandamento che Gesù collega al mistero stesso di Dio, quando dice: “Padre giusto, io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi ed io in loro” (Gv 17,26).
In ogni Messa Cristo ripete a noi questo comandamento: mangiare il Pane Eucaristico significa fare unità con Lui fino al dono della vita.
Questo è il cristianesimo! Madre Teresa di Calcutta diceva spesso:
“Vivendo la Carità si sente Dio: quasi si tocca con mano”. E la verità: la verità confermata dalla vita di tantissimi santi. 

 

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