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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

DOMENICA 7 GIUGNO 2015 CORPUS DOMINI


Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

Racconta padre Raniero Cantalamessa: “Avevo dato da leggere un mio libretto sull’Eucaristia a una donna con un lungo passato nel campo della scienza e della politica, vedendola interessata al problema religioso. Dopo una settimana, mi restituisce il libro dicendomi: «Lei non mi ha messo in mano un libro, ma una bomba... Ma si rende conto dell’enormità delle cose che ha scritto? Secondo lei basterebbe aprire gli occhi per scoprire che c’è tutto un altro mondo intorno a noi; che il sangue di un uomo morto duemila anni fa ci salva tutti. Lo sa che nel leggerlo - cosa mai successa - mi tremavano le gambe e che dovevo ogni tanto smettere e alzarmi? Se questo è vero, cambia tutto...». Ma più che le parole era il suo sguardo e il tono della voce a comunicarmi un senso di stupore quasi soprannaturale. Nell’ascoltarla, insieme con la gioia di vedere che il seme non era caduto sulla strada, provavo un grande senso di umiliazione e di vergogna. Io avevo ricevuto la comunione poco prima, ma non mi tremavano le gambe”. Ma che cos’è l’Eucaristia?
L’Eucaristia è il gesto dell’amore eccessivo di Cristo reso presente nel segno sacramentale, affinché diventi il nostro quotidiano nutrimento, cioè diventi la nostra vita, personale e ecclesiale insieme; Madre Teresa scrisse: “Non potrei vivere senza l'Eucaristia: è l'Eucaristia che mi riempie di amore e mi dà la forza per servire i poveri e per chinarmi con amore sulle loro piaghe”. In ogni Eucaristia noi entriamo in comunione con il gesto salvifico della Croce, che è gesto di amore supremo, per diventare sempre di più un popolo che ama con lo stesso amore di Cristo e, di conseguenza, per essere il Suo corpo ecclesiale.
I racconti dell'istituzione dell’Eucaristia, nei quali già si riflette una Chiesa che viveva di Eucaristia, non lasciano ombra di dubbio: Gesù nell’ultima cena ha offerto da mangiare il Suo “Corpo dato” e il Suo “Sangue versato”. Cioè: nei segni sacramentali del pane e del vino, Egli ha consegnato — perché sia assunta, perché sia fatta propria, perché diventi ispirazione e sorgente di vita — la Sua passione, il Suo atto di offerta, la Sua vita nella condizione della suprema Carità. Gesù Crocifisso e Risorto è, davanti al Padre, nel gesto eterno dell’offerta d’Amore per la salvezza dell’umanità. Questo gesto si rende presente nella Santa Eucaristia come pane che ci nutre e come vino che ci disseta, affinché anche noi diventiamo un popolo incendiato dall’Amore di Dio.
Nella seconda epiclesi della seconda Preghiera Eucaristica diciamo: «Ti preghiamo umilmente: per la comunione al Corpo e ai Sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo». L’Eucaristia ha questo scopo: renderci un solo popolo nelle cui vene spirituali circola l’Amore di Dio. Noi non dobbiamo difenderci dall’Eucaristia (come spesso accade!), ma dobbiamo aprirci al suo dinamismo e lasciarlo operare pienamente in noi. Così diventeremo roveti ardenti nel buio e nel freddo del mondo!
Malcom Muggeridge, giornalista della BBC, nel 1969 venne inviato a Calcutta per realizzare un documentario sulla eroica vita di Madre Teresa e delle sue suore. Il giornalista, appena giunto a Calcutta, andò a visitare la prima Casa di Madre Teresa: erano due enormi stanze, nelle quali venivano raccolti e amorevolmente assistiti i moribondi trovati abbandonati lungo le strade dell’enorme città indiana. Lo spettacolo era impressionante e anche ripugnante: però l’amore delle suore riscattava il luogo e lo rendeva un abbraccio di calda misericordia. Molti poveretti morivano, ma sorridevano; gli ammalati erano denutriti, ma avevano gli occhi illuminati dall’amore incontrato in quella casa; e Madre Teresa, con le sue suore, appariva come una lampada splendida nella notte buia dell’egoismo del mondo. Il giornalista, a bruciapelo, chiese a Madre Teresa: «Dove trovate la forza per vivere qui, in mezzo a tanto dolore e a tanta miseria?». Madre Teresa prontamente soggiunse: «La nostra forza è l’Eucaristia!». Il giornalista inglese, che non era credente, rimase colpito. Ritornò a Londra, ma continuò periodicamente a frequentare la Casa dei Moribondi, nella quale aveva percepito l’esistenza di un'altra Vita. Dopo alcuni anni, chiese il Battesimo e divenne cattolico. E dichiarò: «Ho chiesto il Battesimo e desidero diventare cattolico per ricevere quella Eucaristia che in quelle suore produce il miracolo dell’amore: voglio vierlo anch’io!». E, prima di morire, confidò: «Questo è il cuore dei cristianesimo: l’Amore vale più di tutta la cultura». Prendiamo una decisione: dopo la Messa andiamo anche noi a portare l’Amore di Cristo a qualche povero o a qualche sofferente che vive accanto a noi!Ora ben comprendiamo che il comandamento dell’amore è strettamente legato al sacramento dell’amore, che è l’Eucaristia.
Tale Legge è il Comandamento nuovo, riferito da Giovanni nel suo racconto della cena: «Quand’egli fu uscito, Gesù disse: Vi do un Comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato... sarete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». In ogni Eucaristia, pertanto, mentre celebriamo il sacrificio della Nuova Alleanza, ci viene consegnato anche il Comandamento che ci permette di farci riconoscere come autentici discepoli dì Gesù: il Comandamento dell’amore!
Questa freschezza evangelica vinca le incrostazioni dell’abitudine e della smemoratezza e ci riporti alla novità sorgiva del Cenacolo: ciò può accadere in ogni celebrazione dell’Eucaristia. E questo è il miracolo che deve accadere ogni Domenica, quando partecipiamo veramente alla Santa Messa.

BUONA DOMENICA

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