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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

7 AGOSTO 2016 XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Sap 18,3.6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48

Gesù nel Vangelo di Domenica scorsa, istruiva i discepoli sul corretto uso delle cose. In questo brano li esorta sul corretto uso del tempo. Siamo davanti a una serie di immagini e parabole con cui Gesù esorta alla vigilanza nell'attesa del suo ritorno. "Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa".

La cintura ai fianchi è la tenuta di chi è pronto per mettersi in viaggio ed è anche la tenuta da lavoro. La lucerna accesa indica uno che si appresta a passare la notte vegliando in attesa di qualcuno. Tiene la lucerna accesa colui che ha gli occhi aperti, l'attenzione desta, è cosciente di dove si trova e cosa deve fare. La lucerna accesa è la fede. Vive con la lucerna spenta chi vive senza la grazia di Dio, in stato di peccato e di totale dimenticanza di Dio.

Gesù illustra questa necessità della vigilanza ancora con un'altra immagine, quella del ladro di notte: "Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".

Proseguiamo sulla linea di Gesù ascoltando una storia che ci aiuta ad imprimere meglio questo insegnamento nella mente. È un racconto della letteratura medio-orientale del I/II sec. d.C. Descrive la storia di un giovane principe inviato dal padre dall'Oriente in Egitto a recuperare una perla caduta nelle mani di un crudele drago. Giunto sul posto il giovane si lascia sviare dagli abitanti del luogo. Il padre, allarmato dal prolungarsi dell'attesa, invia, come sua messaggera, un'aquila che reca una lettera scritta di suo pugno. Quando l'aquila vola sopra il giovane, la lettera del padre si tramuta in un grido che dice: "Déstati, ricordati chi sei, ricorda che cosa sei sceso a fare in Egitto, e da chi devi tornare!". Il principe si desta, riprende coscienza, lotta e vince il drago e, con la perla riconquistata, fa ritorno alla reggia dove è preparata per lui una grande festa. Significato religioso: principe = uomo mandato da Dio nel mondo; perla = è la sua anima tenuta prigioniera dal peccato. Egli si lascia ingannare dai piaceri del mondo e sprofonda in una sorta di letargo, cioè nell'oblio di sé, di Dio, del suo destino eterno, di tutto; aquila = messaggero celeste che ridesta il principe. Per i cristiani, questo messaggero inviato dal Padre è Cristo che grida all'uomo, come fa nel Vangelo di oggi, di svegliarsi, di essere vigilante, di ricordare perché è al mondo.

La necessità di vigilare non si riferisce però soltanto alla venuta finale di Cristo, alla fine del mondo e della storia. C'è una venuta che avviene ogni giorno: è la venuta in grazia, la venuta silenziosa, in cui il Signore bussa discretamente alla porta del nostro cuore, con la sua parola, con un ispirazione, un avvenimento, una sofferenza...

Nel libro dell'Apocalisse, con i verbi al presente, non più al futuro, Gesù risorto riprende l'immagine del padrone che arriva e bussa alla porta: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).

Il pittore inglese Holman Hunt (1827-1910) si è ispirato a questo versetto per un famoso quadro, collocato nella cattedrale di San Paolo a Londra, intitolato Cristo luce del mondo. Gesù sta davanti ad una porta. Ha appena bussato e sta aspettando un segno di risposta. Qualcuno fece notare al pittore che c'era un errore nel suo quadro:. "Avete dimenticato di mettere la maniglia alla porta'. Il pittore rispose: "No, questo è fatto apposta. C'è una sola maniglia a questa porta ed è all'interno". Voleva dire che dobbiamo essere noi ad aprire a Cristo che bussa. Egli rispetta la nostra libertà; bussa e attende, non entra di prepotenza. Questo quadro non è dipinto per arricchire qualche museo, ma per far riflettere chi guarda!

Famosa la frase di s. Agostino: "Timeo Jesum transeuntem" (Ho paura di Gesù che passa). Vuol dire: ho paura che passi e io non mi accorga, e così passi invano, senza sapere se ci sarà una seconda volta.

Un'avvertenza però: spesso Gesù si presenta in incognito, o addirittura travestito. Non come lo vediamo nel quadro di Hunt, inconfondibile, ma nei panni del povero, del bisognoso, del sofferente. Stiamo attenti a non mancare l'occasione.

Che lo Spirito Santo ci aiuti a scoprire cosa significa per ciascuno di noi aprire, in questo momento della nostra vita, la porta a Cristo, e quale porta, in particolare, dobbiamo aprirgli: se quella dell'intelligenza, o quella del cuore, o quella dei nostri sentimenti. Conclusioni: Il premio che Gesù promette, nel Vangelo di oggi, è la felicità senza fine, quella per l'eternità. Che nessuno di noi sia trovato con la lampada spenta e resti escluso per sempre dal banchetto della vita.

BUONA DOMENICA

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