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Vita Monastica

Punto di partenza della nostra vita è quello che noi moderni definiremmo, detestandolo: “La triste realtà della vita monotona”. M. Delbrel diceva a riguardo: “La monotonia è una povertà: accettatela. Non cercate i bei viaggi immaginari, la varietà del Regno vi basti e vi dia gioia”. La vita monastica benedettina si fonda appunto sull’ordinarietà e la piccolezza. La nostra vita è vita di equilibrio e di offerta dell’intero essere a Dio: corpo, mente e spirito sono in un giusto ed armonioso rapporto fra di loro. La mentalità di Benedetto è un’antropologia cristiana che fa ricorso a tutto l’essere umano perché investa tutte le sue energie per “ricordarsi” di Lui anche nel respiro, com’era nel progetto di Dio.

Ecco perché nel Monastero c’è quanto è necessario, non di più!

“Il di più” ci distrae da Dio. Il godimento e l’apprezzamento delle cose che ci vengono date aumentano nella misura in cui abbiamo consapevolezza che ogni cosa ci viene affidata da Dio e non ne siamo padroni. Che libertà! Ecco perché la dimensione della gioia è una nostra caratteristica: quando non si è schiavi delle cose, abbiamo la gioia della libertà. Nulla anteporre all’amore di Dio: la nostra vita è un tuffo continuo nei salmi nei quali troviamo noi stesse al positivo e al negativo. Una preghiera quasi sussurrata, che non ha bisogno di molto fiato, ma di molto cuore. Qualche volta Dio è lontano, qualche volta vicino, a volte si è raggianti, a volte tristi. Ogni volta che si prega col cuore, la giornata acquista una qualità e un gusto diversi. La Regola Benedettina dice che pregare è lavorare, è vivere, è amare. Lavoro e preghiera fanno della monaca una lode incessante a Dio, in un clima di silenzio non imposto, ma desiderato per essere come Maria ai piedi del Maestro, in un atteggiamento di ascolto ed obbedienza. Una clausura che non è chiusura, che non s’identifica con le grate, ma è un grande abbraccio del mondo intero nella preghiera, nell’ascolto della Parola.

 


 

Dire S. Benedetto equivale al famoso “Ora et labora”, un motto coniato nel tempo. Dire S. Benedetto, invece, è- secondo la sua bellissima espressione : “NULLA ANTEPORRE ALL’AMORE DI CRISTO” (RB, 4,4).

Una ricerca dunque di Dio nell’esperienza più semplice del vissuto quotidiano. Ve la presentiamo nell’oggi della nostra vita.

 

Ore 5, 00: sveglia

Un proverbio dice: “Il mattino ha l’oro in bocca”. Noi monache abbiamo a prima mattina, come primo pensiero, Dio sulle labbra e nel cuore.

Ore 5, 30: Ufficio delle Letture

Gruppi di salmi alternati a letture prese dalla Bibbia e dai Padri della Chiesa.

Ore 6, 05: Lectio Divina

“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4).

La lectio divina costituisce una componente essenziale della nostra giornata monastica e consiste nella lettura di una pagina della Bibbia che tende a diventare preghiera e a trasformare la vita, in un clima di silenzio interiore ed esteriore.

Ore 7,30: Lodi

 

Ore 8, 00:Celebrazione Eucaristica

Cuore e culmine della preghiera, cui tutto converge come preparazione. E’ l’incontro con lo Sposo che si fa cibo per noi e, come dice S. Agostino, mangiandolo diventiamo come Lui, cristi formi.

Dopo colazione, tutti al lavoro!

Diceva Gibran: “Il lavoro è l’amore reso visibile”. S. Benedetto ci vuole laboriose perché diffida dell’ozio, ma il lavoro deve essere fatto in determinate ore e deve alternarsi allo studio e alla preghiera. Cosa significa questo orientamento? Non c’è possibilità per il lavoro di svilupparsi o di degenerare nell’attivismo. Ogni tanto, quindi, il suono della campanella fedele ci richiama a Dio e ci ricorda che il lavoro non è fine a se stesso, ma lo si deve vedere in un contesto comunitario; diventa così un mezzo di collaborazione fra noi tutte, una costruttiva emulazione e non una distruttiva competizione. Il lavoro nella giornata monastica ha in sé tanta dignità quanta ne ha l’adorazione in cappella o una lettura spirituale: esso ha come finalità l’avvicinamento a Dio e agli altri.

Ore 12,30: Sesta

Segue pranzo durante il quale si legge (articoli, libri, si ascolta musica). Non mancano le feste nelle varie ricorrenze che- per motivo di fraternità- ci esonerano dal silenzio stesso.

Siamo chiamate alla preghiera, dopo un breve riposo alle 15, 30 per l’ora Nona.

Poi di nuovo lavoro e studio fino alle 17, 45: preghiera del Rosario e Vespro.

Ore 19, 30: Cena

Segue incontro fraterno che è come la cartina del tornasole: i rapporti fraterni ci rivelano come abbiamo vissuto durante il giorno. Alla sera della vita saremo giudicati sull’ Amore.

Ore 21, 15: Compieta.

Ultima preghiera prima del riposo notturno.

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