rosone

Ci ri-siamo: è Natale! Auguriamoci di “incontrarci”!

2Colombidi Massimiliano Colombi

In questo tempo indurito non basta vivere vicini per incontrarci, non basta fare la stessa strada per riconoscersi e non basta conoscersi da sempre per desiderare l’incontro.

Le parole di Alda Merini, preziosa poetessa italiana, ci aiutano a comprendere come “Ogni incontro è una grazia o una ferita,non lascia mai indifferenti”.

In questa prospettiva occorre chiedersi quanto noi stessi siamo “grazia” o “ferita” per l’altro, perché la libertà di cui disponiamo è sempre collegata alla responsabilità che agiamo. Contemporaneamente viviamo un tempo difficile che interroga la nostra capacità di vivere in comunità: dalla famiglia al gruppo dei colleghi del lavoro, dalla comunità cittadina a quella internazionale.

Il racconto del Natale è un racconto di “movimento” e di “incontro” e lo stesso Presepe è un’ istantanea di un pellegrinaggio plurale, che ci consegna ad un incontro tanto atteso quanto inedito.

Il prossimo Giubileo ci richiama a queste due dimensioni quando ci invita ad essere “Pellegrini di Speranza”. Le parole di Giorgio Gaber invitano a cogliere il senso di rimettersi in cammino, mostrando oggi tutta la loro forza profetica: “C’è solo la strada su cui puoi contare / la strada è l’unica salvezza […] Bisogna ritornare nella strada, /nella strada per conoscere chi siamo”.

Riconoscere che la casa non è una tana e che esiste un oltre e una alternativa praticabile al ritiro nel privato e all’autoisolamento consente di sperimentare l’uscire in strada come un’ opportunità per riscoprire il valore della dimensione collettiva e pubblica. Come afferma Papa Francesco, preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze” (EG 49).

Essere “Pellegrini di Speranza” impegna ciascuno a riconoscere la “soglia di intollerabilità” e a coltivare il desiderio di trasformare la realtà. Come afferma Simone Weil, nessuno si trasforma da solo, ci si trasforma solo con altri”. Ciò evidenzia la sfida di allestire contesti di comunione che permettano di coltivare l’ apertura all’alterità per una crescita spirituale e morale. Allora possiamo pensarci “in carovana” come scelta intenzionale di condivisione delle risorse e di attenzione reciproca, in uno stile di prossimità. Si privilegia una andatura a partire da coloro che fanno più fatica. Si sviluppa la capacità di attraversare paesaggi diversi, di abitare luoghi inediti e di costruire relazioni con persone, comunità e popoli sconosciuti. Si allestiscono ospitalità reciproche, cercando di contenere le paure che alimentano distanze e respingimenti. Insieme si custodiscono i “buoni lasciti” e si creano le condizioni per “nuovi inizi”, con la consapevolezza che, negli attraversamenti, occorre decidere cosa portare e cosa lasciare per rendere il tempo di esodo un tempo a misura.

Vivere il Giubileo 2025 “in carovana” può così aprire una prospettiva ulteriore per i “Pellegrini di Speranza”, una prospettiva che rilancia il prendersi cura reciproco, il superamento di solidarietà perimetrate e la costruzione di fraternità anche tra sconosciuti.

Eventi dalla diocesi

09 gennaio

Ritiro spirituale del clero diocesano animato da don Andrea Bezzini

06 febbraio

Momento di aggiornamento pastorale per il clero diocesano guidato da don Giuseppe Bonfrate

10 aprile

Momento di aggiornamento pastorale del clero diocesano. Interviene il dott. Francesco De Angelis

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