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Gesù ci chiama tutti alla fede e alla carità. La preghiera è la voce della speranza: la salvezza è in Dio

Suore_2“Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della vostra speranza” (1Pt 3, 15). S. Agostino dice: “Solo la speranza ci fa propriamente cristiani”. Anche Papa Francesco con la Bolla “Spes non confundit” (9 maggio 2024), pone all’attenzione della Chiesa la riflessione sulla virtù della speranza “racchiusa nel cuore di ogni persona come desiderio e attesa del bene”.

S. Ilario di Poitiers, vescovo e teologo, vissuto nel 300 d.C. ci pone l’interrogativo: “Dov’è, cristiani, la vostra speranza?”  La comunità ecclesiale, ciascuno di noi, allora è sollecitata ad essere “Chiesa in uscita” diventare “strada”, luogo degli incontri per toccare mente e cuore di tanti viandanti, stanchi e delusi, ma in cerca di qualcosa che dia loro serenità e stabilità. Chi può garantire ciò?

Protagonista e garante della nostra speranza è Gesù Cristo, vera vite che considera ciascuno di noi come tralcio che riceve linfa da Lui. Gesù col Battesimo, ci chiama alla fede e alla carità, virtù strettamente connesse. Siamo suoi fratelli, figli dello stesso Padre! Egli ha un amore incondizionato per ciascuno di noi, è morto e risorto per donarci la Vita Vera. Sulle strade della vita, Gesù ha incontrato fratelli e sorelle bisognosi, emarginati, disprezzati; ha fatto della strada la Chiesa, un ospedale da campo, dove ogni sorta di ferita veniva sanata. Se vogliamo, possiamo essere guariti!

Cosa manca al nostro assenso? La speranza! La preghiera è la voce della speranza perché ci appoggiamo a Dio, nostra ancora di salvezza: da qui scaturisce la speranza che sbaraglia la tentazione della disperazione.  La speranza cristiana non è - sia chiaro - una facile consolazione, ma si fonda sulla promessa biblica: la speranza è dono connesso con l’ascolto della Parola di Dio. Oggi è tanto difficile sperare, di conseguenza lo è anche il pregare. Ci sono tentativi disperati di formule di preghiera per ogni occorrenza, di santi specializzati in campi specifici invocati al bisogno, ma manca il coinvolgimento del cuore che accoglie la vitalità di Dio nella propria vita.Il cuore di chi prega veramente è invaso a tal punto dalla Sua Presenza da uscire dai propri confini per farsi carico dei drammi del mondo. Questo ci apre al futuro, alla speranza, rendendoci responsabili della storia.

Nel cuore però sperimentiamo anche la lacerazione, la divisione: i drammi cui assistiamo impotenti ed il silenzio di Dio. Nasce subito la tentazione di non credere più alla preghiera, di annullare la speranza.  Anche Gesù ha vissuto sulla sua pelle i ritardi di Dio. Ha sempre pregato, soprattutto nei momenti più difficili della sua vita, quando anche Lui è preda della tentazione. Sulla croce la lotta è ancora più cruenta, il grido più forte: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” In questa situazione di conflitto come vero uomo, Egli continua a credere che il Padre lo ami, ha il coraggio di pronunciare il suo sì alla volontà del Padre di cui sente certezza di presenza ed amore. “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Si consegna, non per morire, ma per risorgere. Il suo Corpo risuscitato è per noi la Via della Speranza!

Oggi però l’uomo ha perso questo contatto con Dio, si appoggia sull’effimero, sul piacere, sul tutto facile ed immediato; non si è allenati alla lotta, ai lunghi progetti, si soccombe dinanzi alle paure del rischio, dell’impegno, della responsabilità. Bisogna invece vivere il presente, preparando il futuro, sulla speranza certa che la storia è guidata dal Risorto.

“Dio è la mia speranza” dice il profeta Geremia. Se a Lui si è ancorati, la speranza fiorirà sempre nel nostro cuore. Quale la nostra responsabilità per i tempi presenti? Essere come tralci uniti alla Vite, in quel “cuore a cuore” con Lui attraverso il colloquio della preghiera. Quest’ultima, allora, è una missione perché tiene sempre attiva la speranza che si riversa sul mondo, destandolo dal sonno, dall’atteggiamento rinunciatario, atarassico. Lo afferma anche Papa Francesco: “La preghiera è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità. La preghiera vuole portare tutto al cuore di Dio. È un dono di fede e di amore, un’intercessione di cui c’è bisogno come il pane. In una parola, significa affidare la Chiesa, le persone, le situazioni al Padre perché se ne prenda cura”.

Madre M. Cecilia Borrelli (Abbadessa Famiglia Monastica Benedettina- Fermo)

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