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Giubileo 2025: un evento antico… un’occasione nuova! Come lo vive la nostra diocesi

Francesco_GiubileoQualcuno ha detto che, se vogliamo scorgere una linea ecclesiologica in questo pontificato di Francesco, possiamo rinvenirla proprio nella categoria della processualità. Non mi posso dilungare su questo aspetto, ma non possiamo non notare che, anche un evento come quello pur ultra settecentenario del Giubileo, non può essere compreso se non si entra dentro quella dinamica offerta proprio dalla categoria della processualità, introdotta fortemente da questo Sommo Pontefice, a far da colonna portante allo sfondo ecclesiale di questo ultimo decennio. Se un tempo eravamo tutti presi a formulare “piani” o “progetti pastorali”, oggi l’attenzione è rivolta, piuttosto, ai “processi pastorali”, proprio perché la lettura attenta del Concilio Vaticano II ci ha fatti progressivamente passare dal testo prima, ai segni dei tempi da discernere, poi, ai processi da mettere in atto per rendere efficace una pastorale che sia in grado di dialogare con questa contemporaneità, che, a sua volta, vive di processi di cambiamento velocissimi.

Non si tratterà, nella pastorale, di organizzare semplicemente eventi tout court, o proporre la convocazione di assemblee come abbiamo sempre fatto, ma di avviare un processo di discernimento pastorale in una parrocchia, in una Diocesi, nella Chiesa intera, a partire dall’attenzione comune dei cristiani che vivono in questo, in questo saeculum e desiderano continuare a muoversi orientati dalla “stella polare” costituita da Cristo, in una reciproca corrispondenza che valorizzi la comunione gli uni con gli altri.

La corrispondenza è, essa stessa, infatti, quell’atto di attenzione continua che ciascun cristiano e ciascuna Comunità ha, mentre si è impegnati nel cammino. Se dovessimo dirla con Tim Ingold (antropologo dell’Università di Cambridge), il corrispondere è quel “procedere insieme con” (going along with) che vede nella camminata l’elemento più paradigmatico che fa, della processualità, un vero atto di corrispondenza. A chi cammina insieme (o per dirla con una parola tanto in voga di questi tempi, a chi fa sinodo) è chiesto, dice ancora Ingold «non tanto una mente prestazionale, bensì una mente attenzionale. Il bravo camminatore non è quello che ad ogni costo arriva alla meta, magari sacrificando persone e pezzi di vita pur di conseguire un fine preposto, ma è colui che corrisponde ai richiami esterni modificando il passo se il terreno è scivoloso, adattando il peso da riversare sulle gambe se cambia l’inclinazione del terreno. Il camminatore come corrispondente si affiata letteralmente con il clima circostante. In poche parole, colui che avanza processualmente corrispondendo è uno che “presta attenzione”». Da qui possiamo comprendere che, gesti antichi come quello di convocare ogni 25 anni un’assemblea la Vigilia di Natale, l’aprire una Porta Santa a San Pietro in Vaticano, indire un Giubileo e offrire la possibilità di un’indulgenza, con questo Pontefice debbono essere compresi in continuità con quei processi attivati in questi anni che finora hanno caratterizzato proprio il pontificato francescano.

Il Santo Padre con la Bolla «SPES NON CONFUNDIT» (la speranza non delude) ha indetto il Giubileo 2025 e lo scorso 24 dicembre ha aperto la Porta Santa a San Pietro  in continuità con quei processi attivati in questi anni che finora hanno caratterizzato proprio il pontificato francescano. Altre Porte Sante sono state aperte in Roma: il 29 dicembre 2024 (a San Giovanni in Laterano, cattedrale del Vescovo di Roma); l’1 gennaio 2025 (a Santa Maria Maggiore) e il 5 gennaio (a San Paolo fuori le Mura).

Tutto secondo una certa consolidata tradizione. Ma, mai come in questa occasione, dobbiamo tener conto che la tradizione, per essere fedele a se stessa, deve sapersi incarnare nel tempo che cambia… a questo, il Papa, ci ha abituato da tempo. Da qui si comprende la scelta di aprire anche un’altra Porta Santa, ad esempio, in un carcere, così come l’intenzione di domandare alle Nazioni creditrici, la cancellazione del debito delle Nazioni che non riusciranno mai ad estinguerlo. Ma ne parlerò più avanti. Da qui, anche, la volontà di concepire questo Giubileo come un reale Pellegrinaggio, in cui ogni singolo e ogni gruppo, affina l’attenzione verso chi è più indeciso, chi tentenna, chi non ce la fa, chi è più solo o indigente e lo aspetta con pazienza.

Il Pellegrinaggio che il Papa desidera venga compiuto durante il corso di tutto il Giubileo, vuole che venga fatto in un intreccio tra pazienza e speranza. Parafrasando San Paolo: «ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza» (Rom. 5,3-5). A questo proposito leggiamo le parole stesse del Papa che raccomanda che questo percorso “ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù. Mi piace pensare che un percorso di grazia, animato dalla spiritualità popolare, abbia preceduto l’indizione, nel 1300, del primo Giubileo. Non possiamo infatti dimenticare le varie forme attraverso cui la grazia del perdono si è riversata con abbondanza sul santo Popolo fedele di Dio. Ricordiamo, ad esempio, la grande “perdonanza” che San Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che Papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia. E ancora prima, nel 1216, Papa Onorio III aveva accolto la supplica di San Francesco che chiedeva l’indulgenza per quanti avrebbero visitato la Porziuncola nei primi due giorni di agosto. Lo stesso si può affermare per il pellegrinaggio a Santiago di Compostela: infatti Papa Callisto II, nel 1122, concesse di celebrare il Giubileo in quel Santuario ogni volta che la festa dell’apostolo Giacomo cadeva di domenica. È bene che tale modalità “diffusa” di celebrazioni giubilari continui, così che la forza del perdono di Dio sostenga e accompagni il cammino delle comunità e delle persone.

Non a caso il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare. Nella stessa città di Roma, inoltre, saranno presenti itinerari di fede, in aggiunta a quelli tradizionali delle catacombe e delle Sette Chiese.  Transitare da un Paese all’altro, come se i confini fossero superati, passare da una città all’altra nella contemplazione del creato e delle opere d’arte permetterà di fare tesoro di esperienze e culture differenti, per portare dentro di sé la bellezza che, armonizzata dalla preghiera, conduce a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute. Le chiese giubilari, lungo i percorsi e nell’Urbe, potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione. Nelle Chiese particolari si curi in modo speciale la preparazione dei sacerdoti e dei fedeli alle Confessioni e l’accessibilità al sacramento nella forma individuale” (Bolla di indizione, n.5).

Volutamente il Papa pone una continuità tra il precedente Giubileo della Misericordia, celebrato tra il 2015 e 2016 e l’attuale Anno giubilare con uno sguardo già indirizzato al 2033, nella ricorrenza dei duemila anni della Redenzione (in cui presumibilmente si celebrerà un Anno Santo straordinario). Nondimeno va colta la singolare coincidenza per la quale, nel 2025, ricorreranno pure i 1700 anni del Concilio di Nicea (quando i Padri Conciliari ribadirono che Gesù è vero Dio e vero Uomo e, per questo, Salvatore definitivo dell’umanità intera): sarà interessante, in prospettiva ecumenica, che la Santa Pasqua del prossimo anno verrà celebrata nella stessa data da tutti i cristiani. Ma quello che sta più a cuore al Papa è il tema specifico del Giubileo, che è quello richiamato più volte dalla Bolla di Indizione: la speranza. “Pellegrini di speranza”, come ci dice il titolo del Giubileo nella traduzione italiana. In latino, lingua in cui il titolo è stato formulato originariamente, peraltro, l’accezione ha una sfumatura anche più forte, che varrebbe la pena di notare: Peregrinantes in spem…che potremmo tradurre “facendo pellegrinaggio insieme verso la speranza” o “camminando insieme verso la speranza”…dove si evoca la opzione fondamentale, ormai irrinunciabile, della sinodalità (il cammino condiviso) e il moto a luogo figurato che ci dice verso cosa o, meglio, verso Chi, ci si sta dirigendo: “Cristo Gesù, nostra speranza” (Cfr.1Tim. 1,1). In un tempo in cui «incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità» (Bolla di Indizione, n.1). Dato che quest’ultima (la speranza, ndr) «non cede nelle difficoltà: essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita (Bolla di Indizione, n.3)…così da porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza» (Bolla di Indizione, n.7). I segni dei tempi, in sostanza «chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (Bolla di Indizione, n.7). Dal n. 8 in avanti, della Bolla di Indizione, il Papa elenca i vari segni di speranza che il mondo del “qui ed ora”, in cui non c’è spazio per la pazienza e non si vive la dimensione della speranza, i cristiani devono farsi vicini con pazienza e speranza a tutti coloro che più ne hanno bisogno.

  • Il mondo nel suo complesso grida il proprio bisogno di pace.
  • Di fronte a chi non ama e non sa più trasmettere vita, il Papa indica anche questo come segno di speranza da offrire (anche domandando impegni legislativi per sostenere la maternità).
  • «Nell’Anno giubilare -si legge ancora nella Bolla- saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio e ai detenuti in particolare (ecco il motivo di una Porta Santa aperta in carcere: “per proclamare ai prigionieri la liberazione” (Cfr. Lc. 4,18).
  • Segni di speranza dovremo diventare ciascuno di noi per coloro che sono infermi, perché sappiano davvero che i loro mali possano trovare sollievo “e completare con le loro sofferenze quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col. 1,24) e siano consolati tutti gli afflitti (Cfr. Mt. 5,4)
  • Il Papa domanda ai cristiani che vivono il Giubileo di aiutare i giovani ad avere speranza. Persi nelle illusioni delle droghe e dell’effimero, ritrovino la bellezza del senso della vita e trovino la forza di amare, di amarsi, di formarsi, abbandonando ogni progetto autolesionistico e riappropriandosi del proprio futuro con nuovo slancio e passione.
  • Per vivere fino in fondo un Giubileo della speranza, è necessario diventare segni viventi di speranza per tutti, non ultimi i migranti, perché possano vedere garantita per loro una sicurezza di vita e l’accesso al lavoro e all’istruzione, quali strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale.
  • Infine il Papa domanda uno spazio di speranza anche per i vecchi e i nonni.

Solo così sarà Giubileo realmente e pienamente “anno di grazia del Signore” (Cfr. Is. 61,2) per tutti!

Oltre a questo, due idee concrete il Pontefice offre per vivere a pieno il Giubileo che va a iniziare (Bolla di indizione, n. 16):

1        «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari realizzare un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa».

2        E, come si accennava sopra, il condono del debito ai Paesi poveri. «Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli».

Nell’indicarci i processi in atto, allora, il Papa propone quindi un Giubileo attento a tali processi e una conversione reale della nostra vita, che accompagni il passaggio della Porta Santa, la visita alle Chiese giubilari, alla confessione sincera dei peccati e ad accostarci all’Eucaristia, senza dimenticarci di far diventare gesti concreti di speranza, i propositi che formuliamo nel nostro metterci in Pellegrinaggio. Ponendoci, secondo l’invito di Francesco, nel solco della processualità, potremo vedere realizzati gli auspici formulati da San Giovanni Paolo II già prima del Giubileo del 2000. Egli scriveva:  “Il tempo giubilare ci introduce a quel robusto linguaggio che la divina pedagogia della salvezza impiega per sospingere l'uomo alla conversione ed alla penitenza, principio e via della sua riabilitazione e condizione per recuperare ciò che con le sole sue forze non potrebbe conseguire: l'amicizia di Dio, la sua grazia, la vita soprannaturale, l'unica in cui possono risolversi le più profonde aspirazioni del cuore umano. L'ingresso nel nuovo millennio incoraggia la comunità cristiana ad allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell'annuncio del Regno di Dio. E' doveroso, in questa speciale circostanza, ritornare con rinsaldata fedeltà all'insegnamento del Concilio Vaticano II, che ha gettato nuova luce sull'impegno missionario della Chiesa dinanzi alle odierne esigenze dell'evangelizzazione. Nel Concilio la Chiesa ha preso più viva coscienza del proprio mistero e del compito apostolico affidatole dal suo Signore. Questa consapevolezza impegna la comunità dei credenti a vivere nel mondo sapendo di dover essere «il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio». Per corrispondere efficacemente a questo impegno essa deve permanere nell'unità e crescere nella sua vita di comunione. L'imminenza dell'evento giubilare costituisce un forte stimolo in questa direzione” (Dalla Bolla di Indizione del Grande Giubileo dell’anno 2000 «Incarnationis mysterium» del Papa San Giovanni Paolo II, nn. 2-5)

 

Il Giubileo si chiuderà in ogni Diocesi il 28 Dicembre 2025 e a Roma, in San Pietro, il 6 Gennaio 2026. La nostra Archidiocesi si recherà compatta in Pellegrinaggio a San Pietro il 15 marzo 2025 per:

  • l’incontro col Successore di Pietro,
  • la Celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro,
  • il passaggio della Porta Santa.

Sia un tempo di vera grazia, di attenzione al compagno/compagna di viaggio, al fratello e alla sorella che aspetta una mano tesa per rialzarsi e riprendere con noi il cammino…sia un tempo in cui ci asciughiamo reciprocamente le lacrime e togliamo la polvere dai nostri occhi, per vedere con maggiore chiarezza quella meta, “la speranza a cui siamo chiamati” (Ef. 4,4), che è Cristo che ci attende e ci fa varcare le soglie della misericordia del Padre, sempre sospinti dallo Spirito di amore che fa nuova ogni cosa (Cfr. Ap. 21,5). «Gloria a Dio Padre e al Figlio, Re dell'universo. Gloria allo Spirito, degno di lode e tutto santo. La Trinità è un solo Dio che creò e riempì ogni cosa: il cielo di esseri celesti e la terra di terrestri. Il mare, i fiumi e le fonti egli riempì di acquatici, ogni cosa vivificando con il suo Spirito, affinché ogni creatura inneggi al suo saggio Creatore, causa unica del vivere e del durare. Più di ogni altra la creatura ragionevole sempre lo celebri come grande Re e Padre buono» (San Gregorio Nazianzeno, Poemi dogmatici, XXXI, Hymnus alias: PG 37, 510-511)

 

Don Osvaldo Riccobelli (Delegato diocesano per il Giubileo 2025)

 

Don Osvaldo Riccobelli (Delegato diocesano per il  Giubileo 2025)

Eventi dalla diocesi

16 aprile 20:00

Contestualmente sarà celebrato il Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità

25 aprile

A Loreto

23 maggio 18:00

In Cattedrale

31 maggio 21:00

In Cattedrale

02 giugno 10:00

In Cattedrale

15 giugno 18:30

Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice

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