Per un Natale differente e non indifferente
Per un Natale differente e non indifferente
di Stefania Pasquali
La guerra in Ucraina ancora non si ferma. Dopo quasi tre anni dall'invasione da parte delle forze militari russe, il bilancio che riguarda la sorte di migliaia di civili coinvolti è sempre più drammatica. Molti bambini sono rimasti uccisi, altri gravemente feriti, altri ancora deportati in Russia o orfani di padri caduti in battaglia. I minori rimasti in territorio ucraino, secondo i dati ufficiali, hanno vite stravolte per cui mettersi in salvo è più che necessario. Da una normale quotidianità prima che la guerra fosse, e ancor prima a causa del lock down della pandemia, la popolazione ucraina è rimasti deprivata di tutto. Ogni sicurezza è stata cancellata. Restano solo macerie e pochi rifugi di fortuna.
Dice bene Papa Francesco: “Oggi la guerra è in sé stessa un crimine contro l'umanità. I popoli hanno bisogno di pace, il mondo ha bisogno di Pace”.
Abbiamo allora necessità di speranza che ci incoraggi a continuare a credere in una umanità capace di “buona volontà”. Aprirsi all'accoglienza verso popoli che fuggono da zone belliche per non morire, così come avviene per l'Italia ed altri Paesi europei è un atto di profonda umanità. Riconoscere nel fratello il nostro prossimo bisognoso, ci richiama a valori universali e comuni per ogni essere umano. Si tratta di protezione temporanea ché il sogno di ogni profugo è e rimane il ritorno nella propria Patria. I dati ufficiali parlano di oltre 230mila profughi provenienti dalla martoriata Ucraina e attualmente collocati in Italia. Tra i minori il 21% non frequenta la Scuola e molti di loro non hanno nucleo familiare a cui fare riferimento. La Scuola resta l'alternativa migliore per un'adeguata accoglienza. Al 20 dicembre 2022 i dati del Ministero Istruzione e Merito danno cifre interessanti riguardo iscritti e frequentanti le Scuole del territorio italiano: 19.617 sono studenti dei quali 2342 accolti nei Centri provinciali per l'istruzione degli adulti. Nel 2023 gli alunni ucraini sono arrivati a 43 mila presenze. Sono cifre che parlano da sole. Per un Natale differente e non indifferente in questo momento così emblematico della storia costellata di 56 conflitti attivi, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale (edizione giugno 2024 del Global peace index, pubblicato dall' Institute for Economics&Peace)dovremmo pensare a “regali” solidali e di sostegno. Prendere atto della realtà al di là del luccichio delle vetrine, degli addobbi di strade e piazze, potrebbe condurci al farci carico, ad esempio, delle cure mediche necessarie per bambini e famiglie in situazioni di forte disagio a causa della guerra. Si potrebbe pensare a doni da offrire sia a titolo personale che affidati ad organizzazioni sicure e attente come i Centri Caritas presenti nel territorio. La gestione di tali iniziative benché dispendiosa in termini organizzativi saprebbe, come sempre, essere in grado di trasmettere il bene ricevuto là dove sia necessario e più che mai urgente. Auguriamoci che ciascuno trovi, per un Natale differente, l'ambito che sente più adatto a sé e il metodo evangelico che lasci spazio soprattutto alla discrezione. In Matteo 6:3 Gesù dice: “Ma quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra”.
Essere attenti ai bisogni di chi è nell'indigenza è una scelta importante che fa più bene a chi dona con gioia che a chi riceve.
Lo stesso Erich Fromm lo conferma con un suo pensiero: “Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell'atto mi sento più vivo”.
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