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Poetica di umanità, libertà e solidarietà. Le radici bibliche del Giubileo: una rivoluzione non violentà

Pellegrini_GiubileoLa celebrazione del Giubileo, “anno della liberazione (derôr)”, ha le sue radici nell’Antico Testamento, precisamente nel testo legislativo di Levitico 25. Il nome deriva dall’ebraico yôbel che viene interpretato in due modi: o in riferimento al verbo “giubilare, rallegrarsi”, o al corno di montone, che risuonava come tromba per inaugurare la festa.

Questo anno consacrato era un anno sabbatico (di riposo), ma al quadrato (dopo sette settimane di anni =49 anni, arrotondati a 50) celebrato nel Giorno dell’Espiazione (Yôm Kippûr), in base a un consacrato ciclo lunare che celebrava due eventi fondanti: a) la creazione di Dio, la sua benedizione sulla terra e gli esseri viventi e b) in particolare la fine della schiavitù in Egitto (Lv 25,42). Segnava il riposo della terra, che per un anno non veniva coltivata e restava a maggese (mûbār). Chi aveva perso la sua proprietà la poteva recuperare, così come gli schiavi potevano ritornare alla dignità di persone libere. I debiti venivano condonati. L’anno giubilare mirava a ristabilire la giustizia, recuperare un retto rapporto con Dio e con la creazione, lottare contro gli abusi squilibri vitali che mettevano a repentaglio la sopravvivenza o i legami familiari, in particolare contro strangolanti usure (Ez 18,8.13) c costringevano a alienare le proprietà, o a vendere i propri figli e sé stessi come schiavi. Nell’Antico Oriente era compito del re risolvere questi pericoli. Il Giubileo biblico si distingue perché deriva direttamente da Dio, sempre a fianco del povero contro ogni “tirannia” socio-economica. Era sogno ideale di una progettualità per riaffermare il primato di Dio nelle relazioni umane. Il riposo (Mic 4,4) smitizzava lo status quo, rinnovava la qualità della vita e faceva memoria delle ragioni di una esistenza libera. Diventava una controffensiva all’egoismo avido di chi “divorava” con durezza il popolo come aveva fatto il Faraone dell’Esodo. La legislazione del Giubileo riaffermava che la terra resta di Dio e gli stessi Israeliti ne erano inquilini. Il riposo dei campi profetica intuizione ecologica, permetteva al suolo di “rifarsi”, recuperando fertilità. La famiglia veniva sottratta ad ogni arbitrio e sfruttamento, tutelata da ogni rischio di perdere le risorse necessarie al proprio fabbisogno. In linea con Gn 1 esprimeva l’idea che tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti inalienabili in quanto “immagine e somiglianza di Dio” e ravvivava la speranza di una resilienza sempre possibile dopo i tanti naufragi, sconfitte della vita, che non vede nessuno escluso. Non sappiamo se il Giubileo venne mai effettivamente applicato, o se coincidesse con il più corto anno sabbatico, ipotesi sicuramente più realistica. La sua promozione teologica fu il frutto di un compromesso tra laici e sacerdoti nella ricostruzione di una nuova identità politico-religiosa, prospettata come utopia che ridisegnava il mondo come tempio di Dio di cui ogni essere umano era democraticamente il viceré, senza pretendere il dominio assoluto sulla terra, persone animali. Oltre a Lv 25, le allusioni al Giubileo sono piuttosto rare nell’AT (cfr. Lv 27,16 ed Ez 46,17) il testo più evocativo è Is 61,1-2 che parla di un “anno di grazia” riferito ai reduci dall’esilio babilonese, come la fine della loro deportazione e schiavitù. Questo testo viene ripreso da Lc 4,16-21 sulle labbra di Gesù nel suo programma nella sinagoga di Nazareth, il quale però significativamente omette l’espressione “giorno di vendetta per il nostro Dio”. Il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli insistono sulla solidarietà verso gli squalificati dalla vita sociale, sulla condivisione di beni, prospettano una comunità in cui “la povertà non deve abitare!” (Dt 15,4). La Scrittura non ci offre ricette fondamentaliste.

Le radici bibliche del Giubileo, come rivoluzione non violenta ci invitano a rispettare valori come diritto alla terra, a non violentare il creato, a salvaguardare l ‘integrità e la dignità della famiglia del genere umano. Ci interpellano a discernere e cancellare forme di schiavitù e a creare in modo inventivo forme di solidarietà concreta. Ci maturano nella consapevolezza che nella vita sociale accordare il primato assoluto alla legge di mercato equivale a legalizzare l’ingiustizia e l’immoralità. Libertà e dignità, riconsegnate equivale a fare ciò che è retto agli occhi del Signore, che Ger 34,15 chiama “conversione”.

Don Antonio Nepi (Docente di AT nell’ITM di Ancona)

Eventi dalla diocesi

16 aprile 20:00

Contestualmente sarà celebrato il Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità

25 aprile

A Loreto

23 maggio 18:00

In Cattedrale

31 maggio 21:00

In Cattedrale

02 giugno 10:00

In Cattedrale

15 giugno 18:30

Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice

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